Storia del mirto selvaggio nato sul monte da cui si vede tutta Genova

14 Gen 2025, 15:44 | a cura di
Il mirto è un richiamo alla macchia mediterranea con tutti i suoi odori e colori. La correlazione con la Sardegna è risaputa e affermata, ma anche la Liguria ha la sua storia da raccontare

Per godere di una vista panoramica sull’intera città di Genova si consiglia spesso la strada del Monte Moro. Da percorrere in macchina o a piedi, è il modo migliore per osservare il golfo nel suo insieme. I più attenti noteranno che fra la vegetazione del posto si nasconde anche qualcosa di speciale. I locali, vedendo le piante di mirto, esclameranno “Toulì”, ossia eccolo lì. È proprio questo il nome della giovane realtà che da qualche anno ha intrapreso un progetto agricolo volto alla lavorazione del mirto selvaggio del Monte Moro.

Due amici che si convertono al mondo agricolo

Dietro Toulì c’è l’ambizione di Matteo Corsi e di Pietro Beccaro, due amici ora anche soci. Pietro, appassionato di natura, trekking e agricoltura, è il referente della parte agricola e di quella produttiva. Laureato in ingegneria, dopo anni fuori da Genova e dall’Italia, oggi ricopre un ruolo di responsabilità nel settore acquisti food & beverage di un gruppo internazionale. Matteo, da sempre interessato a imprenditoria, commercio e territorio, gestisce e coordina la strategia commerciale e di promozione del prodotto, oltre a quella legale grazie alla laurea in giurisprudenza.

“Il nostro obiettivo era quello di creare un progetto imprenditoriale proprio, basato su comuni passioni e sulla rivisitazione in chiave locale di un liquore della tradizione. Abbia provato a creare un’economia legata alla macchia mediterranea ligure e al mirto, valorizzando la territorialità, la componente agricola e la filiera corta tipica del mondo vitivinicolo”, dice Matteo a Gambero Rosso. “Il lavoro agricolo caratterizza fortemente il nostro progetto: alla base di Toulì Mirto Selvaggio del Monte Moro c’è un modello di gestione agricola orientato alla tutela e rigenerazione della macchia mediterranea che si pone l’obiettivo di mostrare come un’iniziativa agricola possa integrarsi nel tessuto economico, sociale e culturale della comunità locale”.

La scoperta del mirto selvaggio sulle alture genovesi

“Qualche anno fa ci siamo accorti che sulle alture di Genova e, in particolare, nei pressi del Monte Moro - zona rurale adiacente ai quartieri del levante genovese - crescevano numerose piante spontanee di mirto. In una porzione di quei terreni storicamente di proprietà della famiglia di Pietro, abbiamo quindi iniziato a raccogliere le bacche e fare le prime prove del mirto. Via via più soddisfatti della ricetta, abbiamo organizzato una produzione sempre più consistente fino ad arrivare alla commercializzazione del mirto”. Nei primi anni, la produzione del liquore è stata quasi esclusivamente destinata alla ricerca della migliore ricetta. In questo periodo hanno ricevuto giudizi positivi, critiche costruttive e sostegno di appassionati, sostenitori e ristoratori, sia per la qualità del prodotto, sia per l’originalità del progetto. Il lancio sul mercato nel 2024 è stato reso possibile anche grazie ai tanti amici che in modo volontario hanno contribuito nel tempo alla manutenzione dei terreni, alla cura delle piante, alla raccolta e selezione delle bacche.

Sostenibilità del territorio

L’ obiettivo è quello di creare un’economia legata alla macchia mediterranea e, in particolare, al mirto, attraverso, la diffusione e la promozione delle buone pratiche agricole coinvolgendo la comunità locale e ideando proposte commerciali sostenibili. “Abbiamo studiato il Progetto Nocciole Italia di Ferrero Halzelnut Company e vogliamo provare a declinarlo sui terreni liguri e sulla pianta di mirto”. “Abbiamo avuto l’opportunità di condividere questo e molto altro sul nostro progetto agricolo anche con interlocutori istituzionali in occasione di SmartCup 2024 promossa da Regione Liguria, organizzata da Filse - Finanziaria Ligure per lo Sviluppo Economico - in collaborazione con l’Università di Genova e numerose realtà appartenenti al mondo della ricerca e del tessuto economico presenti sul territorio. La nostra idea imprenditoriale è stata accolta con grande interesse e ci ha visti arrivare in finale e vincere un premio messo a disposizione da un partner”.

Interessante anche lo studio relativo al riutilizzo delle bacche esauste al termine della lavorazione del mirto. “Il processo di produzione del mirto consiste nell’infusione delle bacche in alcol e successivo filtraggio della parte solida dalla tintura. La quantità residua di bacche è molta: per questo ci siamo chiesti potessero essere riutilizzate. Abbiamo inizialmente coinvolto i nostri clienti ristoratori affinché si divertissero a sperimentarle in qualche ricetta. Alla fine, però, ci siamo accorti che il riutilizzo più interessante delle bacche esauste è infonderle nuovamente in acqua per estrarne l’alcol residuo oppure distillarle, come si usa fare con le vinacce nel vino. Per questo, stiamo proprio lavorando a un nuovo prodotto: un distillato di bacche esauste di mirto. La ricetta è quasi pronta, vediamo se già nel 2025 riusciremo a mettere sul mercato un nuovo prodotto a marchio Toulì”.

Toulì Mirto del Monte Moro - Genova - Instagram

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