Morto Severino Garofano. L'enologo di Puglia che ha cambiato il destino del Negroamaro

5 Set 2018, 16:00 | a cura di

Il ricordo dell'enologo irpino, adottato dalla Puglia già nel 1957, scomparso all'età di 83 anni nella sua casa in Salento, circondato dall'affetto dei familiari. Ecco come ha cambiato il volto della viticoltura salentina. 

 

Quando negli anni anni Ottanta si voleva capire cosa stava succedendo nel Sud, Severino Garofano è stato un punto di riferimento obbligato, uno dei pochi in verità. Di origine irpina (classe 1935, da San Potito Ultra nell'avellinese), arrivò in Puglia nel 1957. A lui si deve il merito di aver fatto superare al Negroamaro la vecchia immagine di prodotto da taglio e di averlo lanciato come un grande vino. Nella sua lunga carriera è stato consulente di aziende prestigiose, da Cosimo Taurino a Candido, all’Agricola Vallone e altre ancora, nelle quali il vitigno, spesso insieme a piccole percentuali di Malvasia nera, ha sempre avuto un ruolo di primo piano. Le sue interpretazioni del Negroamaro sono state magistrali: il Notarpanaro e il Patriglione di Taurino, insieme al Graticciaia Vallone e al Cappello di Prete Candido, hanno segnato gli anni Novanta del vino meridionale. Esperienza ripetuta anche in Calabria con l'azienda Librandi ed il Gravello. Grandi rossi ma anche altrettanto grandi rosati di cui è stato un fautore convinto e motivato anche in tempi in cui era davvero difficile proporlo sulle tavole degli italiani. Ma il suo ruolo non solo è stato esercitato con successo nel mondo delle aziende private, anche nella cooperazione ha lasciato un segno indelebile.

 

L'impegno nelle cantine sociali

Infatti per 50 anni ha lavorato come enologo della Cantina Sociale di Copertino, costruendo quasi dal nulla un marchio di grandissimo appeal. Le sue vecchie annate di Copertino Riserva ancora oggi lasciano il segno. "Il Copertino rosso della Cantina sociale di Copertino è il mio vino, il vino del cuore", dichiarò in un’intervista di qualche anno fa, per sottolineare quanto fosse forte questo legame. Una passione che ha trasmesso ai suoi figli, Renata e Stefano, che con il Salento Negroamaro Le Braci perpetrano la tradizione di famiglia nella Tenuta Monaci. Persona colta, gentile e con un grande senso dell'ironia, ormai da molti anni non appariva più in pubblico se non in rarissime occasioni, lasciando ai suoi figli gli oneri e gli onori della ribalta. E' stato uno dei padri nobili della rinascita dei vini della Puglia e del sud. Molte giovani generazioni di enologi pugliesi e meridionali lo hanno preso d'esempio per la capacità di interpretare e di esaltare il carattere dei vini, per tanti giornalisti è stato un'indipensabile chiave di volta per capire una realtà in evoluzione. Il ricordo di Severino è senza tristezza; con rimpianto semmai o meglio con nostalgia, che è il sentimento dell'assenza e della mancanza. Ciao Severino. Condoglianze a tutta la famiglia dal Gambero Rosso.

 

a cura di Andrea Gabbrielli

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