Era il 13 febbraio 1976, più o meno quarantotto anni fa. Il Corriere d’Informazione, l’edizione pomeridiana del Corriere della Sera, aveva appena inaugurato quella che era la prima pagina dedicata alla a gastronomidi un quotidiano italiano. L’idea era stata del direttore Cesare Lanza, la penna quella di Edoardo Raspelli, che si trovò a “inventare” di colpo un settore nuovo del giornalismo italiano. Tra le rubriche di quella pagina, che proprio grazie a Raspelli – di recente fatto fuori dalla Stampa e dal gruppo Gedi – ho potuto guardare, c’era una rubrica: “Dove mangiare oggi dopo le 23”.
Un elenco di – li ho contati – ben 63 locali milanesi aperti “fuori orario” suddivisi per orario di chiusura della cucina: alle 23,30 ne chiudevano 19 (tra essi Torre di Pisa, Il Milanese, El Toulà, L’Assassino, La Stampa, Riccione), a mezzanotte 11 (tra essi Savini, La Conchetta, Al Genovese), cinque alle 0,30 (Al Penny, L’Elefante e altri), undici all’1 (Dino, La Fiorentina, Taverna Greca Thanassi e altri), sette all’1,30 (Chateau d’Avignon, Taverna S. Agnes, Al Capriccio), altri sette alle 2 (Ebe e Renato, Da Michele, Al Nero), uno alle 2,15 (St. Andrews) e due alle 2,30: Biffi Scala e Gipsy King. Insomma, una bella scelta in quella che non era nemmeno la Milano da bere, piuttosto quella da sparare.
Il cibo notturno fa schifo
E oggi, dove mangiamo a Milano dopo le 23? Dal kebabbaro o al McDonald’s, se è uno di quelli aperti fino a mezzanotte. In qualche bar si potrà sperare di avere un toast. Ci sono i chioschi da scappati di casa, qualche paninaro, un paio di insegne note tra i nottambuli perché sfamano le anime lunghe come in un quadro di Edward Hopper: Le Capannelle (sul sito dicono di essere aperti tutta notte fino alle 6) in Papiniano, oppure Calafuria in viale Marche.
Qualche locale resta aperto fino a mezzanotte e oltre, ma la cucina chiude decisamente prima. Silvano, la recente apertura a NoLo di Cesare Battista di Ratanà e Vladimiro Poma, è stato molto apprezzato dai “nolers” per essere piuttosto elastico con gli orari: ma vuol dire che l’ultima prenotazione puoi farla alle 23. Il ristorante-bar Il Marchese, spin off di un locale romano in via dei Bossi, è sì aperto fino alle 2, ma da sito internet chiarisce che “la cucina chiude alle 23,30”. Ciò significa che l’ultima ordinazione può essere fatta ragionevolmente alle 23.
La Cooperativa La Liberazione con quella sua area da covo di anarchici, è un punto di riferimento per i gastrovaghi di zona Lambrate. Rosy e Gabriele in via Sirtori, zona Porta Venezia, probabilmente non vi caccerà se vi presenterete alle 23, così come l’altra sera ho visto qualcuno accomodarsi alle 22,45 da Masuelli San Marco, ma era un sabato. La trattoria Blitz in via Cenisio accoglie anche a mezzanotte, mentre da Caciara attorno a mezzanotte ancora si può sperare.
Il Mercato Centrale, che sarebbe naturalmente un ricettacolo di gente con fame chimica, per la sua collocazione dentro la stazione Centrale e per la sua offerta variegata, chiude a mezzanotte ma già alle 23,30 di un giorno feriale è lugubre come il pronto soccorso di un ospedale.
L'ultima comanda
Poca roba, alla fine. L’altra sera, una domenica, in un bistrot di quelli tutti vini naturali e piatti sostenibili in zona Turro, buona stampa e sorrisi caldi, appena mi sono seduto, ed erano le 20.10, mi hanno fatto notare che la cucina chiudeva alle 22, ma poi alle 21,30 una cameriera ansiosa ci ha fatto notare che era l’ultima chiamata per un’ordinazione.
Scene come queste sono consuete a Milano, che vuole giocarsela come grande hub gastronomico ma ha un chiaro problema di orari. E certo, se ne parla da molto. E certo, la sostenibilità umana pretende oggi che un ristorante faccia orari che consentano al personale di godere del giusto riposo, e certo, già normalmente nessun giovane vuole lavorare nella ristorazione, figuriamoci se si finisce alle 2 di notte. E certo, certo, certo. Però la ristorazione è un servizio, fare tardi non è un vizio, e la domanda e l’offerta devono incontrarsi. Perché se ho fame a mezzanotte uscito dal cinema, un kebab mi sta anche bene, ma se avessi un po’ di scelta sarei anche più felice.
Milano, abbiamo un problema di orari.