NIO: Needs Ice Only
“Ero stanco di lavorare per le multinazionali e avevo voglia di creare qualcosa di mio, così un giorno ho avuto un'idea folle e ne ho parlato ad Alessandro, il quale si è dimostrato entusiasta”. A raccontarci gli esordi (recentissimi) è Luca Quagliano, con alle spalle esperienze commerciali in varie realtà, come Benetton, Intimissimi, Levi's, Vodafone. “Dopo la nascita delle mie due figlie la vita è necessariamente cambiata, le uscite si sono fatte sempre più sporadiche a vantaggio di molte cene a casa con gli amici, il cui epilogo all'italiana è rappresentato da amari e limoncello. Limitante, no?”. È semplicemente da qui che è scattata la scintilla: “Mi sono chiesto perché in un'epoca in cui a casa si può fare tutto, non si possa bere un buon cocktail”. L'idea era dunque quella di portare l'arte di un barman esperto e i migliori spirits nelle mani del consumatore finale, il quale deve semplicemente avere a portata di mano del ghiaccio. Da qui il nome Nio: Needs Ice Only.
In che consiste?
In pratica i cocktail si presentano in bustine contenute in un cofanetto di piccole dimensioni (grande come un cd), facilmente trasportabile e che può essere conservato anche a temperatura ambiente. Si agita la confezione, si strappa l'angolo pretagliato e si versa il contenuto in un bicchiere pieno di ghiaccio. Et voilà, il cocktail è fatto. Niente polverine, pensiamo per esempio all'americana Palcohol, né bottiglie di vetro, in questo caso il riferimento va ai ragazzi del Mag Cafè con il loro servizio a domicilio. Un'idea dunque innovativa, che proprio per questo ha riscontrato resistenze burocratiche: “Purtroppo le cose innovative non sono così facili da digerire, almeno per la burocrazia italiana. Considerate che l'Agenzia delle dogane e dei monopoli ci ha inizialmente detto un no di default, perché non c'era alcuna licenza del genere. Alla fine l'ha creata ad hoc per noi; in Italia attualmente siamo gli unici ad averla”.
Dal sogno alla realtà
Una volta ottenuta l'agognata licenza, Luca e Alessandro hanno iniziato a concretizzare il sogno. “Ne ho parlato con Massimo Palmieri che ha un'agenzia di marketing, il quale è entrato con una piccola quota in società e ha creato nome e logo. Ma non potevamo partire senza un super barman, così ci siamo rivolti a uno dei più bravi d'Italia: Patrick Pistolesi”. Sono del barman romano le dieci ricette attualmente disponibili nel sito di e-commerce aperto a novembre scorso. Dal Milano-Torino “preparato con vermouth Carpano e Campari” al Whiskey sour “fatto con il Bulleit Bourbon, mica con prodotti da discount, conservanti o agenti chimici”. Di media un cocktail costa poco meno di 5 €, ma il valore aggiunto sta anche nella confezione, “un cofanetto da collezione che, volendo, possiamo pure personalizzare”. La confezione merita un discorso a parte. “È composta da due elementi: la parte di cartoncino nella quale è spiegato il cocktail, e che dunque possiamo personalizzare, e la bustina di plastica alimentare che al suo interno ha un filtro apposito per le materie alcoliche, che consente di mantenere il prodotto inalterato nel tempo”.
Progetti futuri
I cocktail in bustina vengono confezionati in un laboratorio di loro proprietà in Brianza, ma a giorni si trasferiranno all'interno dei laboratori del gruppo ICR, azienda specializzata nella creazione di profumi e cosmetici. “Ci appoggiamo da loro perché hanno ambienti asettici e il giusto know-how per la fase produttiva”. A onor di cronaca anche perché è entrato nell'azionariato con una quota di 1milione di euro il proprietario Roberto Martone, il quale detiene anche l'Hotel Magna Pars a Milano, dove i ragazzi apriranno entro fine marzo il loro primo show room. Già, perché i progetti futuri sono ambiziosi: “Oggi la maggior parte delle vendite sono destinate a ristoranti e hotel che non hanno un barman, oppure ad aziende che usano i nostri cocktail in bustina come strumento di marketing, penso per esempio a Discovery Channel o assicurazioni Generali per le quali abbiamo creato delle confezioni apposite. Ma il nostro intento è di espanderci all'estero, attraverso il franchising o magari salendo a bordo di aerei e navi da crociera”. Non male come piano.
a cura di Annalisa Zordan