Poco più di undici anni fa moriva Angelo Paracucchi, un pioniere della cucina italiana troppo spesso dimenticato dalle cronache di settore. A lui, originario dell'Umbria ma presto partito per un tour europeo dopo gli studi di agraria, si devono alcune importanti conquiste della Nuova Cucina, che tra gli anni Settanta e Novanta si è espressa ai massimi livelli nel laboratorio-ristorante che aveva ideato in quel di Ameglia, nella Val di Magra al confine tra Liguria e Toscana: La Locanda dell'Angelo. Freschezza, eccellenza delle materie prime, superamento del confine tra dolce e salato, ricerche sulla struttura biochimica degli alimenti, una collaborazione eccellente con Alessi per cui realizzò la speciale lampada per le cotture in sala (uno dei suoi marchi di fabbrica).
Questo e molto altro ci ha lasciato in eredità, raccolta con passione dal suo primo allievo, il figlio Stefano, che lo ha sempre affiancato in sala e ha continuato a gestire la Locanda dopo la morte del padre, non tradendone gli ideali e anzi preservando un'importante tradizione gastronomica e consuetudine di sala.
Ma il 30 marzo 2015 la notizia della scomparsa di Stefano Paracucchi rimbalza in rete: a darne l'annuncio un commosso Mauro Ricciardi, chef della Locanda dal 2013. Una morte improvvisa che porta via un protagonista della ristorazione italiana e non può che aprire un interrogativo sulla sorte della Locanda dell'Angelo. Ma ora c'è spazio solo per il lutto.