L'immunocastrazione, sui suini d'allevamento, è una tecnica che permette di ottenere gli stessi risultati derivanti dalla castrazione chirurgica, annullando però sia il trauma che subisce l'animale, che l'insorgenza di infezioni o patologie post operatorie. I risultati dello studio condotto dalla Stazione Sperimentale per l’Industria delle Conserve Alimentari, il Centro Ricerche Produzioni Animali e Zoetis Italia, sono stati presentati in Emilia presso l'Hotel Parma e Congressi. La tecnica tradizionale prevede la castrazione chirurgica del maiale entro la sua prima settimana di vita, operazione che evita che le carni presentino odore di verro, ossia quel tipico sapore e odore acre che hanno, ad esempio, animali selvatici come il cinghiale. La causa si attribuisce all'androstenone, un feromone maschile prodotto nei testicoli non appena il suino maschio raggiunge la pubertà. La castrazione chirurgica, in genere, non prevede anestesia. Questo perché l'anestetico deve essere somministrato da un veterinario e costituisce quindi un costo aggiuntivo. Oltre al trauma evidente, a pesare sull'animale è anche il rischio di infezioni o patologie. Lo studio condotto sul nuovo metodo ha invece dimostrato che si può raggiungere lo stesso risultato con un trattamento meno invasivo che agisce inibendo gli ormoni dello sviluppo sessuale. Si tratta di una sorta di vaccino e per somministrarlo basta una semplice iniezione.
“La normativa europea, che ha rappresentato fino a oggi il modo più comune per tutelare il benessere degli animali d’allevamento, non basta da sola a rispondere alla richiesta sempre maggiore da parte dei consumatori di prodotti alimentari di qualità che siano in grado di rispettare e promuovere un rapporto etico con gli animali”. Ha detto Andrea Gavinelli, responsabile Unità Benessere Animale della Commissione Europea. “Diversi studi sull'attitudine dei consumatori europei hanno dimostrato che la "dimensione etica" è sempre più utilizzata per la differenziazione dei prodotti di origine animale andando oltre ai requisiti minimi previsti dalla legislazione europea”. A chiusura del convegno il giornalista enogastronomico Antonio Paolini, insieme allo chef Stefano Menicacci, ha tenuto una performance live cooking con prodotti tipici provenienti da suini immunocastrati. “Con questi studi si dimostra che si può mantenere inalterata la qualità della carne nel pieno rispetto del benessere animale, e vogliamo dimostrare questa tesi nel piatto, attraverso un assaggio riservato al più classico dei derivati del maiale cioè il prosciutto, e poi proseguiremo con l’esecuzione e l’assaggio di due piatti che utilizzeranno tagli e tipologie di cotture parimenti classiche. Per il primo ho pensato ad un filetto cotto a bassa temperatura e presentato come un cannolo di roast beef. Il secondo è invece il classico arrosto, in cui però il lombo è stato marinato in succo di melograno”.