Una ripensamento, non certo una sconfitta. Perfino un atto di umiltร , virtรน spesso sconosciuta nelle cucine. Ma Chiara Pavan e Francesco Brutto, i due chef di Venissa, una stella rossa e una verde sullโisola veneziana di Mazzorbo, si sono dovuti rendere conto che quello di riuscire a essere del tutto autosufficienti piรน che un sogno era unโutopia. E hanno trovato una nuova strada per mantenere la loro cucina olistica allโinterno del rigido schema che si sono autoinflitti (ยซIo so di non essere un genio, quindi ho dovuto darmi delle regole per innovareยป, dice Chiara) in bilico tra fine dining e adesione profondamente etica allโidea di sostenibilitร .
Otto anni di disastri ambientali
ยซA un certo punto โ considera Pavan โ ci siamo resi conto che non potevamo produrre tutto da noi nel nostro microterroir, nellโorto anarchico di 500 metri alle spalle del nostro ristorante. Alcune cose non possiamo produrle, lo zucchero non cโรจ. Ma anche altre cose come i pomodori abbiamo smessi di produrliยป. A indurre alla sterzata una serie di fenomeni climatici estremi che si sono verificati negli ultimi anni.
I due lo hanno raccontato poco tempo fa sul palco del congresso di Identitร Golose: ยซIn otto anni a Venissa - ha detto Francesco - abbiamo visto dei cambiamenti abissali, fa paura vedere quello che sta accadendo in laguna. In seguito a due eventi ambientali molto gravi, lโacqua alta del 2019 e la siccitร del 2023, siamo andati in difficoltร . Ma lo stesso avveniva anche a nostri amici che ci avevano supportato fino ad allora. Cosรฌ abbiamo deciso di salvarci vicendevolmenteยป. Secondo Pavan e Brutto infatti รจ giusto che lo chef ยซsi metta al centro del cambiamento, al centro della comunitร agricolaยป costruendo un network di relazioni con i piccoli produttori circostanti e diventando cosรฌ un attivatore di fenomeni positivi per il territorio.
Selezionatori di semi
Cosรฌ i due, compagni in cucina e nella vita, hanno iniziato a lavorare con Smartie.bio, una piccola azienda condotta da Luca e Andrea che selezionano semi a SantโAnna di Chioggia per salvaguardare lo sterminato patrimonio di varietร di ortaggi locali e migliorarli geneticamente. Per far questo i due producono molti scarti che Chiara e Francesco si accaparrano e valorizzano nella loro cucina, come รจ accaduto questo inverno con un verza marinanta, una varietร molto simile a un cavolo cappuccio ma assai piรน coriaceo, che loro hanno messo in menu sbollentata e poi cotta โcome fosse una scaloppinaโ.
Al posto del limone il piatto รจ sferzato da una fermentazione al 2 per cento di uva Dorona, il vitigno riscoperto negli ultimi anni dalla famiglia Bisol e reimpiantato a Mazzorbo nella affascinante vigna chiusa tra vecchie mura che ha costituito il punto di partenza di Venissa, nato come wine resort e poi trasformatosi grazie a Chiara e Francesco in un vero laboratorio di resistenza agricola di un territorio come la laguna veneziana che secondo Chiara costituisce โun vero hotspot del cambiamento climaticoโ. Un luogo dove la trasformazione del clima ha effetti piรน visibili e piรน rapidi, e che lo chef puรฒ contribuire a combattere con la sua forza comunicativa ma anche per le precise scelte che puรฒ fare da un punto delle materie prime e di conseguenza delle tecniche.
Specie aliene
Precisa scelta di Pavan e Brutto รจ quella di rinunciare alla carne, ยซtanto ormai nessuno ce la chiede piรนยป, dice lei. E di fare massiccio utilizzo di specie aliene, che arrivano da lontano e tendono a cannibalizzare il fragile ecosistema lagunare. Meglio mangiare chi รจ forte e prepotente, che chi รจ fragile e a rischio. Cโรจ naturalmente il granchio blu, che i due hanno iniziato a utilizzare ben prima che diventasse un fenomeno mediatico. E poi le piante alofite come la portulaca di mare che prospera nei canali veneziani e che dร ottimi risultati nel piatto anche perchรฉ lโaumento del cuneo salino la rende sapida. Non solo, a Venissa si usano ad esempio i fiori di mandorlo sottaceto, dando cosรฌ un senso alla fioritura troppo precoce di piante che andrebbe sprecata a causa dellโassenza a febbraio di insetti impollinatori. Una cucina โambientaleโ, come amano definirla loro, che alimenta la biodiversitร e contribuisce a rigenerare lโecosistema. E pazienza se questo limita la sacra libertร dello chef. Perchรฉ, come ama dire Niko Romito, รจ con i limiti che si cresce.