Rivoluzione in salsa russa? Tutt’altro. Il giovane è più che mai deciso a giocare con il territorio partendo proprio dalla reinterpretazione dei grandi classici di Aurelio. Che ha già approvato i primi test. La sfida alle Marche Nobili è partita.
Aurelio e Nikita, la strana coppia delle Marche Sporche
Il sorriso solare di Aurelio ci accoglie sotto la torretta che da qualche tempo è la sua nuova casa, la Castagna a Campofilone, a un tiro di schioppo, in linea d'aria, dallo chalet che per quasi trent'anni è stata la sua vita (e il suo lavoro) al mare, sulla spiaggia di Porto San Giorgio. Ma è Ornella, sua moglie, a farci immediatamente le coordinate: “Benvenuti nelle Marche Sporche!”, sorride accogliendoci in casa. E ti dà subito l'idea che le donne, sull'Adriatico, possano avere carattere e forza simili a diverse latitudini... Fa pensare, la sua nettezza di giudizi e di definizioni, alle donne friulane, dirette e nette, poche parole e tanto lavoro, le vere signore della casa e della famiglia. Lei è la metà dell'insegna che per diversi decenni ha segnato la ristorazione di qualità in questo pezzo di Marche a due passi dall'Abruzzo, tra mare e terra. Lei è la Rossi di (Aurelio) “Damiani e Rossi”, il quale Rossi in origine era Peppe (il fratello di Ornella) e poi è diventata lei, da quando Peppe ha scelto una nuova strada ed è approdato all'Enoteca Bar a Vino, sulla splendida piazza del Popolo di Fermo. Marche Sporche... Ovvero le Marche meno blasonate, più a sud, dominio del Papa anche se a pochi chilometri (che sembrano anni luce) dal ducato di Urbino, da Pesaro, dalla Romagna ilare e sanguigna.
Il passaggio di testimone
Qui si consuma uno dei passaggi di testimone più eclettici nella storia della ristorazione italiana. Ma anche uno dei passaggi generazionali più sensati e meno traumatici visti negli ultimi anni. Damiani e Rossi lascia il posto all'Arcade di Nikita Sergeev. A prima vista potrebbe sembrare il solito russo coi soldi che caccia il maturo chef italiano complice anche la pandemia. Ma non è affatto così. Anzi. Sicuramente Aurelio, stanco dopo quasi 50 anni di lavoro, può godersi la sua splendida casa (acquistata solo pochi anni fa dopo una serie di sgradevoli sfratti) e sa di lasciare il “suo” chalet a un giovane collega appassionato che si è formato ed è cresciuto in Italia dove sta dall'età di 10 anni e che in questa terra si è radicato perché se ne è un innamorato. In questo paesino, Porto San Giorgio, dove oltre otto anni fa aveva già aperto la sua “prima” Arcade.
Nel numero di luglio del Gambero Rosso siamo andati a vedere, per raccontare questo tranquillo e bellissimo angolo di Marche attraverso le loro storie.
Per scoprire di più, il numero lo potete trovare in edicola o in versione digitale, su App Store o Play Store
Abbonamento qui
parole di Stefano Polacchi - immagini di Francesco Vignali