Si chiama Shell, perché come una conchiglia accoglie al suo interno tante cose per generare qualcosa di diverso che nasce da questa miscela. Ma si chiama Shell anche perché qui un tempo c'era un'officina, e nei lavori di ristrutturazione la vecchia insegna è sbucata fuori attirando immediatamente l'attenzione. Spontaneamente tutti, le persone coinvolte nel progetto ma anche i tanti passanti, hanno preso a chiamare questo spazio Shell. Il nome, insomma, era già pronto, così la vecchia insegna è stata restaurata mentre i lavori procedono per l'apertura, prevista per la fine di ottobre.
Cosa è Shell
Shell così ha cominciato a prendere forma, il design (con qualche dettaglio industriale che rimanda alla vecchia officina), di pari passo con i contenuti: libreria (oltre 5mila volumi), spazio per eventi, bistrot. Un locale a scorrimento lento, dove fermarsi per la pausa pranzo ma anche per lavorare un po', assistere a un concerto o una presentazione di libri, visitare mostre, scegliere un libro o un oggetto di design, prendere un aperitivo, fare una riunione. Uno spazio così nel quartiere non c'è e il parco di fronte, Villa Paganini, consente di immaginare un ulteriore sviluppo nel vissuto di questa zona. Non stupisca: questa operazione nasce su ispirazione dello studio Schiattarella Associati, uno dei più grandi nomi dell'architettura degli ultimi 40 anni. Sono loro ad aver voluto che quei locali attaccati al loro studio, che hanno anche ospitato il ristorante Villa Paganini, tornassero a vivere in dialogo con l'esterno: ecco allora il pavimento che ricorda il selciato esterno, le grandi vetrate che creano continuità tra dentro e fuori, a definire una scelta stilistica che è anche una dichiarazione d'intenti. Shell e Villa Paganini sono infatti pensati come estensione l'uno dell'altra, e nelle intenzioni future c'è anche l'adozione del parco con piccole azioni di rigenerazione del verde e dello spazio pubblico che potrebbe diventare palcoscenico di eventi culturali, festival, cinema all'aperto e una serie di iniziative con la curatela di Shell, in relazione con le iniziative che ospita al chiuso, rafforzando il dialogo tra dentro e fuori. Il bistrot è uno dei cardini per questa sinergia, con cestini e coperte per pic nic per moderne déjeuner sur l'herbe.
Cosa si mangia da Shell
A coordinare la parte food c'è Lele Gabellone, che qualcuno ricorda in forze alla bottega Gamberoni. Neo direttore di questo bistrot, Gabellone chiama in causa alcuni dei più interessanti artigiani del gusto della zona: oltre allo stesso Gamberoni, anche Beppe e i suoi formaggi, Pork & Roll della famiglia Roccia, Faraoni per carne di manzo e yogurt, Aliena per il caffè. Grandi nomi, ma soprattutto un gruppo di amici che collaborano da anni e con cui è più facile costruire un menu, con piatti che nascono a partire dalla reperibilità delle materie prime nel momento. Sono quelle che concorrono a costruire la proposta firmata dall'italo canadese Natale Recine, anche lui già nel team di bottega Gamberoni (dopo un'esperienza nell'hotellerie di lusso e perfino nelle cucine del Quirinale) che porterà anche un po' di suggestioni americane, come il brunch nel week end che si ispira all'american breakfast.
Apertura all day long: dalla mattina alle 9 per la colazione - con caffè specialty, croissant e torte della tradizione americana come banana bread o carrot cake - fino all'ora dell'aperitivo, passando per pranzo con una carta breve, dove campeggiano piccoli piatti, main course e qualche fuori menu, una quindicina di voci senza la tradizionale scansione in antipasti primi e secondi ma con una proposta easy, di respiro internazionale, quasi tutta home made dove non mancano opzioni vegetariane - come la bistecca di cavolfiore in doppia cottura, laccata con chimichurri e servita su crema di ceci al cumino - gluten free e adatte ad altre esigenze alimentari.
La carta è dinamica, nei primi giorni si potrebbero trovare i tortelli con porcini e castelmagno di Gamberoni con burro di alpeggio di Beppe e i suoi formaggi e salvia fritta, oppure le fettuccine con il ragù di cortile con la carne di Pulicaro. Carne d'autore anche per l'hamburger (anzi lo Shellburger), un patty melt con pan brioche, manzo di Faraoni, maionese home made. I panini (come il grilled cheese con i formaggi di Beppe) sono un fiore all'occhiello che accompagna da metà mattina fino al momento dell'aperitivo quando arriva il moneto di taglieri e sfizi come baccalà mantecato con gazpacho e finocchio brasato, agnolotti cacio e pepe fritti con miele piccante, polpette di stracotto di Faraoni con salsa chimichurri. Da bere una quarantina di etichette naturali, birre artigianali, e qualche long drinks. Dopo un primo periodo di rodaggio e una volta prese le misure, l'orario potrebbe allungarsi un po'. Una cinquantina di coperti, soprattutto interni, ma per chi vuole godere di un pranzo all'aria aperta c'è il parco, già oggi frequentato da famiglie e bambini per i quale è riservato anche un corner nella libreria, collegata a Ubik, ma per la quale è stata stretta un'unione di anime e d'intenti con Giufà, piccola ed eroica libreria indipendente.
Shell Bistrot - Roma - vicolo della Fontana, 28
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