Il 2015 è finalmente arrivato. Da qualche mese l’appuntamento sempre più imminente con l’Expo è sulla bocca di tutti, e così si moltiplicano le iniziative che anticipano il tema intorno al quale si articolerà la manifestazione, in nome di un ritrovato legame con la Terra che indichi nuove strade per la sostenibilità e la redistribuzione delle risorse. In nome di un imperativo morale (ma tangibile): nutrire il Pianeta. È evidente come il ritorno a un’agricoltura che privilegi la varietà e l’identità “colturale” proceda nella stessa direzione, e l’Italia, a dir la verità, ce la sta mettendo tutta.
Qualche giorno fa Senato e Camera dei Deputati hanno approvato una proposta di legge sulla conservazione dell’agrobiodiversità (e con essa degli antichi sistemi di coltivazione, delle tradizioni locali e dei paesaggi rurali e storici che preservano l’insieme dei valori culturali della campagna). Il provvedimento non si limita a tutelare la biodiversità agricola, ma anche a limitare lo spopolamento e a preservare il territorio da inquinamento genetico.
A questo è finalizzata la costituzione di una vera e propria Anagrafe Nazionale della biodiversità, in un Paese come l’Italia in cui si stimano a rischio di estinzione oltre 1500 varietà di frutta (e anche diverse specie animali), minacciate dalla diffusione della coltura intensiva. L’istituzione dell’anagrafe porterà alla redazione di un catalogo che includa tutte le risorse genetiche locali di origine vegetale, animale o microbica, di cui saranno responsabili le regioni e le province autonome; in azione congiunta con il neonato Comitato permanente per la biodiversità agraria e alimentare.