Perde la Stella il ristorante nascosto lungo il Delta del Po dove si mangiano ostriche, canocchie e pesci strepitosi. Per noi un posto del cuore

7 Nov 2024, 18:02 | a cura di
Arrivi alla Capanna di Eraclio e sei in un quadro, sei in un film, e t'innamori. Tutto incanta: l'atmosfera, la bellezza delle piccole cose. E poi il cibo, beh, il cibo è fantastico

L'edizione 2025 della guida Michelin registra ascese e discese dei ristoranti, con una schiera di locali - ben 35 - che perdono la stella. Sono ristoranti di diverso genere e stile, alcuni sono posti del cuore. Le scelte della Rossa, dunque, in certi casi ci trova in disaccordo, come per La Capanna di Eraclio.

La prima volta che sono andata alla Capanna di Eraclio sono rimasta delusa. Non so cosa mi aspettassi esattamente, ma trovare un posto così normale e pure un po' dimesso mi ha lasciato perplessa. È durato poco però: il giorno dopo mi sono accorta di pensare con insistenza a quel pranzo, capitato all'inizio di un novembre ancora tiepido. E di provarne nostalgia. Avevo la sensazione di aver vissuto qualche ora di perfetta beatitudine, in cui tutto era esattamente come doveva essere, dettagli fané inclusi. Perché la Capanna è un luogo magico. Pensi a un quadro, pensi a un film, pensi a qualsiasi cosa racconti un grado superiore di bellezza, semplice e profonda. La vedi da lontano, isolata in un paesaggio come solo il Delta del Po sa regalare, con le ampie distese di campi, qualche gruppo di alberi e quei tagli d'acqua a contendersi il territorio, e sai che sei entrato in un tempo fuori dal tempo. Del resto la Capanna, che poi è una casa di campagna con la sua veranda, sta lì dagli anni Venti, sette metri sotto al livello del mare, un po' meno rispetto alla strada, abbastanza da segnare una cesura e darti l'incanto di perdere qualsiasi connotazione temporale.

La Capanna di Maria Grazia e Pierluigi Soncini

Entri, e tutto quel che vedi conferma quell'impressione: i quadri alle pareti, i tavoli e le sedie che pare stare nella sala da pranzo di una qualche zia di campagna, una di quelle che vive le sue giornate con un ritmo a noi sconosciuto, e l'accoglienza calda e affabile di Pierluigi Soncini segue a ruota, con una carta di vini da cui si pesca bene. Pensarlo come una trattoria però sarebbe un errore, piuttosto un grande ristorante di tradizione con raffinatezze che sfilano impercettibili e la maestria di gesti ripetuti con rigore. Quelli di quella signora della nostra cucina che è Maria Grazia Soncini, che è cuoca modernissima, pure se non si sposta di un passo dal territorio e dalla sua cultura gastronomica, tanto che ci potresti studiare geografia con il suo menu: le sogliole di Goro, le cozze della Sacca degli Scardovari, le ostriche Perla rosa del Delta, e via così, tra canestrelli e le immancabili canocchie, i pesci che trovi solo qui, con i nomi che trovi solo qui. Scelti, preparati e raccontati con cura amorevole e precisione assoluta: la modernità sta tutta nello scendere in profondità e scovare l'anima dei piatti, più che inventarne di nuovi. Maria Grazia Soncini rinnova la cucina come si fa con i voti. Ogni preparazione è tarata al millimetro, ogni cottura al secondo, si tratti di risotto di valle o di una padellata di scampi e mazzancolle. Sono quasi certa che chi ha introdotto quell’aggettivo bruttino ma efficace  - millimetrico - per riferirsi alla cucina, probabilmente aveva in mente la Capanna.

Cosa si mangia alla Capanna di Eraclio

Se è periodo di schie, i gamberetti grigi, stai certo che ti arriveranno a tavola, accompagnate da una polentina bianca, appena dopo il cestino dei pani che sono quelli della zona, coppia ferrarese in testa. Il resto si muove fluido tra terra e mare dove la regina è l'anguilla, qui la trovi «arost in umad», prima scottata sulle braci e poi steccata in forno con aglio e rosmarino. La brace è una delle cotture, insieme al fritto e al vapore, che accarezza le carni dei pesci con giudizio e minuzia rara, l'accompagna una maionese fatta in casa, molto gialla e cremosa, mescolata e non montata, ben poco modaiola. Si sceglie tra grancevole, moleche, branzini, granchi blu, e poi la selvaggina da piuma in stagione anche se la pernice ripiena di foie gras e spugnole si trova quasi sempre.

L'ultima volta che ci sono andata è stato un lunedì di aprile, a pranzo. Ristorante pieno, clienti fissi e cordialità diffusa, la zuppa inglese nel bicchiere e un assaggio di mousse in omaggio, la veranda solo per il caffè: troppo presto per pranzare fuori. La sensazione ormai consueta di perfetta beatitudine e la nostalgia che ti porti dietro come un promemoria, che ti fa chiedere una deroga per scriverne in prima persona, perché così si fa con i luoghi dell'anima.

La Capanna di Eraclio - Codigoro (FE) - Località per le Venezia, 21 -  0533 712154 - Pagina Facebook

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