La plastica nei supermercati
Più di 300 milioni di tonnellate di plastica l'anno, 8 dei quali finiscono negli oceani. Sono questi i numeri critici che emergono dalle ultime analisi dei gruppi ambientalisti internazionali, che offrono una panoramica sempre più seria e delicata dell'inquinamento mondiale causato dall'accumulo di prodotti plastici. Una problematica che non può più essere ignorata, considerando che complessivamente solo il 14% di questi rifiuti nel mondo viene riciclato (30% in Europa su un totale di 25 milioni di tonnellate annue). Ecco perché l'Unione Europea ha dato il via a un'offensiva per far sì che gli imballaggi immessi sul mercato siano tutti biodegradabili e riutilizzabili, un progetto che l'UE si propone di portare a termine entro il 2030. Un piano che comprende oltre 650 prodotti tra carne, riso, salse, latticini, frutta e verdura, tutti confezionati in vetro, metallo, carta e materiali compostabili di origine vegetali chiamati “biofilm”, in grado di scomporsi automaticamente entro dodici settimane.
Il supermercato biodegradabile
Via libera, quindi, ai reparti “plastic-free”, a cominciare dall'Olanda. L'iniziativa nasce dalla collaborazione di Ekoplaza, la catena olandese di supermarket di alimenti biologici, con il gruppo ambientalista A Plastic Planet, organizzazione da tempo impegnata nella lotta all'inquinamento, all'insegna del rispetto del territorio e dell'ambiente, soprattutto quello marino. L'obiettivo finale? Togliere la plastica da tutti i 74 punti vendita della catena entro la fine del 2018. “Per decenni hanno venduto ai consumatori la bugia che non possiamo vivere senza plastica nel cibo e nelle bevande”, ha spiegato Sian Sutherland al Guardian. E aggiunge: “Un reparto privo di plastica cancella questa falsa convinzione. Finalmente possiamo vedere un futuro in cui il pubblico può scegliere se acquistare plastica o meno. Allo stato attuale non abbiamo scelta”.
La consapevolezza dei consumatori
"Sappiamo che i nostri clienti sono stanchi di prodotti carichi di strati di plastica. Le corsie prive di plastica sono un modo davvero innovativo di testare i biomateriali compostabili che offrono un'alternativa più rispettosa dell'ambiente ai soliti imballaggi" continua l'amministratore delegato di Ekoplaza Erik Does. Parola d'ordine, dunque: libertà di scelta. Una scelta consapevole e presa in maniera autonoma da ogni consumatore, che può optare per per i prodotti e soprattutto le confezioni che preferisce. Non si tratta di un'imposizione, dunque, ma di un diritto, un privilegio che viene offerto a ogni cittadino, finalmente libero di poter contribuire alla salubrità del terreno, del mare, e dell'ambiente in cui vive.
Le mosse dell'UE
Ma quello di Amsterdam è solo il primo di una serie di punti plastic-free in Europa. Limitare l'uso dei sacchetti monouso e di tutti gli imballaggi: questo l'obiettivo dell'Unione Europea per i prossimi anni. Con qualche giorno di anticipo, anche il governo di Londra ha promesso l'eliminazione totale dei rifiuti di plastica “non necessari”, ma con una scadenza pluri-decennale, entro il 2042. Fra le misure introdotte nel piano di Theresa May, l'imposta di 5 pence sui sacchetti monouso per tutti i rivenditori di Gran Bretagna, e non più solo le grandi catene, e ancora l'introduzione di corridoi con prodotti alimentari (in particolare le verdure) liberi da imballaggi di plastica, oltre all'impegno ad aiutare i Paesi in via di sviluppo nello smaltimento dei rifiuti. Un progetto in divenire partito (anche) a seguito dell'uscita del documentario Blue Planet II della BBC, che ancora una volta indaga i danni dei rifiuti di plastica negli oceani.
a cura di Michela Becchi