Uno dei migliori giovani chef italiani apre un ristorante a Orvieto

26 Feb 2025, 16:55 | a cura di
Nato come pop up, diventato un progetto itinerante, Arso, di Tommaso Tonioni, pare aver trovato una sede stabile

Dopo anni di pop up e serate itineranti, Arsoย di Tommaso Tonioni, ha trovato una sede stabile. Quando lo abbiamo conosciuto, Tommaso Tonioni aveva giร  un elenco di esperienze lungo cosรฌ, che da sole parevano bastare a indicarlo come uno degli young chef su cui investire. Eravamo alla soglia del 2020 e lui approdava nelle cucine di Achilli al Parlamento (dove oggi c'รจ Pierluigi Gallo) segnando un potente cambio di rotta rispetto alla guida precedente, quella di Massimo Viglietti. Sta poco, ma abbastanza per farci sobbalzare dalla sedia, disorientare la Michelin e attirare l'attenzione di moltissimi che hanno intercettato in lui talento, tecnica, personalitร , una visione coerente e rigorosa. Uno stile di fine dining che puรฒ contemporaneo non si puรฒ, per quel legame strettissimo con la cucina alta e la terra bassa. รˆ uno dei Genovese boys (come molti dei piรน interessanti talenti di oggi) annovera passaggi da Gabriele Bonci (per approfondire la panificazione e stringere un legame con la materia prima agricola che ha un ruolo determinante nel suo percorso), Roy Caceres, Valeria Piccini, Victor Arguinzoniz (il parillero dei record di Etxebarri), Pierre Gagnaire, Kobe Desramaults (ai tempi di Chambre Sรฉparรฉe). Come il belga, Tonioni รจ rigoroso e mal sopporta le imposizioni e i ritmi soffocanti del fine dining. Decide che la vita nei ristoranti non fa per lui, cosรฌ comincia a concepire un suo progetto di ospitalitร  che coniuga esperienze, convinzioni, regole di cucina e di vita.

 

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Arso, da pop up a cucina itinerante

Lascia la cittร  per approdare nell'azienda agricola Pulicaro, dove alleva animali, coltiva la terra, studia biodiversitร , si occupa di foraggio, di orticole e bestiame, che macella personalmente e poi ne lavora le carni. SI potrebbe chiamare cuoco contadino, se non fosse una formula abusata. Torna alle radici del cibo per andare avanti, crescere, completarsi, affinare sensibilitร  prima che tecnica. E poi riversa tutto in un pop up, meglio sarebbe dire una sorta di finestra spazio temporale che si apre durante i fine settimana. Lo chiama Arso, a sottolineare anche la passione per un certo modo di trattare le materie prime, senza il filtro di strumenti tecnologici ma con la fiamma viva che diventa un ingrediente fondamentale del piatto, ma รจ anche un tassello culturale. Arso non รจ un ristorante come normalmente si intende, ma un progetto di vita la cui genesi va cercata in Spagna, oltre 10 anni fa, quando ha incontrato la cottura a fuoco vivo, ancestrale e profonda che si lega in modo intimo al territorio rurale e alla materia prima. Definisce una cucina austera e nobile, consacrata al prodotto e al suo sacrificio, etica e di forte valore simbolico, ma anche reale, concreta, รจ una cucina coltissima eppure disarmante nella sua immediatezza. Cosรฌ passa qualche mese, quasi a toccare con mano il cambiare delle stagioni, poi ricomincia il suo viaggio: a Roma, nel vecchio Marzapane (oggi diventato bakery), si ferma pochissimo e senza mai abbandonare il progetto Arso, raccogliendo il testimone dalla coppia Francesco Capuzzo Dolcetta e Guglielmo Chiarapini (ora a Milano da Ortolan). Pochi mesi ed รจ di nuovo in viaggio, a costruire serate che sono esperienze di profonditร , in solitaria o in combinata con cuochi altrettanto puristi, va in ristoranti e panifici, cucina in acetaie e agriturismi. Lo trovi in giro, a mescolare cucina e concetti, dimostrando che si puรฒ conservare un certo sano integralismo entrando in cucina. Continua il suo studio matto e disperatissimo, prova e scrive, pubblica un libro. Oggi รจ arrivato un altro passaggio di quel suo progetto: ยซsiamo pronti a inaugurare Arsoยป si legge sui canali social: lo definisce ยซun progetto di cucina rurale contemporanea che valorizza ingredienti locali e il legame con il territorioยป. L'apertura รจ prevista per aprile 2025, in piazza del Duomo, 8 a Orvieto, che sta diventano una meta nuova gastronomica.

Foto di Stefano Delia

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