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THE BEST IN LOMBARDY
Cosa c’è di più bello, per festeggiare il ritorno all’aria aperta dopo un anno di chiusure, dell’andare a scoprire i dintorni verdi delle città vissute a lungo come perimetro insuperabile, a esplorare i sistemi agricoli urbani? Milano, in questo, offre un sistema, una realtà davvero unica, conservata e ancora attiva. Le cascine, nella capitale del Nord, sono agglomerati vitali, centri aggregatori e propulsori di cultura e iniziative. Storie da conoscere meglio, non solo a Milano…
Le cascine a Milano
La definizione più puntuale per inquadrare quello che sono oggi le cascine, per la città di Milano, la fornisce proprio l’amministrazione comunale, quando le identifica come “testimonianze materiali e immateriali della ruralità milanese, spesso immobili di interesse paesaggistico”, e – aggiungiamo noi – non di rado custodi di manufatti e opere di rilevanza storico artistica. Una bella responsabilità da sostenere, nella difficoltà di mantenere l’equilibrio tra la conservazione dello status quo – tutelando quindi secoli di storia del territorio e delle attività sociali e commerciali – e una visione moderna di condivisione del patrimonio che candida le cascine urbane e periurbane a proporsi come centri di comunità (spazi ibridi, per utilizzare un’espressione sulla cresta dell’onda), aggregatori di servizi, attività culturali e, non ultime, produttive, nel solco di una tradizione agricola antichissima, e prolifica. Una missione, questa, che in parte ricalca il valore della multifunzionalità espresso come elemento centrale nella food policy varata dalla Commissione Agricoltura dell’OCSE: “Oltre alla sua funzione primaria di produrre cibo, l’agricoltura può anche disegnare il paesaggio, proteggere l’ambiente e il territorio e conservare la biodiversità, gestire in maniera sostenibile le risorse, contribuire alla sopravvivenza socio-economica delle aree rurali, garantire la sicurezza alimentare. Quando l’agricoltura aggiunge al suo ruolo primario una o più di queste funzioni può essere definita multifunzionale”.
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parole di Livia Montagnoli – scatti di Matteo Zanardi