Perché chiudete? (la signora Maria sente benissimo la domanda, non risponde, si allontana con l’aria di chi non ha tempo da perdere e non sopporta gli impiccioni. Poi ci ripensa, e dalla soglia della cucina si volta indietro verso il cliente). «Perché non abbiamo più voglia». Neanche un romanziere avrebbe immaginato una fine più gloriosa per la Latteria di via San Marco, nel cuore di Milano, là dove sotto il selciato scorre ancora il Naviglio.
Per Madonna non c'è posto a tavola
È stato il Corriere della Sera a rivelare il canto del cigno del piccolo ristorante: che domenica ha rimbalzato nientemeno che Madonna, arrivata a Milano per due concerti, e ansiosa di provare quello che le guide newyorkesi definiscono “a place to be”. Chiunque altro si sarebbe fatto in quattro per la regina del pop. Qui invece le hanno risposto secchi: «La domenica siamo chiusi». E Madonna con i venti del suo seguito ha dovuto ripiegare sul locale dei suoi amici Dolce&Gabbana. Pare che in realtà a rispondere secco ai portavoce della cantante sia stato Roby, il figlio della signora Maria. Quando lei ha saputo la storia, un pensierino ad accettare ce l’avrebbe fatto: ma ormai era tardi.
La chiusura della storica trattoria
Comunque sia andata, la notizia ha fatto il giro del web, dove l’annuncio della chiusura della Latteria fissato per il 22 dicembre circolava da tempo, per il dispiacere di molti. E quelle due semplici frasi che ora la accompagnano («La domenica siamo chiusi», «Non abbiamo più voglia») rispecchiano a pieno l’anima del locale. Che è un curioso miscuglio di anima popolare, unica superstite dell’epoca in cui andare a mangiare in latteria voleva dire per i milanesi affidarsi a una cucina semplice e pulita, e di un animo vagamente snob. Che porta per esempio a spaventare i clienti con una piccola scritta in calce al menu, “non si accettano bancomat e carte di credito”: e invece non è vero, si paga tranquillamente anche con moneta elettronica; ma anche a proporre piatti lontani dalle mode imperanti, come le cervella o gli involtini di verza. Se ne parla al presente ancora per poco, tra un po’ se ne parlerà al passato. Ma resterà il ricordo dell’unico ristorante milanese dove per sperare di poter fare colazione bisogna mettersi in coda alle undici e mezzo, quando nel resto della città ancora non si pensa all’aperitivo.