Il delivery di pizza nel 2020
Fatta in casa o ordinata a domicilio, presa da asporto o ancora acquistata già pronta, da ultimare con le ultime guarnizioni e cottura nel proprio forno: la pizza è stata senza dubbio uno dei prodotti simbolo di questo 2020, fra i più richiesti sulle piattaforme di delivery e soprattutto fra i più replicati in casa, sperimentando con lievitazioni, farine e paste madri. Parlare di “boom” di consegne a domicilio in un anno così singolare che ha messo – e continua a mettere – a durissima prova il mondo della ristorazione sarebbe riduttivo. Il delivery rappresentata ancora oggi una delle soluzioni più convenienti per i titolari delle attività per sopravvivere a restrizioni, chiusure forzate e limitazioni delle fasce orarie. Oltre a confortare i consumatori, che non potendo più godere di una buona pizza a cena, possono consolarsi con una tonda take-away da gustare sul proprio divano. Certo, l'esperienza non è esattamente la stessa (soprattutto per chi propone pizze a degustazione), ma è comunque un'opzione valida per sostenere i locali.
Il cartone della pizza e la questione ambientale
Tutte queste pizze a domicilio, però – proprio come qualsiasi altro piatto – comportano una produzione significativa di cartoni (nel caso della pizza, spesso plastica monouso per altri prodotti), materiali che, in grandi quantità, rappresentano un problema ambientale da non sottovalutare. Con l'aumento delle richieste di take-away, quindi, cresce anche la domanda di packaging che siano ecosostenibili. È da questa riflessione che, in pieno lockdown, l'azienda di Colleferro (Roma) Innovapack ha studiato un cartone per la pizza a basso impatto ambientale e in grado di mantenere alta la qualità del prodotto. Una realtà che da anni si impegna nella realizzazione di packaging funzionali, etici, sostenibili e adatti ai piatti tipici della cucina italiana, che ora propone NaturalBox, la scatola di pura cellulosa vergine certificata PEFC (carte derivate da foreste gestite responsabilmente).
Com'è fatto il cartone della pizza
Sul mondo del packaging per pizze, spiegano gli ideatori di NaturalBox, occorre fare un po' di chiarezza. La maggior parte delle scatole in circolazione contengono materie prime derivanti da macero (riciclo), una buona pratica a livello sostenibile ma non sempre la migliore dal punto di vista funzionale perché il cartone può sprigionare un odore sgradevole che potrebbe rovinare il cibo. C'è poi la questione degli agenti chimici sbiancanti come il Bisfenolo, che secondo diversi studi potrebbe essere nocivo per la salute (il dibattito è ancora aperto e non ci sono notizie certe sull'argomento). Secondo la legge che regolamenta gli imballaggi in carta e in cartone (decreto ministeriale del 21/03/1973) solo carte di pura cellulosa possono andare a contatto con alimenti caldi, grassi e/o umidi, mentre quelli secchi e freddi possono essere trasportati in packaging che contengono fino a un massimo del 20% di carta riciclata.
NaturalBox, il cartone per la pizza in pura cellulosa
A prescindere da eventuali rischi (non comprovati), Innovapack ha “sentito l'esigenza di individuare contenitori dal valore etico superiore”. Nasce così l'idea di NaturalBox, prodotta con carte di pura cellulosa vergine dalle fibre più serrate tra loro, “che non creano il cosiddetto effetto spugna”, ovvero non sottraggono umidità maggiore rispetto a quella rilasciata dalla pizza. Il risultato? Una pizza più calda e croccante, in grado di mantenersi più a lungo durante le consegne. Fondamentale per l'azienda è poi l'aspetto comunicativo: oltre a riportare sulla confezione immagini che richiamano l'ambiente, Innovapack distribuisce a tutti i clienti dei materiali multimediali, che i titolari possono poi ripostare sui loro canali social e siti web per sensibilizzare i consumatori.
a cura di Michela Becchi