Toastgate e piattini in condivisione
Tripadvisor ha toccato un toast molto dolente. E rischia di uscirne a pezzi, screditata per sempre. La vicenda di Gera Lario è arcinota e non c’è italiano che non abbia sentito il dovere civile di dire la sua, prevedibilmente manichea; i tempi malmostosi che corrono si sa, non sono fatti per le sfumature ma per il bianco-bianco e per il nero-nerissimo.
Quel che a noi importa però non è se il barista lariano abbia fatto bene ad applicare i due euro di sovrapprezzo perché ha dovuto tagliare in due il panino più famoso d’Italia, diventando famoso quasi come quel tipo che duemila e passa anni fa fece un botto di like per averlo moltiplicato, il pane. Né se il suo collega dell’Osteria del Cavolo di Finale Ligure abbia bullizzato una famiglia pretendendo un eguale balzello di due eurini per un piattino vuoto lasciato davanti a una bimba che avrebbe così potuto piluccare a suo agio dalle pietanze dei genitori. Su questi episodi vi sarete fatti la vostra opinione e tenetevela anche stretta.
Le polemiche e il futuro di Tripadvisor
No. Qui si vuole ragionare su come il Toastgate influirà sul futuro della piattaforma più utilizzata dai commensali di tutto il mondo per scambiarsi consigli e sconsigli sui posti e sui pasti testati di persona. Un repertorio democratico, uno vale uno, Veronelli ha lo stesso diritto di voto della signora Pina, le classifiche sono fabbricate con la media di tutti i voti e quindi soggette alla deriva plebiscitaria di ogni movimento di massa, un Quarto Stato che avanza con la forchetta in mano. Ma quella che doveva essere un’alternativa dal basso alle guide paludate compilate da gastronomi accigliati, con il tempo si è trasformata nell’Ok Corral dei clienti insoddisfatti, che si vendicano a colpi di uno su cinque e di “solo perché non si può mettere zero” per sorrisi e piatti non abbastanza larghi e per conti non abbastanza stretti. Tripadvisor è diventata un social qualsiasi, una faida con tovagliolo al collo, a proteggere le camicie dagli schizzi di sangue più che da quelli di sugo.
Che poi la vicenda di Finale Ligure, rilanciata da una socialite famosetta, Selvaggia Lucarelli, ha rivelato un’ulteriore distorsione del sistema. In questo caso sono piovute una montagna di recensioni negative sul locale ligure che non avevano soltanto il difetto della virulenza ma anche quello della contumacia. Nessuno dei tanti indignati speciali aveva mai messo piede nel posto che pretendeva di insolentire, ciò che fa inciampare la ragione stessa dell’esistenza di Tripadvisor: aver provato di persona il posto che si vuole giudicare è obbligatorio, il livore semmai un optional.
Sospeso per eccesso di acrimonia
La costola italiana del popolare sito statunitense di fronte a questo shitstorm ha reagito nell’unico modo ragionevole: ha sospeso per eccesso di acrimonia le recensioni del Cavolo. Ma, udite udite, ha dovuto fare lo stesso anche per un omonimo locale al centro di Monza, travolto da un odio social che in questo caso non è costato nemmeno due euro, ma è stato gratis. Il locale brianzolo è anche al momento in ferie, quindi anche volendo truffare i suoi clienti non avrebbe potuto fisicamente farlo, ciò che affardella tutta la storia dell’aggravante del surrealismo.
Tripadvisor deve riflettere se queste storiacce di panini e piattini non possano essere l’inizio della sua fine. Se una piattaforma di condivisione di esperienze gastriche non può difendersi non dico dagli haters a panza piena, ma almeno da quelli non mangianti, potrebbe perdere di ogni credibilità, diventando un Facebook qualsiasi, un insultatoio gastronomico. E questo proprio mentre spopolano le recensioni dei ristoranti postate dagli utenti direttamente su Google, che sono peraltro le prime a comparire quando si digita il nome di un locale sul motore di ricerca, che si avvantaggia del fatto di essere proprietario dell’infrastruttura, proprio come Trenitalia con Italo.
Insomma, il toast di Gera Lario rischia di essere il più caro della storia e stavolta potrebbe essere Tripadvisor a pagare lo scontrino. Con tutti i supplementi del caso.