L’emergenza alimentare con la pandemia
Nell’America in cui si moltiplicano le iniziative solidali e le cucine da campo per far fronte a un’emergenza alimentare che la pandemia ha chiaramente aggravato, ma certo dipende da una situazione sociale sempre sul punto di esplodere, anche i grandi chef giocano un ruolo chiave. È noto e riconosciuto in tutto il mondo l’impegno di José Andres, che negli ultimi giorni ha portato i volontari della sua World Central Kitchen nel Texas colpito da un’ondata di gelo senza precedenti. Ma di là dall’Atlantico, anche Massimo Bottura è sempre più di casa. Un anno fa, con qualche ritardo dovuto all’insorgere dell’emergenza sanitaria, il refettorio di Food for Soul esordiva in Messico, a Merida. E sul finire del 2020, l’associazione no profit ideata dallo chef modenese con sua moglie Lara Gilmore preannunciava, in concomitanza con il giorno del Ringraziamento, la partenza di due nuovi progetti - i primi in territorio statunitense - a San Francisco e New York. Due refettori per implementare una rete già attiva nel mondo con otto centri di accoglienza incentrati sui valori del buono e del bello, a disposizione delle persone più vulnerabili, e gestiti in collaborazione con associazioni locali, chef e aziende del territorio, nel segno di una cucina antispreco, corroborante, ben fatta. “Stiamo costruendo i nostri nuovi refettori, ma non possiamo attendere, soprattutto in un momento in cui le comunità hanno bisogno di tutti noi”, sottolineava allora Bottura.
Il refettorio di Massimo Bottura a San Francisco
La buona nuova di questo inizio 2021 è che a San Francisco, con il supporto dell’associazione Farming Hope, il refettorio di Food for Soul è già operativo. Nessuna inaugurazione di sorta – come il periodo impone – è stata celebrata per accompagnare l’inizio dei lavori, ma il refettorio aperto nel centro della città californiana è già in grado di servire 1500 pasti gratuiti alla settimana. Il nuovo spazio raddoppia la portata dell’impegno di Farming Hope, che a San Francisco già gestisce una cucina solidale in città e nell'ultimo anno è stata in grado di distribuire 50mila pasti caldi alle persone in difficoltà. L’associazione no profit si impegna da tempo non solo per garantire cibo buono e sano e chi non può permetterselo, ma anche per avviare alla professione persone in cerca di riscatto sociale e lavorativo, da impiegare in cucina; e per ridurre l’impatto dello spreco alimentare. Dunque il refettorio di San Francisco, che ha trovato casa negli spazi dell’ex Cala Restaurant, affiancherà al servizio di mensa anche laboratori culturali, corsi formativi gratuiti, iniziative volte a sollecitare lo spirito comunitario attraverso lo strumento del cibo.
Anche nella città californiana, l’impatto del Covid sta determinando situazioni di emergenza destinate a protrarsi nel tempo: a San Francisco, un abitante su quattro, nell’ultimo anno, è andato incontro a problemi di insicurezza alimentare. Nella modalità che ha contraddistinto l’azione di tutti i refettori del circuito dall’inizio della pandemia, anche a San Francisco i pasti gratuiti sono garantiti tramite consegna a domicilio, in attesa che lo spazio allestito per onorare i principi del progetto – dunque coinvolgendo artisti e designer locali – possa iniziare ad accogliere i primi ospiti. Mentre sul recupero delle eccedenze alimentari presso aziende agricole, fornitori e distributori locali è stato basato, sin dall’inizio, il lavoro della squadra di cuochi impegnati a combattere gli sprechi.
Aspettando New York
Intanto, anche a New York, i lavori per l’apertura del primo refettorio in città sono in dirittura di arrivo: lo spazio sarà ospitato all’interno della storica chiesa Metodista Africana Emanuel, ad Harlem, in collaborazione con l’associazione YAYB, impegnata per garantire ai giovani in difficoltà di New York un futuro migliore attraverso un sostegno formativo e professionale, e con il collettivo Hot Bread Kitchen.
https://www.refettoriosanfrancisco.org/
https://www.refettorioharlem.org/