Gennaio è tempo di buoni propositi. Per gli italiani, il cui rapporto con il cibo è notoriamente ossessivo, significa sostanzialmente iniziare una dieta: niente vino, niente eccessi (vedi anche alla voce Dry January o Vegan January). Ma non necessariamente bisogna rinunciare ad andare al ristorante. Basta munirsi di calcolatrice e spirito di adattamento.
Le calorie son servite
C’è, infatti, un trend molto diffuso all’estero che a ha provato a diffondersi anche in Italia. Ma al momento con scarsi risultati. Si tratta di scrivere nel menu le calorie di ogni singolo piatto, ancora prima dell’indicazione del prezzo. Ad ognuno l’arduo compito di scegliere in base al proprio budget calorico giornaliero e di decidere quanto voler “investire” nel singolo pasto.
A Roma uno dei capostipiti del trend è Zero Restaurant, nel cuore dei Parioli, che ne ha fatto la sua missione a partire dal nome. Qualche esempio? Tagliata di manzo 384 Kcal; trancio di salmone con finocchi e tortino di riso nero 418 Kcal; cous cous al pollo 620 Kcal; gelato al pistacchio 360 Kcal. Il tutto accompagnato dalle cotture salutistiche per eccellenza: vapore, piastra e wok.
Un patto chiaro con il consumatore che, in questo modo, non potrà lamentarsi di aver mangiato a scatola chiusa: le regole, infatti, sono chiare ed evidenti sin dall’inizio, così come le possibili conseguenze derivanti dai propri peccati di gola.
La nutrizionista: “Il conteggio calorico è un concetto limitato”
Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto alla biologa e nutrizionista Caterina Pamphili che ci ha spiegato perché la trovata sia riduttiva: «Senz’altro è un’ottima mossa di marketing, ma si tratta di un trend che difficilmente attecchirà, soprattutto in Italia, dove chi va al ristorante per mangiare la sua carbonara magari vorrebbe farlo senza troppi sensi di colpa. Dal punto di vista del ristoratore è, poi, molto complicato dare un’indicazione davvero precisa: come si può standardizzare un piatto basandosi sulle calorie?».
Ma c’è di più. «Non si può comunicare la salubrità di un piatto solo da un punto di vista calorico» prosegue Pamphili «Le calorie da sole sono, infatti, un discorso superato e limitato. Bisogna, infatti, tenere conto anche di macronutrienti e della suddivisone in carboidrati, proteine e grassi. Per essere chiari: mangiare 1500 calorie di zucchero semolato non è la stessa cosa di 1500 calorie di carne, verdure e pane».
Se, quindi, vogliamo davvero affidarci ai conteggi, non ci resta che volgere lo sguardo altrove: alla conta dei passi, per esempio. Quelli dal ristorante al parcheggio. E sperare nel miracolo.