Un museo per il tartufo bianco
Ci sono voluti dieci anni per concretizzare l’idea, ma presto uno dei più celebri territori d’elezione del tartufo bianco avrà un museo che della cerca e della cavatura del prezioso tuber magnatum racconta la storia. Con l’obiettivo di dedicare a un prodotto simbolo della gastronomia piemontese lo spazio di approfondimento culturale che finora non ha mai avuto, ma anche per proporre un nuovo spunto d’interesse ai numerosi visitatori che raggiungono l’area per turismo enogastronomico. E anche in questa direzione il progetto del MUDET – come si chiamerà il Museo diffuso del Tartufo – dimostra una certa lungimiranza: il percorso, infatti, si articolerà tra il Comune di Alba e quello di Montà, grazie alla collaborazione tra due amministrazioni comunali intenzionate a creare un polo d’eccellenza attraverso la cooperazione tra enti e associazioni, e perché sia ribadito lo stretto legame del tartufo col territorio, spingendo il visitatore a spostarsi.
L’importanza del turismo enogastronomico
Così Alba, centro di grande attrattiva turistica delle Langhe e capitale universalmente riconosciuta del tartufo bianco, farà da traino a Montà e al territorio del Roero, finora meno coinvolto nel turistico che negli ultimi anni ha interessato Langhe e Monferrato. Una visione strategica che consentirà di dividere oneri e onori dell’ennesimo progetto di valorizzazione della cultura enogastronomica in una regione del Paese che della su tradizione rurale ha saputo fare un reale strumento di promozione turistica. A giudicare i 18 progetti pervenuti in risposta al bando di progettazione internazionale promosso dal Comune di Alba ci ha pensato una commissione di esperti, che ha riunito insieme a professori d’architettura anche un referente designato dal Centro Nazionale Studi Tartufo di Alba.
MUDET. Un museo diffuso
A vincere sono stati gli architetti Antonello Stella (ASArchitects), Narciso Piras e Simone Braschi, che ora saranno affiancati per la realizzazione del museo da alcune personalità preposte a vigilare sull’effettiva coerenza del lavoro con le prerogative territoriali e culturali dell’opera (tra loro anche il professor Massimo Montanari). Quando sarà completato, il museo (che la Regione Piemonte finanzia con 3 milioni di euro) prenderà forma tra gli spazi del Complesso della Maddalena di Alba e uno spazio ipogeo a Montà, dove l’esperienza si concluderà in un ambiente che evoca il momento della “cerca” del tartufo: 500 metri quadri ad Alba, per approfondirne gli aspetti scientifici, storici, letterari, artistici, culinari e commerciali; 900 metri quadri a Montà, per una visita dal taglio emozionale e sensoriale, in uno spazio sottostante piazza Vittorio Veneto, articolato in tre sezioni, habitat, trifolai e racconti. Ad Alba, invece, accanto alla zona d’accoglienza e alla biglietteria, sarà collocato anche il punto vendita, e uno spazio polifunzionale per attività didattiche, workshop e laboratori. “Quando sarà completato” spiega il sindaco di Alba Maurizio Marello “il museo colmerà una lacuna celebrando un prodotto che non è mai stato onorato e raccontato in maniera stabile. Segnando anche un collegamento tr Langhe e Roero, che ha meno flussi turistici nonostante le sue grandi risorse ambientali, culturali ed enogastronomiche”. Inoltre, il percorso diffuso coinvolgerà anche il Comune di Roddi, dove un’ala settecentesca del castello cittadino ospiterà il discorso più legato alla cucina di Langa, mettendo in luce il ruolo del tartufo.