Milano Design Week 2022: i 10 ristoranti da provare durante la kermesse

8 Giu 2022, 14:58 | a cura di
Quando l’occhio è appagato dall’ambiente tutta l’esperienza culinaria acquisisce un nuovo valore. Ma quali sono i migliori ristoranti di design a Milano? Ne abbiamo scelti 10 da provare durante la Milano Design Week.

Lo storico rapporto di Milano con il design va ben oltre il Salone del Mobile, divenuto uno degli eventi di riferimento del panorama italiano prima della pandemia. L’edizione 2022 – dal 7 al 12 giugno – ha tutte le carte in regola per un ritorno ai consueti standard dopo la pausa forzata degli ultimi due anni. Se a Rho-Fiera si ritroveranno molte aziende legate al settore della cucina e nel Fuorisalone gli atelier e i negozi esporranno meglio sul tema, c’è l’occasione di unire l’utile al dilettevole, sedendosi in qualche locale di personalità, dove oltre a una piacevole esperienza culinaria, l’occhio viene appagato dall’ambiente.

Le tendenze degli ultimi anni portano necessariamente verso la sostenibilità e il recupero urbano, strade che molto probabilmente continueranno a essere battute nei prossimi anni. È così che fabbriche e magazzini fuori uso sono diventate location sempre più ambite – come nel caso di Moebius in via Cappellini – per mettere al centro del progetto il rilancio di spazi cittadini abbandonati. Che sia nei cortili o negli spazi interni, un altro aspetto divenuto ormai irrinunciabile è quello del verde, su cui hanno costruito la propria identità i tanti ristoranti-serra che popolano Milano. Ma c’è spazio anche per un nuovo tipo di locali, che affiancano alla mixology una gastronomia sperimentale, come nel caso di Norah was drunk e Carico, acronimo di Casual Risto Cocktail.

Ecco la nostra (personalissima) selezione di ristoranti di design a Milano, che spazia dalle realtà storiche come D’O di Davide Oldani e Ceresio 7 alle novità degli ultimi anni, come Moebius e Carlo al Naviglio.

Milano Design Week 2022: 10 ristoranti di design da provare

La sala di Aalto a Milano

Aalto

Maurizio Lai ha firmato l’ultimo gioiello della collezione di Claudio Liu, nel cuore di Porta Nuova, con accesso dalla piazza sopraelevata rispetto al piano stradale. Un luogo coerente con il concetto di cucina libera che Takeshi Iwai sta seguendo sin dall’apertura. Materiali naturali, legno di noce, porfido, ottone e cuoio si combinano e si scompongono in un dinamismo continuo. I tavoli in legno di noce, progettati per la sala, sono stati pensati come un’ordinata scacchiera. I tasselli a farfalla sulla superficie sono stati decorati in ottone per evidenziare le parti in legno del piano mentre le forme in porfido si scompongono in porzioni geometriche e sono ricomposte attraverso decorazioni in ottone.

Piazza Alvar Aalto, https://www.aalto-restaurant.com

Il recupero urbano di Moebius a Milano

Moebius

Non distante dalla Stazione Centrale, un ex-magazzino tessile rigenerato in chiave post industriale e articolato su oltre 700 mq di superficie per un’altezza di dodici metri. Moebius è al tempo stesso osteria gastronomica, tapa bistrot, cocktail bar, ma anche negozio di vinili e spazio per la musica dal vivo. L’elemento più importante e impegnativo è senza dubbio la pedana sospesa al centro della sala: avvolta da pareti in vetro appare come un acquario di 60 mq nel vuoto. Sotto al soppalco sospeso in cui si celebra la cucina sperimentale del bravo Enrico Croatti, si può avere un’esperienza divertente, con una dozzina di tapas che guardano al mondo ma anche alle tradizioni nazionali.

Via Alfredo Cappellini 25, https://moebiusmilano.it/

la sala di D'O a Milano

D’O

Il ‘covo’ di Davide Oldani si trova a pochi minuti da Rho-Fiera ed è curatissimo nel design, con scelte fatte in gran parte dallo chef – storico appassionato sul tema – a partire dal lay-out della cucina sino a tavoli con doppio livello e sedie comodissime che Oldani ha creato con Riva 1920 passando per gli elementi della mise en place. Anche in questo caso, l’allievo di Marchesi ha seguito il maestro che si dilettava con le posate. Il D’O è molto caldo e luminoso, con la ‘manina’ di Piero Lissoni che nel progetto iniziale ha affiancato il cuoco. Cucina mai così a punto, con richiami alla classicità italiana e francese in contrasto con tante idee nuove, spesso giocose. E ci si sente nel mondo, anche se a Cornaredo.

Piazza della Chiesa 14, San Pietro all'Olmo. https://www.cucinapop.do/

L'arredamento di Ceresio 7 a Milano

Ceresio 7

Non invecchia minimamente lo spazio in cima al palazzo sede di Dsquared: il progetto è stato eseguito da Storage Studio per la parte architettonica e Dimore Studio di Emiliano Salci e Britt Moran per l’interior design. Un ritorno agli anni ’30, con pezzi originali dell’epoca e suggestioni moderne, in un mix con colori eleganti, ottone, marmo e legno. In pratica, è una grande stanza allungata divisa in due ambienti gemelli: l’area dedicata al ristorante e quella per gli aperitivi. Tutto è specchiato, comprese le piscine e le due terrazze che si affacciano sul Monumentale e sullo skyline di Porta Nuova. La valida mixology e la cucina di Elio Sironi, tra le più confortevoli in città, trovano un teatro ideale.

Via Ceresio 7, https://www.ceresio7.com/en/index

La sala di Carlo al Naviglio a Milano

Carlo al Naviglio

Nella primavera 2021, Carlo Cracco è entrato nel progetto di ristrutturazione della famosa Ca' Bianca e ne ha ricavato un posto suggestivo nel cortile: un po’ masseria elegante, un po’ residenza di campagna, tra lampadari di cristallo e splendidi pezzi di design che ricordano non poco la Segheria, anche se qui lo spazio è inferiore. Immancabili i lunghi tavoli in legno e la mise en place con le splendide porcellane di Richard Ginori. L’ambiente, esattamente ai confini della città, conquista subito, la cucina fa il suo dovere: Luca Pedata, da anni nel team, si destreggia bene su ogni fronte, con predilezione per i piatti mediterranei. Un posto molto internazionale, con logica mixology e uno stile italiano.

Via Lodovico Il Moro 117, https://www.carloalnaviglio.it/

I colori di ViVa a Milano

ViVa Viviana Varese

Bisogna salire all’ultimo piano per trovare il fine dining di Eataly Smeraldo. Lo spazio gestito da Viviana Varese rispecchia la sua visione, a partire dall’opera di Marco Nereo Rotelli che ha realizzato una composizione completamente blu in ogni suo tono che rappresenta glifi, i pittogrammi dell'Isola di Pasqua a raccontare i valori della cuoca campana: colore, entusiasmo, inclusione, condivisione e vita. Tanti i pezzi di design, ben collocati nell’ambiente molto luminoso grazie alle vetrate: le lampade di Artemide, i vasi di Gala Rotelli, il social table in legno Kauri disegnato da Renzo e Matteo Piano. La cucina è ricca di sorprese, senza perdere la matrice mediterranea originaria.

Piazza Venticinque Aprile 10, https://www.vivavivianavarese.it/

La vista di Mi View a Milano

Mi View

È il ristorante più alto della città, all’ultimo piano della Torre WJC al Portello, non lontano dal salone: il panorama – grazie alle enormi vetrate - è spettacolare sia di giorno sia di sera. L’ambiente – anche dopo il recente restyling - resta molto piacevole. Siamo in uno dei luoghi più internazionali in città, con tanto design fra i tavoli con pezzi unici di maestri artigiani italiani, come Contrada Erasmo: notare i due tavoli rotondi che sono stati realizzati utilizzando delle botti usate, materiale presente anche nelle boiseries dell’ingresso. Il franciacortino Cristian Spagnoli sa il fatto suo: in cucina non corre rischi eccessivi, serve piatti italiani di gusto pieno e deciso, spesso di bella estetica.

Viale Achille Papa 30, https://miview.it/

I dettagli di Gong a Milano

Gong Oriental Attitude

È il più ‘giovane’ Tre Mappamondi italiano, grazie a una proposta ‘contaminata’ di grande classe e sostanziale impronta cinese come vuole la bravissima patronne Giulia Liu. Ma è anche un locale che resta tra i più suggestivi della città soprattutto alla sera quando i giganteschi gong retroilluminati si vedono da lontano. Il progetto originario è di Nisi Magnoni che ha puntato su uno spazio nudo e privo di qualsiasi “orpello”, nel pieno rispetto della tradizione orientale. C’è stato un soft restyling, nel 2017, che ha interessato gli elementi in ferro e ottone, rendendolo ancora più sofisticato L’ambiente è molto aperto, con alti soffitti e una mise en place di impatto.

Corso Concordia 8, https://www.gongoriental.com/

MOMLN – Mandarin Garden – Bar Counter-2

Mandarin Garden

La zona bar e bistrot del centralissimo hotel in via Andegari ha subito un restyling da poco tempo. Gli interni mantengono i marmi policromi in bianco e nero e il progetto di interior design dello Studio Antonio Citterio Patricia Viel, ma sono arricchiti di piante tropicali e sedute vivaci che illuminano gli ambienti e conducono alla lounge  Il place to be è all’esterno, un giardino con divani, tavoli da bistrot e il progetto del verde curato dallo studio P’arcnouveau con piante scultoree che delimitano gli spazi, rampicanti che decorano le pareti e rami verdeggianti tra le colorate poltrone, disegnate da Citterio. Il menu curato da Antonio Guida e la drink list di Guglielmo Miriello sono il tocco in più.

Via Andegari 9, https://www.mandarinoriental.it/

La sala di Ba a Milano

Ba-Restaurant

Nel 2019, Marco Liu ha rivisto in modo importante il locale aperto nel 2011. Lo ha fatto sia nella proposta di cucina – sempre cinese, ma con tocchi d’autore. sia nell’ambiente dove sono rimasti solo alcuni elementi. Il progetto di Naos Design rispecchia l’idea di ristorante cinese contemporaneo: pareti scure in cemento grezzo, tavoli in legno nero (da notare il grande social table in legno di cedro bruciato, derivazione di un’antica tecnica giapponese, lo Shou sugi ban) con una mise en place ridotta ai minimi termini. L’arredo conta anche su leoni Shishi e sculture che catturano i movimenti del Tai-Chi. Curiosità: l’insegna è quasi inesistente e, all’ingresso, solo una maniglia rossa a forma di otto. Ba in cinese significa “otto”: numero dell’armonia, della stabilità e della prosperità.

Via Raffaello Sanzio 22, https://www.ba-restaurant.com/

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