«Diciamo la verità. Madonna di Campiglio fino a 10 anni fa era un po’ la Rimini delle Dolomiti, dozzinale e molto modaiola. Ma da allora le cose sono cambiate. Oggi il turismo è di un certo livello, con una larga presenza di stranieri, anche americani, attratti da un’ospitalità all’avanguardia da tutti i punti di vista: impatto ambientale, poliedricità dell’offerta, eventi di respiro internazionale, un’enogastronomia che sta alzando l’asticella, pure nei rifugi e nelle nuove aperture come La Tana di Nunu’s, che propone tagli di carne notevoli (il sottotitolo non a caso recita “dalla fonduta alla brace” ndr)». A parlare è Barbara Maffei, che nel ’99 ha reso l’albergo di famiglia, oggi il Bio Hotel Hermitage, il primo hotel bio del Trentino. Il gourmet La Stube è dal 2009 una delle tre stelle Michelin di Madonna di Campiglio. «Il cliente oggi è più esigente e consapevole. Noi proponiamo solo menu degustazione, niente carta: c’è quello con i classici di famiglia (mia nonna era cuoca) e quello creativo». Qui emergono la personalità e le esperienze maturate in giro per il mondo di Antonio Lepore, promosso a executive da sous-chef poco più di un anno fa.
Madonna di Campiglio non è un comune, bensì “solo” una frazione di Pinzolo, nella Provincia Autonoma di Trento. Su meno di mille abitanti conta circa un centinaio di alberghi e, dicevamo, tre stellati Michelin. La gestione oculata e lungimirante delle sue – innumerevoli – risorse turistiche (investimenti giusti al momento giusto, tutela dell’ambiente, promozione mirata) negli anni ha dato i suoi frutti in termini di qualità più che di quantità. E l’ha resa una delle mete dolomitiche più apprezzate dai turisti stranieri - Regno Unito, Olanda, Germania, paesi scandinavi - come dagli italiani, di tutte le età.
Siamo nel mezzo di un’area con 60 chilometri di piste da sci e percorsi e sentieri battuti d’estate dai patiti degli sport outdoor, a 1.550 metri di altitudine, nel cuore dell’Alta Val Rendena tra le Dolomiti di Brenta e i ghiacciai dell’Adamello e della Presanella. «In questo periodo, complici le belle giornate, il divertimento qui è assicurato – spiega Marco Masè, titolare di un altro dei fine dining targato col macaron della Rossa, il Gallo Cedrone dell’Hotel Bertelli, dove lo chef Sabino Fortunato, pugliese d’origine, genera percorsi a uso e consumo di un cliente oggi molto più attento al coefficiente gourmet dell’esperienza a tavola – E questo grazie pure all’ultimo importante intervento effettuato sugli impianti di risalita, ora veramente all’avanguardia soprattutto sul piano dell’impatto ambientale».
Quella di cui parla Masè è la totale ristrutturazione compiuta nell’estate 2023 sul comprensorio Madonna di Campiglio/Pinzolo/Folgàrida/Marilleva per mano della Funivie Pinzolo spa. La vecchia struttura datata 1988 ha lasciato il posto a un’avveniristica telecabina ad ammorsamento (o agganciamento) automatico monofune a movimento continuo inaugurata a dicembre scorso: 10 posti, 2800 persone all’ora e 53 cabine di cui una provvista di pavimento trasparente per un’esperienza “sospesi nel vuoto”, il tutto riciclando l’acciaio del vecchio impianto secondo i dettami dell’economia circolare. Le stazioni di valle e di monte sono state inoltre rinnovate in armonia con il paesaggio circostante e c’è stato altresì spazio per l’ampliamento e il restyling in chiave gourmet del Rifugio – Ristorante Bar Doss del Sabion, a 2.101 metri di altitudine, ora un posto contemporaneo con bistrò, bar e terrazza panoramica dove grazie al chiosco dedicato si può pranzare all’aria aperta, après sky, aperitivi, wine lounge.
L’occasione è stata poi ghiotta per la predisposizione di un nuovo evento estivo che arricchisce ulteriormente il calendario annuale di manifestazioni. Si tratta del “Mountain Beat”, una kermesse musicale ed esperienziale prevista per l’estate 2024 e rivolta ai giovani con diversi appuntamenti proprio sulle cabine col pavimento trasparente. Anche se è la “3Tre” (“tre gare nel Trentino”) ad attirare ogni anno su queste vette migliaia di visitatori, appassionati di sport e non. Tra le più antiche gare di sci d’Europa, la 3Tre è una coreografica discesa notturna speciale di Coppa del Mondo di sci d’Italia che si svolge sulle piste di Patascoss il 22 dicembre di ogni anno. Giunta nel 2023 alla 70esima edizione, ha lanciato negli anni l’immagine di Madonna di Campiglio sulla scena internazionale, e sul piano organizzativo rimane un altro momento di grande lucidità relativa alla gestione dei numeri e della qualità.
Come dichiarato in una recente intervista da Matteo Bonapace, general manager dell’ApT Campiglio Dolomiti, si punta sempre di più «a non far crescere i già tanti 15mila spettatori, cercando invece di servirli adeguatamente per le loro scelte e capacità di spesa». La Champions’ Dinner 2023, ossia la cena dei festeggiamenti con molti dei grandi campioni del passato – uno su tutti, Alberto Tomba, che alla 3Tre del 1988 radunò qui la bellezza di 40mila spettatori – ha avuto sede nel Rifugio Chalet Spinale (2.100 metri di altezza), uno dei più gettonati pure tra addetti ai lavori come Alfio Ghezzi (chef e patron di Senso del Mart di Rovereto e Senso Lake Garda in Eala Hotel a Limone sul Garda, Brescia), che l’ha citato qualche tempo fa in un’intervista per La Cucina Italiana come uno dei suoi place to be sulle Dolomiti. Anche conosciuto come Fiat, è un posto modaiolo ma di sostanza col plus, manco a dirlo, dello strepitoso panorama.
Il Carnevale Asburgico è l’altro momento clou della stagione invernale. È una ricorrenza che con feste in costume ed eventi a tema rievoca l’amore per queste montagne di Elisabetta D’Austria, la Sissi moglie di Francesco Giuseppe interpretata sul grande schermo da Romy Schneider nella celebre trilogia cinematografica degli anni Cinquanta. Il turismo d’élite fu proprio inaugurato dai reali, cui è peraltro intitolato il sentiero chiamato Giro dell’Imperatore, che arriva al lago Spinale, un piccolo specchio d’acqua, e parte dal Rifugio Boch, che con la sua percentuale di clientela vip, la vista e la cucina tradizionale col tocco di rivisitazione è uno dei posti top per ristori rapidi al self service come per cene d’atmosfera. Lungo il percorso amato dalla Sovrana è poi d’obbligo una foto al Sasso di Sissi, che reca la scritta “A memoria – Erinnerung, 6-14 settembre 1889”.
A proposito di tradizione dolomitica, la gastronomia della Val Rendena è legata ai prodotti del bosco, all’alpeggio e all’allevamento locale: salame all’aglio della Val Rendena, lucanica, speck, la Spressa dop, un antico formaggio. Tra i primi tipici c’è la polenta, in particolare quella gialla di Storo, spesso abbinata alla selvaggina o ai crauti, che lo chef trentino Fiorenzo Perremuto del Dolomieu del DV Chalet, la terza stella Michelin di Madonna di Campiglio, rivisita nei tortelli di saraceno, polenta concia, Trentin Grana di malga invecchiato Slow Food Presanella, tartufo nero. Ancora, canederli, spätzle e gnocchi, zuppe come il bro brusà (fatta con farina, burro, brodo di carne o verdure, pancetta e grana grattugiato), primi a base di cereali come l’orzo mantecato ai porcini, mirtilli e levistico del ristorante Piccadilly, situato in una tipica costruzione di montagna dove sono da provare pure le pizze “di montagna”. Non mancano inoltre torte salate, pesce di lago e ovviamente selvaggina. Al ristorante Due Pini all’Hotel Chalet del Sogno, per esempio, Alessandro Nocella propone nel degustazione “Dal bosco” piatti come la carne salada di cervo con scalogno bruciato e mirtilli rossi e la sella di capriolo, cavolo rosso, more e scorzonera.
Non rimane certo a bocca asciutta chi ama il vino (bolle in particolare: siamo ai margini della denominazione Trento Doc) e la birra. Ferrari Spazio Bollicine Nabucco, per esempio, è un wine bar col tocco glamour nato quasi 20 anni fa e rinnovato di recente dove le bollicine Ferrari occupano il centro della scena, mentre Sparkling Lounge, al piano terra dell’Hotel Rosengarten, è il regno dello Champagne ma pure di una valida mixology in compagnia di “bocconi” di sostanza. Home Stube invece è un pub con vasta selezione di birre alla spina e in bottiglia, di produzione propria, artigianali e straniere, che sul fronte food propone tartare di manzo, lumache, funghi fritti, canederli, senza dimenticare l’hamburger e della buona “ciccia”.
Per tornare a Masè, è quindi evidente come la cosiddetta “perla delle Dolomiti” offra margine di divertimento per tutti ma sempre più nel rispetto del paesaggio circostante. La vocazione al turismo poi è inscritta nel suo DNA: il primo albergo moderno d’Italia è nato qui, nell’Ottocento, quando l’imprenditore Giovanni Battista Righi creò lo Stabilimento alpino e fece costruire la strada carrozzabile per unire Campiglio e Pinzolo con il resto del mondo. Il “caso” Madonna di Campiglio ha inizio proprio da lì.
foto di copertina di Angelo Cacchio