Formaggio italiano, passione internazionale
Tutti pazzi per il formaggio italiano. Malgrado la concorrenza dei cugini d’oltralpe, i prodotti caseari made in Italy hanno fan in tutto il mondo: a confermarlo è lo studio di Assolatte, che spiega il successo dei nostri formaggi anche in roccaforti della produzione casearia come Francia o Svizzera. Per non parlare delle ultime conquiste sui mercati asiatici, dove i consumatori stanno dimostrando un interesse sempre più forte per i prodotti caseari italiani.
E Assolatte ha realizzato una mappa per spiegare quali tipologie di formaggio siano più diffuse e amate nel mondo. Vediamo quali sono.
L’Europa. Dalla mozzarella al Gorgonzola, passando per Parmigiano e Grana
Per qualcuno potrebbe essere una sorpresa, ma è proprio la Francia il primo mercato di destinazione per i prodotti caseari italiani in Europa. Ogni anno i francesi mangiano 1,2 kg di formaggio italiano a testa e sono i più grandi consumatori di mozzarella italiana: nel 2016 ne hanno comprati circa 30 milioni di kg. Ma anche il Gorgonzola, nella patria del Roquefort, fa registrare numeri di tutto rispetto: nel 2016 l'export è cresciuto del 12% toccando le 4200 tonnellate.
Anche cugini svizzeri, considerando superficie e numero di abitanti, si difendono bene. Nelle valli elvetiche vanno pazzi per Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche per la mozzarella. In ogni caso la Svizzera si conferma il secondo mercato estero per l’Asiago, con la distribuzione locale che assorbe il 20% del totale delle esportazioni.
Tra gli inglesi il formaggio più acquistato è la mozzarella (62% di acquirenti), seguita dal Parmigiano Reggiano (48%). Ma attenzione anche ai dati del Provolone, cresciuto del 18% in un solo anno. La Spagna invece ha gusti affini ai nostri e non è difficile immaginare cosa vada per la maggiore: il Grana Padano vince a mani basse e, dopo aver messo a segno un +29% nel 2014 e +10% nel 2015, lo scorso anno ha incrementato ancora il dato, toccando quota 83.000 forme.
Infine, la Germania, paese amante dei formaggi duri come Grana e Parmigiano: numeri da capogiro per questi due prodotti, che toccano quasi 750.000 forme l’anno. Forte crescita di interesse anche per il Gorgonzola, con le importazioni cresciute del 43% in un solo anno.
Le Americhe. Pecorino Romano, Taleggio e provolone
Sono statunitensi, canadesi e brasiliani a decretare il successo dei formaggi italiani nel continente americano. In Canada le esportazioni superano già le 4.500 tonnellate annue, con protagonisti ancora Gorgonzola, Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Ma sono gli Stati Uniti il vero paradiso per l'export caseario italiano: qui arrivano tutte le principali specialità e in particolare il Pecorino Romano, formaggio molto amato dai consumatori locali. Un prodotto che da solo rappresenta circa un terzo di tutti i formaggi importati dagli Usa: ma sulle tavole americane non mancano neanche Grana Padano, Parmigiano Reggiano, Gorgonzola e Provolone. O il mascarpone e il Taleggio, amati soprattutto negli stati della costa occidentale. Da non sottovalutare in questo quadro i consumatori brasiliani: alla mozzarella italiana preferiscono il mascarpone, ma stanno scoprendo anche il Gorgonzola e il provolone.
Ricotta e mozzarella in Asia e Oceania
Gli australiani amano il mascarpone, che nel 2016 ha fatto registrare esportazioni dalla cifra record di 370 tonnellate. Ma le distanze non aiutano e nei ristoranti australiani i formaggi più usati restano quelli a lunga stagionatura.
In Cina, invece, si consumano di più i formaggi freschi, con mozzarella, mascarpone e ricotta in cima alla lista: sono questi i formaggi importati nella Repubblica Popolare che tra il 2015 e il 2016 hanno registrato il maggior tasso di crescita. Prodotti che riescono a trainare l’export italiano nel paese asiatico, aumentato del 45% nel 2016.
Infine, il Giappone, il paese “più italiano” tra gli asiatici: quasi il 40% dei formaggi che lasciano l’Italia per andare verso l’Oriente arriva sulle tavole giapponesi. La mozzarella e il mascarpone sono i più apprezzati: nel 2016 i volumi di vendita sono cresciuti del 6% circa.
a cura di Francesca Fiore