I bistrot sono una categoria dai contorni sfumati, che inquadra locali oggi parecchio in voga, specie nelle grandi città - non è un caso che non ci siano eccellenze in provincia -, vagamente ispirati alla bistronomie d’Oltralpe ma in versione italianizzata. Noi la chiamiamo “piccola cucina d’autore e di mercato”, spesso proposta nella forma di assaggi o di combinazioni di prodotto da condividere e raccontata in lavagna, il feticcio di tanti ristoratori dell’ultima generazione.
Il bere in genere è fatto di una lista vini che può essere anche non sterminata ma mirata, continuamente work in progress, spesso implementata da una carta cocktail, da analcolici, da specialty coffee. Il servizio è alla mano ma strutturato, l’orario è flessibile e allargato, in risposta al cambiamento dei ritmi di vita e dei modi di vivere il mangiar fuori. E la proposta, infine, facilmente include la possibilità di fare la spesa, di partecipare a workshop e degustazioni, quando non di fermarsi a lavorare (mentre in Francia qualche mese fa si è levato il grido di dolore degli addetti ai lavori stanchi di chi staziona per ore al tavolo consumando solo un caffè). Ecco le 7 migliori espressioni italiane di quella che ormai è tendenza conclamata, di cui tre nella Capitale e un nuovo ingresso fiorentino.
Lanzani Bottega & Bistrot - Brescia
Alessandro Lanzani è un patron illuminato con una sincera e profonda passione per le cose buone, e che nel giorno di chiusura porta la famiglia o gli amici in giro per l’Italia a vedere cosa succede nella ristorazione: per il piacere in se stesso ma sostanzialmente per fare esperienza, nonostante sia sulla piazza da quando convinse il padre a trasformare la sua macelleria-gastronomia in un "gioiello" polifunzionale, aperto dalle 7 del mattino alle 23, all’insegna della qualità che sia l’offerta di gastronomia o i lievitati per la colazione.
Il risultato dell’impegno è in primis la "freschezza" della Bottega & Bistrot, con una proposta diversa da quella ancora più sfiziosa e informale del Laboratorio Lanzani (in via Milano 49, questo un ristorante in piena regola) ma che piace a tutti in città (e non solo): soprattutto al piano inferiore - riservato al bistrot vero e proprio e arredato con gusto - si siedono gourmet, "personaggi", famiglie, coppie. Tutti sereni nel trovare un menu composto da piatti ben eseguiti e godibili, appetitosi, che richiamano la tradizione italiana e si distinguono per un’eccellente materia prima. A livello strada c’è un piccolo dehors per chi viene solo per un aperitivo nonché qualche tavolo per un pranzo veloce, ma a base delle eccellenze della casa: selezioni di salumi e formaggi, tartare, caviale, primi semplici ma curatissimi, l'ormai noto e gettonatissimo Lanzburgher. La cantina? A vista. A parte il ruolo di vetrina cittadina dell’intera Franciacorta, si trova di tutto e di più (Francia inclusa). È bello farsi consigliare.
Amo - Venezia
Nella pacifica conquista di Venezia – la vera impresa, di cui va giustamente orgogliosa la famiglia Alajmo de Le Calandre a Rubano, Tre Forchette sulla guida Ristoranti d’Italia 2024 – se il concept del gourmet Quadri esprime la storia e la grandezza pura, Amo è la raffinata visione contemporanea dove il tocco di Philippe Starck risulta ancora più apprezzabile. Anche nel caso di questo bar-bistrot-pasticceria all’interno del T-Fondaco dei Tedeschi, a due passi dal ponte Rialto, i riferimenti alla Serenissima Repubblica appaiono numerosi e rendono unico il posto. Un consiglio: prima di sedervi, ammiratelo dall’alto scoprendo che il progetto è curatissimo e non semplicemente qualcosa al centro dei negozi.
Qui si sta bene già a colazione con la caffetteria (by Gianni Frasi), i lieviti di grande livello e gli assaggi di una curatissima pasticceria dove il burro lascia spazio all’extravergine d’oliva. Mai trascurare il gelato della casa, come tramezzini gourmet, pizzette, focacce e la selezione dei ‘cicchett’ – disponibili dalle 16 – all’ora dell’aperitivo, segnata da una lunga lista di cocktail signature. A pranzo e a cena, ci si diverte: la ricca carta è supervisionata da Silvio Giavedoni, storico braccio destro di Max Alajmo che ha voluto una cucina “variopinta, leggera, salutare, festosa” come ama sottolineare.
Caffè dell’Oro - Firenze
Uno dei locali più iconici della città, a due passi dall’Arno e da Ponte Vecchio, con un interno arredato con bello stile vintage anni Cinquanta, dove il servizio prosegue tutto il giorno dall’ora di pranzo, in grado di soddisfare una clientela internazionale. Nella cucina in stile fusion confluiscono tutte le sue esperienze fatte in giro per il mondo dal bravo chef. Arrivano clienti da tutto il mondo ma anche fiorentini che amano un menù fatto di tapas, da stuzzicare anche nel pomeriggio, come il bao al vapore con il maialino in agrodolce con daikon e citronella o i thai calamari in tempura con peperoni e spuma d’aglio, ma pure di hamburger preparati con ingredienti locali e insalate come quella di astice con misticanza. Carta dei vini ampia, diversificata, per niente banale come la cucina che deve accompagnare. Altrimenti si può optare anche per un cocktail.
Baccano - Roma
Baccano, il regno di Nabil Hadj Hassen (incoronato anni fa re della carbonara nei suoi 18 anni di lavoro alla Salumeria Roscioli, Tre Bottiglie sulla guida Ristoranti d’Italia 2024) si trova a due passi da Fontana di Trevi, zona costellata da insegne trascurabili e spesso non economiche, ma ha un appeal cosmopolita e un’offerta di alto livello che lo rende ideale per una pausa rilassata ma di classe in ogni momento della giornata. Dalla cucina parzialmente a vista escono alcune delle migliori paste che si possano gustare a Roma.
La carbonara è ovviamente imperdibile, così come l'amatriciana, ma il menù è molto più che un inno alla romanità ed è diviso in varie sezioni: antipasti, primi e secondi più sezioni specifiche dedicate a eccellenze italiane e dal mondo. Ci sono inoltre un oyster bar e il grill. Accanto a un'articolata carta dei vini, spicca l’attenzione alla mixology. Tutto questo bendidio, insieme alla posizione, ha ovviamente un prezzo, che non è poi così sproporzionato rispetto alla media dei locali di pari livello a Roma. Servizio impeccabile nonostante il gran numero di coperti.
Divinity Terrace del The Pantheon Iconic Rome Hotel - Roma
La vista spettacolare è un plus, ma non il solo buon motivo per regalarsi un momento di lusso e relax sul rooftop del Pantheon Iconic Rome Hotel, un piccolo paradiso sui tetti romani da frequentare per un aperitivo a cinque stelle, un boccone "panoramico", una cena vera e propria col tocco gourmet ma in chiave easy rispetto al fine dining al piano terra (l’Idylio by Apreda, altro Tre Forchette sulla guida Ristoranti d’Italia 2024). La proposta è eterogenea e di altissimo livello su tutti i fronti: le pizze d'autore servite a spicchi o a taglio, le variazioni sui classici, come il pollo e peperoni "red tandoori" , i primi piatti in versione conviviale, la sciorinata di carpacci, alcuni di questi presenti anche nel percorso delle tapas, versioni in miniatura perfette per accompagnare il bere. Dove funziona benissimo la mixology, che regala a sua volta momenti di felicità. Ci sono signature cocktail, mocktail e grandi classici ugualmente ben eseguiti. Stesso discorso per la cantina, ampia, ben strutturata e altrettanto ben raccontata da un servizio sciolto ma preciso, in perfetta sintonia con il contesto.
Spazio Niko Romito Bar e Cucina - Roma
Sfaccettato il format del locale romano dello chef Niko Romito (del Reale dei Castel di Sangro, insieme all’Osteria Francescana di Modena al vertice della classifica delle Tre Forchette per la guida Ristoranti d’Italia 2024), ormai riferimento in questa parte del quartiere Pinciano, salotto buono della città "manageriale". La proposta - così come l'ambiente - è variegata: dalla colazione al bancone, a pranzo e cena ai piacevoli tavoli nella veranda sul retro. Gaia Giordano cura una cucina contemporanea ma cangiante, che va da piatti di alta scuola, come i tagliolini freddi, scampi e peperoncino verde (il tocco della chef sulla pasta è davvero speciale) a proposte più quotidiane, come le insalate, fino a “signature” come le bombe salate e il pollo fritto intero da dividere in due. Dall'ora dell'aperitivo cocktail di ottima fattura, magari accompagnati dal sontuoso "spazio in condivisione", esercizio godibilissimo che rivisita l'antipasto all'italiana, con assaggi di salumi e latticini, fritti e bocconi.
CUCINA.eat - Cagliari
Dall'apertura a oggi è passato un decennio, che sembra non aver scalfito di un minimo la ventata di novità che il format "leggero" di Alessandra Meddi ha portato nel capoluogo sardo. Tanto contemporaneo nella veste, con bancone, eventi, shop di libri, specialità internazionali e utensili, tanto profondamente e indiscutibilmente sardo nel setacciare l'Isola alla ricerca di ricchezze rare e spesso dimenticate. Ecco, passano gli anni, ma il lavoro qui da Cucina.eat è sempre serissimo, proiettato verso il futuro e tanto divertente per gli ospiti che accomodano solo per sorbire un calice in chiacchiere, per un aperitivo, una pausa pranzo veloce o, invece, per godersi una cena d'autore. Il mercato (letteralmente, dato che siamo nei pressi del mitologico Mercato di San Benedetto!) comanda nella scansione dei piatti, al netto di alcuni punti fissi come le selezioni di salumi e formaggi o i paté. La selezione enologica è personalissima e appassionata, si può gustare un'ottima birra artigianale oppure un cocktail ben fatto. Il consiglio è di prendere posto all'imponente bancone che domina il locale. Spesso si organizzano eventi e degustazioni speciali.
Ristoranti d'Italia 2024. La sezione web
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