Il World Food Programme è Nobel per la Pace
Un Nobel per la Pace, “per le incredibili capacità dimostrate nel lottare contro la fame nel mondo”, anche “in tempi di pandemia”. Arriva così, nel mezzo di un anno difficilissimo, il riconoscimento più prestigioso (e nobile) cui si possa ambire per il World Food Programme, agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza alimentare nel mondo (ricordiamo, a questo proposito, che solo qualche giorno fa l’Onu ha insignito Massimo Bottura del titolo di Ambasciatore di Buona Volontà proprio per il suo impegno nel contrastare lo spreco alimentare). Onorata di ricevere il premio, l’agenzia lo dedica al lavoro “di tutta la squadra che ogni giorno si schiera in prima linea per portare cibo e assistenza a più di 100 milioni di bambini, donne e uomini affamati. Questo è un potente promemoria per il mondo che la pace e #famezero (obiettivo del WFP per il 2030, ndr) vanno di pari passo”.
La fame è uno strumento di guerra
Nel motivare la sua scelta, il Comitato del premio, riunito in Norvegia, ha ricordato quanto sia urgente debellare la fame per togliere strumenti di annientamento dell’umanità a chi alimenta venti di guerra. Dunque il Nobel per la pace arriva al WFP anche “per i suoi sforzi per combattere la fame, usata come arma di guerra. Per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti, e per il suo agire come forza trainante per evitare l'uso della fame come arma di guerra e di conflitto”. E infatti, la presidentessa del Comitato Berit Reiss-Andersen non ha mancato di sottolineare l’impegno dell’organizzazione in aree ad alto livello di rischio, come Siria, Yemen e Nord Corea (ma sono ben 88, nel mondo, i Paesi che soffrono di insicurezza alimentare acuta e fame, in 83 opera il WFP), invitando tutti a sostenere economicamente la causa di un ente che riesce a sopravvivere solo grazie alle donazioni volontarie di Stati e benefattori privati.
Pandemia e conflitti aggravano la fame nel mondo
A luglio scorso, in occasione della Giornata Mondiale della Popolazione, le Nazioni Unite riflettevano sui problemi che mettono a rischio la sopravvivenza dell’umanità, facendo il punto sulle conseguenze della pandemia in atto. E il World Food Program confermava il rischio imminente per 185 milioni di persone nel mondo di raggiungere un livello di povertà tale da non avere cibo a sufficienza, portando così a un miliardo il numero di chi nel mondo fa i conti con l’insicurezza alimentare. Di questi, 130 milioni di persone, entro la fine del 2020, sarebbero destinati a soffrire di fame cronica. “In Paesi come Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria, Sud Sudan e Burkina Faso, la combinazione di conflitti volenti e pandemia ha portato ad un drammatico aumento del numero delle persone che rischiano di morire di fame” sottolinea ora il Comitato del Nobel “La pandemia ha contribuito a un forte aumento delle numero delle vittime della fame nel mondo. Il Wfp ha dimostrato una straordinaria capacità di intensificare i propri sforzi. Come ha dichiarato la stessa organizzazione, ‘fino a quando non avremo un vaccino medico, il cibo è il miglior vaccino contro il caos’”.
I numeri del WFP
L’agenzia (in italiano l’acronimo che la identifica è Pam, Programma Alimentare Mondiale), fondata nel 1961, dipende dalla Fao, e ha sede centrale a Roma. Nato su base sperimentale, dal 1965 il programma fu ratificato e oggi può disporre, ogni giorno, di circa 5mila camion, 20 navi e 90 aerei per fornire cibo e assistenza a chi ne ha bisogno. Distribuisce ogni anno circa 15 miliardi di razioni alimentari, a un costo stimato di 31 centesimi di dollari a razione, raggiungendo oltre 86 milioni di persone in 83 Paesi. “Con il premio di quest’anno, il Comitato norvegese per il Nobel vuole volgere lo sguardo del mondo verso i milioni di persone che soffrono o affrontano la minaccia della fame. Il mondo rischia di affrontare una crisi alimentare di proporzioni inimmaginabili se il World Food Programme e le altre organizzazioni che si occupano di sicurezza alimentare non riceveranno il sostegno finanziario che hanno chiesto”.