Marco Bolasco nel settore della gastronomia è un nome molto conosciuto e - cosa rara - la sua professionalità non la mette in discussione nessuno. Si è formato alle scuole del Gambero Rosso, ai tempi di Stefano Bonilli, ricoprendo anche il ruolo di curatore della guida Ristoranti d'Italia e di presentatore di Gambero Rosso Channel, per poi passare a Slow Food Editore nel 2009 e successivamente a Giunti Editore come direttore dell’area non-fiction. Ora si lancia in una nuova avventura: la casa editrice Topic.
Come nasce Topic?
È una delle tante cose che hanno fermentato durante il periodo del lockdown. Avendo più spazio per pensare e anche una prospettiva diversa sulle cose che stavo facendo, mi sono reso conto che buona parte dell'editoria alla quale stavo lavorando da anni si concentrava sul mercato più pop.
Che cosa intende per pop?
Come in altri meccanismi analoghi l'investimento, la concentrazione dell'obiettivo è tutto sulla parte più “di massa” del mercato. Questo aveva impedito lo sviluppo di progetti più sartoriali e di maggiore approfondimento, che erano in qualche modo quelli che mi portavo dietro perché venendo dal Gambero Rosso e da Slow Food avevo, ho quel bagaglio lì. È vero, con Giunti sono usciti dei libri con un buon livello di approfondimento, penso ad esempio a “Il Codice della cucina vegetariana” di Pietro Leemann, ma non hanno avuto l'attenzione e lo spazio che meritavano. Era come fossero dei figli ai quali non si dava abbastanza attenzione perché c'era sempre il piccolo fenomeno da rincorrere secondo le regole più ovvie dei mercati classici.
Non teme di non trovare un mercato di riferimento?
No perché questa riflessione si unisce a un altro elemento che è emerso in maniera chiara in questi anni di crescita del mercato del libro - perché dal Covid in poi il mercato, in barba a tutti quelli che lo davano per morto, è cresciuto - ovvero che in questa crescita non c'era soltanto spazio per il libro di intrattenimento, il libro di fiction, ma un grande focus da parte dei lettori era rivolto verso il self-improvement. In questi anni ho notato un desiderio da parte dei lettori di autoformazione dove il libro diventa in qualche modo uno strumento per migliorare sé stessi.
Topic si vuole inserire in questo spazio?
Sì, questo pensiero mi ha dato la spinta ulteriore a pensare ci fosse lo spazio, al fianco di quello che ho “coperto” con Giunti, per una casa editrice non-fiction, di approfondimento, con un focus dedicato al self-improvement per imparare delle cose, per approfondire dei temi.
Le prime tre uscite sono “Chianti Classico. L'atlante dei Vigneti e delle UGA”, “Il vino è rosa” e “De Gustibus. Sul gusto negli esseri umani e negli altri animali”. Topic sarà dedicata solo all'enogastronomia?
No e l'intenzione è di unire pubblici diversi: l'approfondimento va sia a soddisfare un bisogno quasi tecnico, come quello del cuoco che si compra il libro per sviscerare un argomento, ma va anche ad appagare le persone che guardano a questo mondo con ammirazione e fascinazione. C'è un grande mercato di appassionati che si avvicinano a questo tipo di testi.
Perché l'ha chiamata “Topic”?
Mi è venuto in mente percorrendo delle strade al confine tra Lazio e Abruzzo pensando al concetto di argomento. Tra l'altro non pensavo fosse ancora “libero” da copyright, lo trovo un nome bellissimo per una casa editrice.
C'era bisogno di una nuova casa editrice?
Sì c’è bisogno di una nuova casa editrice per dare valore al prodotto non solo nel contesto librario classico ma anche al di fuori, attraverso la creazione di una comunità. Questa è una delle missioni di Topic.
Come si crea una comunità?
Topic – e questo lo si intuisce dal logo dove il puntino della “i” è spostato sotto la “T” - vuole rappresentare uno spazio che prima non c'era, non solo dal punto di vista del contenuto ma anche uno spazio dove le persone si possano incontrare. L'obiettivo non è solo fare dei bei libri ma pure creare interesse verso questi contenuti attraverso newsletter, talk, podcast: è fondamentale tenere viva questa comunità con interessi in comune.
Un tema a lei caro?
Ci sono argomenti che generano degli spunti che vanno ben al di là del tema centrale, penso a quello del pane e della panificazione che abbiamo già affrontato con Laura Lazzaroni, che tocca tematiche agricole ma anche un po' filosofiche. Il tema della panificazione è un grandissimo aggregatore e su questo voglio creare un dibattito. L'obiettivo di Topic non è solo fare libri o generare dei grandi contenuti ma è dare vita a questi contenuti, oltre ai libri.
Qual è l'insegnamento più grande che le ha lasciato Stefano Bonilli?
La laicità e l'apertura mentale. La scuola di giornalismo gastronomico del Gambero Rosso di cui ho fatto parte è stata l'unica veramente laica che ho potuto incontrare nel mio percorso, l'approccio giornalistico e di grande apertura a questi temi è stata la chiave per scoprire cose che non avrei mai letto se non attraverso questa lente. L'inclusività e il fatto di potersi spostare da un approccio economico a una riflessione più filosofica, parlando di cucina: questo è stato quello che ho ricevuto da Stefano.
Come vede il quadro gastronomico/ristorativo italiano?
Non sono tra quelli che suona la fanfara per il meraviglioso momento che stiamo vivendo. Stiamo vivendo un momento di crisi sociale ed economica, e come tutti i momenti di crisi genera cambiamento che può essere prezioso, dentro a questa fase la ristorazione la vedo molto ferma. Se vogliamo dirci che oggi si mangia meglio di ieri, diciamolo ma è una banalità perché tutto va avanti, la realtà è che germogli e contenuti nuovi nella ristorazione italiana non se ne vedono da tempo.
Quello del giornalismo gastronomico?
Non so se lo vedo.