A Fuorigrotta c'è il tempio del calcio napoletano, lo stadio San Paolo - oggi Maradona -, e, a Fuorigrotta, da 70 anni c'è un tempio della pizza: Fratelli Cafasso in via Giulio Cesare 156. La sua storia inizia nel 1953, ma è parte di una dinastia la cui attività parte alla fine del Settecento. Peraltro - curiosità - con un altro nome: in origine il locale porta il nome Capasso, come del resto anche la famiglia fondatrice, ma per un errore burocratico di trascrizione successivamente entrambe si ritrovarono a cambiare cognome.
La storia di Fratelli Cafasso di Fuorigrotta
Ugo, classe 1945, cresce nel locale dei genitori e il mestiere di pizzaiolo ce l'ha scritto nel suo destino. Sta a lui portare avanti l'eredità del padre e ancor prima quella del nonno, Don Vincenzo Capasso, fondatore della Pizzeria Capasso a Porta San Gennaro dal 1847, nel 2017 entrata a far parte dell’Unione Storica delle pizzerie napoletane, Le Centenarie, e altro simbolo indelebile per i napoletani (è morto ultranovantenne nel 2019). Qui Don Peppino, figlio di Vincenzo e padre di Ugo, si è fatto le ossa per poi spostarsi negli anni Cinquanta a Fuorigrotta con la moglie e cinque figli, due femmine e tre maschi, Antonio, Rosario e appunto Ugo. Che nasce quindi "sporco di farina" e si mette al lavoro ancora bambino, subito dopo la licenza elementare, raccogliendo il sapere di una stirpe di pizzaioli che ha cavalcato decenni di storia, quelli che una volta venivano chiamati "friggitori" e che durante l'occupazione tedesca impastavano con la farina che gli "scugnizzi" rubavano in sacchi ai camion nazisti e per distribuirli per le strade.
Ugo Cafasso, una vita tra banco e forno a legna
Ugo rileva ufficialmente l'attività paterna negli anni Ottanta, portando avanti la tradizione del luogo dove è nato e ha sempre vissuto. Qui ogni giorno, al cospetto dei tanti affezionati del quartiere come dei personaggi del mondo dello spettacolo che venivano a trovarlo, ha onorato il buon nome - tutti e due, a dire il vero - della famiglia affinandosi nel tempo su tempi di lievitazione e miscele di farine. Nel 1997 è il figlio Stefano a prendere in mano le redini del locale, ma papà Ugo continuerà a presenziare in sala e qualche volta a sostituirlo in cucina.
Fratelli Cafasso a Fuorigrotta è un posticino semplice (secondo la filosofia napoletana: pochi fronzoli, tanta sostanza), discreto e tanto amato dalla gente del quartiere sia per i piatti tipici che per le sue pizze classiche e peculiari, non troppo grandi di diametro, distanti dalla ruota di carro, cotte in forno a legna per massimo un minuto e mezzo a circa 450 gradi centigradi. Un impasto soffice e leggero, il cui segreto comunque è custodito gelosamente dagli eredi della famiglia, che lievita per 24 ore e dà vita a una tonda morbida e digeribile. In menu ci sono proposte classiche, in coerente ossequio alla fulgida tradizione cittadina (Marinara, Margherita, ma anche la Doc, con filetto di pomodoro, bufala, basilico ed extravergine a crudo) e qualche "rivisitazione", per esempio una Marinara con tre diversi tipi di pomodorini campani (datterino giallo e rosso e piennolo), o la Baita di R. Cafasso: datterini rossi, porcini, provola di Agerola e salsiccia. Senza dimenticare il calzone ripieno di scarola, con la crosticina di formaggio in superficie.
Sono tanti a piangere la scomparsa di Ugo, definito all'unanimità un uomo onesto e dagli alti valori morali. Di lui l'Associazione Verace Pizza Napoletana ha scritto «Ha saputo valorizzare negli anni la Vera Pizza Napoletana non piegandosi mai alle mode del momento, mantenendo inalterato il suo inconfondibile stile di pizza e tramandandolo in ottime mani, quelle del figlio Stefano».
Foto di copertina di Luigi Savino