Piazza del Popolo, civico 1. Si trova lì, da oltre sessant'anni, un posto davanti al quale si sono assiepate generazioni di paparazzi nella certezza di portare sempre a casa la pagnotta. È Dal Bolognese, covo storico della Dolce Vita romana, frequentato da politici, da attori, scrittori, intellettuali, personaggi del jet set, dai turisti attratti dalla fama dell'impresa" - lo è diventato nel tempo, come vedremo - della famiglia Tomaselli. Che però, nel 2024, vende e lascia il testimone a una nuova gestione. Rassicurando gli increduli che tutto rimarrà come prima. C'è da crederci?
I Tomaselli vendono Dal Bolognese
«La location fantastica, il servizio garbato e un po’ rétro, una cucina tradizionale italiana e un'ampia cantina sono il biglietto da visita di questa istituzione romana. È una sorta di teatro dove rivivere le atmosfere del passato e della Dolce Vita, gettonato ancora da vip e da nostalgici». Ne scrivevamo così qualche anno fa sulla guida Ristoranti d'Italia. Dal Bolognese è stato ed è tuttora l'appuntamento fisso di una folta schiera di vip di ogni settore. Impermeabile alle mode, frutto di una storia familiare e imprenditoriale che inizia ben prima che vi si accendano i riflettori, è stata finora la certezza su cui mettere la mano sul fuoco, dal menu al servizio rétro - appunto -, dal patinato dehors al tono della frequentazione, fino alla gestione di Alfredo e del figlio Ettore.
Ma se la famiglia Tomaselli non cambia, lo ha fatto nei decenni la Capitale, e non necessariamente in meglio. «Resistere al degrado del centro di Roma, la piazza invasa da manifestazioni di ogni genere, popolata da ladruncoli e taglieggiatori, era diventato troppo faticoso» dichiara Alfredo su Dagospia. «Attenzione però. Siamo col nostro Bolognese a Milano (sede gemella da circa vent'anni in piazza Bertarelli, Porta Romana, ndr), e ci restiamo sempre più convinti. Una città vivace, dove gira il denaro e dove ci divertiamo di più».
La storia del Bolognese da Casablanca a Roma
Riavvolgendo il nastro agli albori, arriviamo a Ettore, emiliano di Bazzano, operaio specializzato nella Ducati del primo Novecento, emigrato a Casablanca nell'immediato Dopoguerra. Qui capisce che non ci sono margini per fare fortuna, ma stringe i denti e prende in gestione il circolo tennis per racimolare il gruzzolo necessario a buttarsi nella ristorazione. Incontra la zia Cesarina (sorella di mamma Elvira) dello storico ristorante omonimo romano e apre Il Chianti e il Don Camillo, dove anche i Platters si innamoreranno della cucina emiliana.
Qui nasce Alfredo, nel 1955. Fa in tempo a finire la prima elementare che il Marocco conquista l'indipendenza e la famiglia Tomaselli deve tornare in Italia. Ma lui è già "dentro" il mestiere. «Mio padre mi faceva sparecchiare in cambio di 5 franchi», leggiamo sul sito. In piazza del Popolo c'è un locale in vendita per 30 milioni, Ettore lo compra e ne fa una buona trattoria emiliana, dove di lì a poco cominceranno a sedersi Moravia e la Morante, Flaiano e Schifano, conquistati dalla pasta fatta in casa (alla metà degli anni Sessanta ci volevano 300 lire per un piatto di tortellini) e dal vino della casa. Presto arrivano i vip internazionali, da Alain Delon a Jackie Onassis. E quando entra John Ford Alfredo ha 12 anni, gioca con i soldatini e le capanne degli indiani «ma non sapevo chi fosse quel Maestro, attorno a me erano tutti agitati, lui andò a comprarmi una scatola di cioccolatini da Rosati». Lui cresce così, impara a prendere le misure, a gestire la sala, e i clienti si affezionano, come ora non succede più.
Il ragù di culatello di Zibello, il carrello dei bolliti e la cotoletta alla milanese
Il menu è inamovibile nei secoli dei secoli, i prezzi non sono ovviamente più quelli di una volta ma non è un problema, il Bolognese non conosce crisi. O almeno così sembra. Le tagliatelle alla bolognese e i tagliolini con ragù di culatello di Zibello, la lasagna verde e la gramigna, e poi la costoletta alla milanese e il carrello dei bolliti (manzo, vitella, gallina, lingua, testina, cotechino e prosciutto cotto) o ancora la spigola al sale sono tra i must della casa, portati tali e quali nella succitata sede milanese, il primo tentativo - riuscito - di esportazione del "brand" (siamo nel 2005). Il secondo, con presupposti imprenditoriali ben più consistenti, avverrà nel 2019. Direzione: Stati Uniti.
Lo sbarco a Miami
Il Bolognese - Italian restaurant in Miami Beach nasce nel 2019 come risultato di una ragionata operazione di business, frutto di uno studio approfondito sul contesto (la scelta cade sulla Brickell Bay Tower, sulla baia di Key Biscayne) e sulle modalità. Lo scopo è quello di esportare un brand molto riconosciuto in Italia senza scossoni e posizionandosi con solidità nel mercato della ristorazione americana. Il finanziamento dell'impresa, quindi, è in parte a carico di finanziatori professionali e istituzionali tramite cedole semestrali , in parte a carico dalla famiglia, che allora si è impegnata a restituire l'investimento entro il 2023. Nasce così il terzo membro del gruppo, sorta di bistrot italian style che riproduce le caratteristiche della casa madre. E piace parecchio.
Per curiosità ne abbiamo sbirciato le recensioni pubblicate su TripAdvisor, dove è valutato con 4 pallini e mezzo (per i pochi che non praticano la piattaforma delle recensioni "libere", o presunte tali, il massimo è 5) e con commenti che vanno da "Bellissima esperienza, il cameriere era super attento al servizio e il cibo era davvero squisito. Lo consiglio vivamente." a "Eccezionale" fino a "Tutto ottimo...servizio cortesia... Alfredo un grande...ottima posizione...oceano vicino....bella esperienza....da consigliare ..."