Esiste il tajin italiano? A quanto pare sì, negli States. Baby Gee è un bar di Long Beach, California, che tra le varie specialità annovera anche questa: un tajin – il tipico stufato marocchino preparato nell’omonima casseruola – italiano. Ovvero con polvere di limone, semi di finocchio, rosmarino, peperoncino in fiocchi e sale, oltre alle spezie comunemente usate in Marocco. Ma basta un po’ di maggiorana e rosmarino per rendere un piatto italiano? E soprattutto, perché qualsiasi cibo deve ricordare un po’ l’Italia?
Le tendenze italiane nella ristorazione americana
L’Italian seasoning tra gli scaffali dei supermercati americani esiste da sempre (e per diversi motivi può essere considerato un crimine contro la vera cucina italiana): un bouquet aromatico di origano, basilico, timo, rosmarino, salvia, prezzemolo, peperoncino e maggiorana essiccati e tritati finemente, da aggiungere a qualsiasi pietanza per migliorarne il gusto, in particolare zuppe e minestre. La chef del Baby Gee, Gianna Johns, è italo-messicana e spesso unisce i sapori delle due culture con cui è cresciuta nei suoi piatti, e nessun cliente sembra stupirsene. D’altro canto, l’italianizzazione dei cibi in America non è cosa nuova, ma la tendenza negli ultimi anni sembra aver preso il sopravvento. Tutto è italiano: c’è il gin tonic italiano, a Nashville è nato il Four Walls, cocktail bar specializzato in “cultura cowboy” vista attraverso “lenti italiane”, e addirittura i drink tiki ora si sono mescolati alla tradizione tricolore dando vita agli “aperitiki”. Per non parlare delle birrerie: un colosso come lo Spuyten Duyvil, tra le prime birrerie artigianali di Brooklyn, in occasione del suo ventesimo anniversario ha deciso di darsi agli amari italiani, che stanno vivendo un momento di forte crescita negli States.
Le ricette regionali che piacciono agli americani
I sapori della tradizione hanno sempre esercitato un certo fascino sugli americani. Ma negli ultimi tempi qualcosa sta cambiando radicalmente nella scena della ristorazione statunitense: un paio di anni fa è stata la volta dello Spritz, che ha dominato l’estate ergendosi a re dei drink (anche grazie a un’intensa e riuscitissima operazione di marketing da parte dell’Aperol), e ora è la cucina regionale a conquistare gli americani. “La cucina italiana è sinonimo di alta qualità negli Stati Uniti così come in Europa, ha ormai da tempo battuto la Francia in termini di alta cucina”, ha spiegato Ian MacAllen, autore di “Red Sauce: How Italian Food Became American”, la Bibbia della cucina italo-americana. Non è difficile imbattersi in specialità territoriali come il gnocco fritto emiliano o la pasta alla norma siciliana tra i menu dei diner americani, templi di burger e pastrami sandwich che oggi fanno spazio al vero ragù alla bolognese. La Penisola, poi, convince anche grazie alla sua varietà di prodotti, che soddisfano il “la smania di collezione” delle persone: gli amari, per esempio, con le loro tante varianti e le belle bottiglie, si prestano benissimo a essere custoditi in casa.
Torniamo quindi a quel locale di Nashville. Ispirato alla cucina dei cowboy ma con un tocco italiano, come il drink Gentleman Jim, un Manhattan con whisky di segale e due vermut italiani, oppure il Sergio Leone, miscela di bourbon, Aperol e maraschino. Un nome non casuale, considerando che stiamo parlando del regista che ha dato vita al genere degli spaghetti western, e infatti sugli schermi del bar vengono proiettati in continuazione film di questo tipo. Pellicole girate perlopiù in Italia e in Spagna ma che rappresentano il popolo americano, quella stessa gente che ora, invece, sembra sognare l’Italia. Senza lasciare il bancone del diner.