Da Vietri sul Mare a Londra. Con la passione per il cibo
Oltre 20 libri pubblicati, una carriera trascorsa in televisione per raccontare agli inglesi il legame degli italiani con la buona tavola. E poi il primo ristorante, a Londra, il Neal Street Restaurant di Covent Garden, da cui la celeberrima catena Carluccio’s, con locali aperti in tutta la Gran Bretagna, ha preso le mosse. Antonio Carluccio, 80 anni, è scomparso qualche ora fa, cadendo in casa. Originario di Vietri sul Mare, era arrivato in Inghilterra nel 1975, dopo aver girato l’Europa in cerca di fortuna, come dipendente dell’Olivetti prima, agente finanziario e immobiliare poi, distributore di vini italiani in Germania. Proprio con l’arrivo a Londra, alla metà degli anni Settanta, la sua passione per il vino gli aveva permesso di avvicinare il mondo della ristorazione italiana, mentre cominciava a cimentarsi dietro ai fornelli da amatore, prima di scoprire che della cucina avrebbe potuto fare un mestiere nel 1981, in occasione della competizione annuale del Sunday Time Cook of the Year. Nel 1989 rilevò niente meno che da Terence Conran il Neal Street Restaurant (di cui era diventato manager qualche anno prima), che avrebbe chiuso definitivamente solo nel 2007. Un banco di prova importante per Carluccio, che in cucina portò la sua italianità e la passione per i funghi, diventando a tutti gli effetti il più famoso ambasciatore del made in Italy enogastronomico in Inghilterra, prima di tanti altri. Non a caso, fra i suoi discepoli, oggi le cronache ricordano l’alunnato di Jamie Oliver, che – seppur con interpretazioni estremamente personali – alla cucina italiana deve il suo successo nella ristorazione mondiale. Ben prima di lui, però, era toccato ad Antonio Carluccio conquistare riflettori e palcoscenici mediatici – nel 2011 la consacrazione con la trasmissione televisiva in onda sulla Bbc, Two greedy italians, insieme all’amico Gennaro Contaldo, prodotta proprio da Oliver - e una prolifica attività editoriale, con 22 libri pubblicati, tra cui l’autobiografia del 2012.
I Carluccio’s Cafè e la cucina italiana a Londra
Parallelamente, dall’inizio degli anni Novanta, con l’esordio del primo Carluccio’s Cafè, prendeva forma quel gruppo di ristorazione informale incentrato sull’offerta di buona gastronomia italiana che avrebbe assicurato ad Antonio e sua moglie molti successi. All’epoca, l’idea fu pionieristica: al servizio al tavolo, presto si aggiunse un corner di rosticceria e una piccola bottega per la vendita al dettaglio di prodotti made in Italy. Di Caffè Carluccio, dal 1999 quando si costituì la società, ne aprirono moltissimi, alcuni oggi sono ancora in attività, ma la famiglia ha venduto il brand a una società di Dubai nel 2010, per 90 milioni di sterline. Famosissimo e molto stimato nel mondo anglosassone (nel 2007 ha ricevuto dalla Regina l’Ordine dell’impero britannico), la stampa inglese lo ricorda come Godfather della cucina italiana (con un appellativo non proprio esaltante, ma gli stereotipi sono duri a morire...): una ricerca dell’Osservatorio della Stampa Estera, pubblicata nel 2016, lo attesta come secondo italiano più apprezzato e influente in Inghilterra. Sulla sua pagina Facebook, Jamie Oliver ricorda il maestro “con grande tristezza”, tratteggiando il suo profilo “in piedi sull’uscio del ristorante, col sigaro in bocca, un buon calice e la sua incredibile chioma argentata” ai tempi del ristorante di Covent Garden, “dove fu il mio primo boss, 25 anni fa”. “È stato un incredibile ambasciatore del cibo che ci mancherà” continua Oliver “una voce carismatica nel divulgare le specialità italiane. Viva Antonio Carluccio”. Sotto le sue parole, la copertina di uno dei primi lavori dello chef, Passion for Pasta, immortalato sorridente e bonario alle prese con una forma di parmigiano ricolma di pasta al pomodoro. L’immagine dell’Italia che ama i piaceri della tavola.
a cura di Livia Montagnoli