Ha vinto la “abbrescese”. È lei, l’abruzzese+bresciana Arianna Gatti, classe 1991 (fate voi i conti, così non ci fate fare i maleducati) ad aver ricevuto il premio Cuoco emergente 2024 durante la presentazione della Guida Ristoranti d'Italia del Gambero Rosso avvenuta a Roma, riconoscimento dedicato ai talenti emergenti della cucina italiana e dal 2018 intitolato ad Alessandro Narducci, giovane cuoco italiano che quell’anno morì in un incidente stradale.
Un successo più volte importante, quello di Arianna. Perché è una donna, perché si pone all’incrocio tra Sud e Nord dell’Italia e perché la ragazza ha inaugurato il suo ristorante appena pochi mesi fa. Eppure lei ritira il premio emozionata il giusto, come farebbe chi sa che nell’autostrada della vita non ci sono caselli di arrivo ma svincoli, rettilinei e curve e al massimo qualche stazione servizio in cui fare rifornimento e pensare al proprio viaggio.
Nove anni al Miramonti l’Altro
Era gennaio di questo duemilaventitré quanto apriva Forme, in una strada appartata e quasi campestre del centro di Brescia, città che ha adottato Arianna da quando, diversi anni fa, vi sbarcò al seguito della sorella studentessa. Arianna ha studiato all’ALMA, si è diplomata al diciottesimo corso nel 2013 e in quello stesso anno è sbarcata al Miramonti l’Altro di Concesio, alla corte di Philippe Léveillé, di cui nel corso degli anni ha conquistato la fiducia e il ruolo di sous chef. Poi, dopo qualche tempo, la decisione di mettersi in proprio, come si conviene ai trentenni, un adeguatamente lungo preavviso al suo mentore e infine l’addio a Concesio e l’arrivo al numero 52 di via Codignole, nel ristorante di Atena, società di Paolo Naoni specializzata nella formazione, che ha fornito ad Arianna soldi, strutture, tranquillità e fiducia... e hai detto niente.
Forme lineari
Dici Forme e pensi a una cucina plastica. In realtà il nome è tutta una faccenda di geografie e carte d’identità. Forme è infatti il luogo da dove Arianna proviene, una frazione sperduta di un comune dell’Abruzzo di montagna, Massa d’Albe. Da qui Arianna ricava nutrimento e ispirazioni, e si fa presto a dire che la sua cucina si pone a metà strada tra la sua origine e la sua destinazione (temporanea) ma nel suo caso è proprio così - come altro dirlo? - si assaggiano sapori ancestrali, rigorosi, verticali, alimentati da prodotti e produttori delle valli bresciane e allineati da una tecnica perfetta, che non usa la memoria come alibi, come scorciatoia, come attenuante generica.
Percorsi lineari
Arianna ha un carattere di ferro e un sorriso solo apparentemente indifeso. Non pensa di aver bisogno di percorsi protetti in quanto donna, va dritta per la sua strada, senza minuetti, senza quote protette. Non si perde in chiacchiere né lo fanno i suoi piatti sempre espansivi, chiarificatori, lontani dalle leziosità di certi gesti bianchi. I suoi due menu, Origine e Racconti, sono nitidi e semmai leggermente sovraesposti, senza zone d’ombra, privi di contorsionismi, coprono con una linea retta lo spazio tra l’intenzione e il piacere, sono esattamente quello che promettono, dal Fusillone con finocchietto e sarde di lago al Granchio con latte di cocco, mandorle e rose fino all’abruzzesissimo Agnello cacio e ova con ricci di mare.
Forme Restaurant – Brescia - via Codignole, 52 - 030 240 0353 - https://formerestaurant.it