Onofrio Pepe lascia un grande vuoto, ma anche una grande eredità piena di amici, appassionati, giornalisti, foodblogger, turisti, operatori turistici, chef, ristoratori e artigiani del cibo che hanno introiettato dentro di loro il grande valore della Murgia pugliese, quella che a poca distanza da Bari circonda i comuni di Altamura e Gravina sul confine con la Lucania fino a Matera di cui Gravina è un alias meno turistico, più rurale e per alcuni aspetti più integro. Onofrio si è spento dopo un lungo percorso ospedaliero in cui ha combattuto con tutto sé stesso (in silenzio e con eleganza, come sempre) una grave malattia cardiaca.
Chi era Onofrio Pepe
Onofrio - intellettuale, politico, menestrello e cantastorie, elegante dandy di un angolo d’Italia dove l’eleganza e il fair play sono ancora molto importanti - aveva i suoi riferimenti fissi, simbolo di quella terra agricola e aspra, ricca di monumenti ambientali e di cultura: il fungo cardoncello, figlio principe della Murgia, “un fungo democratico” lo definiva Onofrio perché accompagna sempre i suoi compagni di piatto senza mai sovrastarli e perché è un figlio dei campi, della società rurale, di terreni poveri e pietrosi. E il grano duro, altro grande figlio della Murgia, di Altamura con i suoi pani e di Matera, cugina vicina delle cittadine pugliesi di cui costituisce un valore culturale profondo.
Il lavoro con il grano duro e la brigata del Viale
Tanto che l’ultima grande amicizia e battaglia di Onofrio è stata proprio quella fatta insieme al maestro pasticcere e fornaio Vincenzo Benvenuto, anima della Caffetteria del Viale di Altamura: qui i due provavano, impastavano, degustavano, inventavano una nuova arte pasticcera basata sul grano duro e che non ha mai avuto standard ufficiali sul fronte della lievitazione, della codificazione, dell’impatto e del profilo organolettico. Un laboratorio vivente e in continuo progress da cui Onofrio lanciava le sue battaglie perché la Murgia e la sua cultura materiale potessero trovare un futuro in un mondo sempre in via di evoluzione e di cambiamento nella gastronomia, alta o bassa che fosse. Da quella “base” Onofrio aveva goliardicamente costruito La brigata del Viale che oggi così lo piange: “Le tue idee, le tue interviste, la tua presenza nella Caffetteria del viale hanno fatto della "brigata" un gruppo unico e irripetibile. Sarai sempre dei nostri, caro amico e fratello”.
Onofrio Pepe era un politico, sempre attivo nell’ambito della sua sinistra che viveva sempre in funzione del riscatto della sua terra.
L'associazione Amici del Cardoncello
Ci conoscemmo alla fine degli anni ’90: lui attivo sul territorio, io al lavoro a l’Unità che era il suo giornale di riferimento e per cui collaborava da Bari. In quel momento, in anticipo ma anche in sintonia con le tendenze che da poco cominciavano a prendere forma, si inventò l’associazione Amici del Cardoncello, pensata e costruita insieme a Vissani e con il supporto attivo di Renzo Arbore che ne prese simbolicamente la presidenza e cui da vent’anni Onofrio mandava altrettanto simbolicamente alcune bottiglie del suo extravergine con etichetta personalizzata, e con la tessera numero 1 staccata per Massimo D’Alema, allora protagonista della grande politica nazionale.
“Per anni” raccontava Onofrio “centinaia di braccianti hanno vissuto raccogliendo e vendendo cardoncelli. Bastava seguirli sui sentieri delle Murge per capire la tecnica di ricerca: lunghe falcate, quasi di corsa. Ognuno aveva il suo posto, il suo luogo, il suo avvallamento, la sua pietra affiorante come segno di orientamento. I fungaioli sono quasi scomparsi, come i pastori, come le donne dei vicoli che nei paesi lavoravano la semola per farne pasta fatta a mano. E stava per sparire anche il fungo cardoncello, negli anni ‘80. Uno spietramento selvaggio ha distrutto la cotica erbosa che per crescere ha bisogno di almeno cent’anni. Distruggendo così l’habitat naturale del fungo, dove crescevano erbe e piante spontanee e dove dominava incontrastato, da ottobre ad aprile, il cardoncello”.
Da qualche anno - con il sostegno attivo e infaticabile di Onofrio che per dare futuro alla sua terra si impegnava in tutti i modi e in tutti i sensi - dai contatti con la politica locale fino ai tavoli nazionali, senza paura (anzi con orgoglio) di contattare vip e intellettuali di ogni grado e convinzione - il cardoncello è rinato grazie all’impegno di un paio di cooperative che, a ridosso delle Murge, hanno ricreato seme e habitat per la coltivazione di quel fungo libero e democratico: una battaglia culturale sostenuta e vissuta con orgoglio anche da tanti ristoratori e operatori del territorio, ma non solo, tra cui Igles Corelli che in tempi recenti ha condiviso con Onofrio tante ricerche e battaglie per affermare sulle tavole italiane i grandi prodotti pugliesi.
a cura di Stefano Polacchi