Una scoperta da fare lungo la “strada delle vacanze”, l’Aurelia, che si snoda lungo tutto il Tirreno ed è meta irrinunciabile anche per chi voglia spostarsi verso l’Elba o l’Arcipelago Toscano. Nel numero del mensile Gambero Rosso di agosto, in edicola in questi giorni, vi raccontiamo la Costa degli Etruschi.
Livorno
Un intrico di stradine, ponti, ponticelli, fossi, edifici colorati e il mare che si intravede alla fine di ogni strada: ogni passo a Livorno è un invito a concedersi tutto il tempo necessario per godersi un pizzico di dolce vita, il buon cibo e i panorami. Come quello dalla Terrazza Mascagni, l’enorme scacchiera vista mare che al tramonto offre uno scorcio magico sul Tirreno e l’isola di Gorgona.
Cacciucco profumo e simbolo
Nell’aria l’odore di sale. E di cacciucco, piatto simbolo dell’identità labronica che sintetizza pienamente la natura di Livorno: una città complessa e variegata, che nasce dalla fusione di popoli e culture differenti. Grazie alle Leggi Livornine, infatti, emanate alla fine del Cinquecento dal Granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici, si promettevano alloggio e benefici a chiunque desiderasse intraprendere un’attività commerciale in questa città. Di fatto, Livorno divenne la città più cosmopolita e multietnica della Toscana.
L'analisi di un gourmet colto
"Da sempre Livorno città e Livorno provincia sono due entità del tutto separate che sembrano ognuna ignorare l’esistenza dell’altra. Livorno è città portuale per eccellenza. Un tempo era anche città industriale, poi, dagli anni ’90 del secolo scorso, è rimasta solo la connotazione portuale, anch’essa notevolmente depressa. La ristorazione ha seguito le sorti dell’economia livornese – spiega il giornalista enogastronomico Paolo Valdastri, che interviene nel mensile in edicola - In pratica la ristorazione di qualità, sostenuta dalle presenze internazionali portate dalla grande industria, si è spenta con la crisi del nuovo millennio, mentre ha in parte resistito quella più sanguigna, legata al mare, alla pesca, al porto, ma con abitudini e scelte molto tradizionali, orientate al risparmio, poco propense all’innovazione, alla sperimentazione e alla ricerca di una maggiore eleganza. Il piatto nazionale, il cacciucco, è rimasto intrappolato e indeciso tra un limbo di cotture pesanti da un lato e tra ammiccamenti al turista spaventato dalle lische dall’altro. Né carne né pesce, insomma. Stessa situazione per il mondo del vino. Alla fine del secolo scorso pochissimi sapevano che a Livorno si producevano alcuni dei vini più famosi e più cari del mondo".
La rivincita della provincia
"La provincia, invece - continua l'analisi di Valdastri - è da sempre una realtà molto legata all’agricoltura e da ormai più di trenta anni al vino di altissima qualità. Il distretto bolgherese, allargato lungo la costa fino alla Val di Cornia e all’Elba, vive un fermento di iniziative legate alla produzione e al commercio dei vini, ma anche e soprattutto al turismo enogastronomico... Per assurdo, è proprio qui che il compianto Luciano Zazzeri ha riportato il cacciucco su un piano raffinato pur nel rispetto della tradizione, mentre a Livorno città una famosa Guida segnalava come migliore un ristorante il cui piatto forte era lo shabu shabu di pesce con frutto della passione".
Tavole e indirizzi lungo la Costa degli Etruschi
Nel Gambero Rosso di agosto, in edicola, trovate anche indirizzi, mappe e recensioni dedicate a un pezzo di costa toscana ricco di chicche eroiche e gastronomiche di rilievo. E anche le recensioni dei migliori vini secondo Vini d'Italia 2021.
Per scoprirne di più, il numero lo potete trovare in edicola o in versione digitale, su App Store o Play Store
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parole di Francesca Masotti – scatti di Francesco Vignali