Polifunzionale, sì, e con un'attitudine tutta contemporanea all'incontro di linguaggi ed esperienze. Del resto, in 1500 metri quadrati, di spazio per far germinare progetti e idee ce ne è abbastanza. È così che a Villorba, giusto a un passo da Treviso, Davide Vanin prende la rincorsa e si lancia in un progetto che guarda a Wynwood – Miami, quel museo a cielo aperto dedito alla street art diventato aggregatore di gallerie, boutique, bistrot.
Come nasce TAD
Vanin ci è arrivato pian piano: affitta un grande capannone nel 2016, lo ristruttura e con due amici apre nel 2018 il Cantiere gallery: spazio espositivo, shop di oggetti d'arte, cocktail bar; con l'obiettivo di portare gente di ogni tipo ed età, non solo appassionati d'arte. Per molti è the place to be, con quei soffitti di 7 metri e più, le pareti con i mattoni a vista, e un bar che gira, e gira bene. Ci sono pure eventi di beneficienza, e con loro arriva il contatto con Alessandro Benetton, collezionista d'arte contemporanea e fondatore del gruppo 21 Invest. Altri due anni e Vanin prende altri hangar vicini, servono ancora 24 mesi per sviluppare l'intero progetto, che partecipa anche della rinascita di questa area urbana. Lo chiama TAD che sta per Treviso Arts District. A quel punto con loro c'è anche Benetton, a fare da mecenate in questo hub creativo che colonizza gli spazi ex industriali con galleria d'arte, concept store, area coworking, bar, sala da tè (com le selezioni di Gabriella Scarpa) bistrot, ristorante, whisky room, charity project (finanziato anche da un temporary shop) e poi ancora spazio per concerti ed eventi, workshop e incontri. Niente orto: ci avevano pensato, ma la zona è troppo trafficata, affitteranno una serra a qualche chilometro di distanza.
21 Gallery TAD
A novembre del 2021, insieme a Massimiliano Mucciaccia, (sua l'omonima galleria con sedi a Roma, Cortina, Londra, Singapore e New York) e forte di un comitato scientifico d'eccezione (con gente come l'architetto David Alan Chipperfield, il curatore Cesare Biasini Selvaggi, Luca Borriello - direttore di INWARD e coordinatore del centro studi Inopinatum - Ernesto Fürstenberg Fassio e Alberto Castelvecchi) apre la 21 Gallery, grande spazio espositivo e società di benefit: almeno il 20% degli utili verrà devoluto per sostenere interventi sul territorio, programmi scolastici e di arte urbana pubblica e una serie di cause benefiche, quest'anno a beneficiarne è art4sport. E il temporary shop dedicato al design foraggia questi progetti, con marchi - quelli dello store Vite - che si alterneranno nel tempo.
Il progetto TAD
Lo spazio si snoda tra un capannoni industriali, un giardino di ispirazione berlinese con tanto di truck per street food e pizza e tiki bar, il white cube della galleria, l'area del design store Vite, che un tempo ospitava degli appartamenti: sono 7 stanze, ognuna con l'allestimento firmato da un designer diverso e una collezione di piante coltivate in idroponica (by Venice Green). Un concept store che la sera e la domenica a pranzo cambia veste per accogliere, al centro di ogni sala, gli ospiti. È allora che Vite diventa Vite-ristorante: 300 metri quadrati per 25 coperti distribuiti nelle sale (ognuna dedicata a un brand: Qeeboo, Intentions, EDG, Abhika, Ibride, Instabile Lab e gli artigiani Vanni Cenedese e Terra in forme) tra gli arredi in vendita, con la firma di quel Simone Selva, allievo di Lorenzo Cogo e Francesco Brutto, tra i nomi di spicco della new vawe veneziana che lo scorso anno aveva conquistato la Stella - giovanissimo - da Wistèria, a soli 23 anni.
Il Cantiere: caffetteria e bistrot TAD
“È stato l'ultimo colpo di fortuna” dice Davide. Che di Simone ha conosciuto prima la cucina, quando ancora era da Wistèria. “Mi hanno portato lì e mi sono innamorato” racconta. In poco tempo, alla fine del 2021, Simone entra nella squadra, chef patron neanche 25enne. Per prendere le misure si dedica al Cantiere, che diventerà la caffetteria-bistrot di TAD, aperta dalle 7 di mattina alle 2 di notte, con un doppio binario pranzo-cena (rispettivamente sui 12-18 euro e sui 35), tra business lunch “con piatti originali e accessibili, facile da comprendere” spiega Davide “e la cena conviviale, con degustazioni di finger food, tapas, piatti in condivisione, pesce crudo”, in cantina una centinaio di cantine – con Camilla Meneghin a condurre le danze – e una drink list che si muove tra twist on classic e signature firmati da Leonardo Matteo. Arriverà anche una pastry chef per creare un piccolo banco di pasticceria, con una linea di classici da colazione con qualche tocco più originale da abbinarsi ai caffè (gli specialty di Vannelli Coffee estratti da Giuseppe Rossi) “la pasticceria è una mia passione” fa Davide.
Vite: design e food by TAD
Intanto i giorni passano e si avvicina l'apertura dell'ultimo spazio ancora da inaugurare, Vite, e così anche la proposta del main restaurant prende forma: “a prescindere da fissazioni personali di ognuno, si è sempre influenzati dall'ambiente in cui ci si trova a lavorare” racconta Simone. Così è stato a Venezia, così è anche ora: “il menu è venuto fuori solo a ristorante finito: ho trovato molta ispirazione dalle sale”, poi – però - c'è da capire e farsi capire da una città e una clientela nuove, per questo – aggiunge - “abbiamo anche una proposta alla carta, non prevista all'inizio: per fare innamorare dello stile della cucina anche i clienti che non ci conoscono. E magari sono perplessi”. 4 piatti per ogni portata - uno vegetale, uno di pesce, e due di carne (24-26 euro per antipasti e primi, 32-36 per i secondi). “Sarà una cucina originale basata sui prodotti e i cliché della cucina locale: Treviso ha dei dogmi culinari su cui non si può prescindere”. E allora ecco trota, pecora trevigina, ovviamente lumache o anguille. C'è anche un degustazione (10 portate con possibilità di andare per step) con piatti diversi – più sperimentali, dove non mancano giochi e qualche provocazione - e non è escluso anche un secondo percorso.
Cosa si mangia da Vite
A indicare la strada è sempre il gusto: “a volte non c'è neanche tanta tecnica ma la capacità di abbinare due gusti e trovarne un terzo. Mi piacciono i piatti in cui c'è un bel contrasto, è lì che vado a cercare l'armonia”. L'esperienza con Francesco Brutto si fa sentire “gli devo molto” prosegue: “sono legato al suo stile, a quei piatti sfavillanti con soli 2 o 3 ingredienti. Anche se” continua “i miei saranno più gentili, più fluidi, pure con una personalità visibile”. Via allora a cose come la pasta con il ketchup: le penne lisce risottate in Lambic alla ciliegia e mantecate con burro affumicato, che acquistano una nota agrodolce; o il ragù di anguilla alla gradese con sesamo e foglie di geranio.
Certo, qualche suo piatto feticcio ci sarà, per esempio il piccione di Laura Peri - “è la mia carne preferita e lei alleva come si deve: è una persona limpida, appassionata come lo è anche Michelangelo Pantano da cui ci prendiamo i bovini”. Le carni arrivano intere, le frollature sono fatte in casa, si lavora tutto, nell'ottica di uno zero waste che non è un vincolo ma una possibilità: “tutti i nostri secondi sono serviti in due portate” fa. Lavora sulla maturazione di carne e pesce, e su fondi e salse: lievito madre e olivello spinoso fermentato o cannella da abbinare a insalatina di portulaca e tabasco, “e poi mi piace tanto come giocano asparago bianco gemme di pino e fragole di bosco”; spezie erbe vegetali vanno a occupare la lista dei dessert. Qui la cantina si fa più robusta (circa 200 etichette, sake e kombucha) e si completa con una piccola carta di cocktail (per esempio un Dirty Martini con salamoia e capperi). Ci sarà da divertirsi.
TAD - Villorba (TV) - viale della Repubblica, 3-5 – https://tadtreviso.com/
a cura di Antonella De Santis