Un territorio che vanta una tradizione olivicola antica, che risale all’epoca preromana come testimoniano i reperti ritrovati sulle sponde del lago. A salvare questa tradizione, che rischiava di scomparire completamente, furono i monaci dei tanti monasteri sparsi tra il Garda e la pedemontana veneta. In epoca medievale l’olio ebbe un ruolo sociale ed economico talmente importante da essere utilizzato come moneta corrente per pagare decime e canoni d’affitto, mentre nel Cinquecento il Benaco divenne il centro di produzione dell’olio di oliva per tutta l’alta Italia.

Le caratteristiche del Veneto olivicolo
Tra le regioni lacustri del nord est d’Italia che producono olive e olio, di certo il Veneto è quello a valenza economica più significativa: oltre 5.000 infatti sono gli ettari di oliveto messi a dimora e una quarantina i frantoi attivi.
Oltre alla parte agronomico-produttiva esiste, in Veneto, anche un grande valore ecologico-paesaggistico dell’olivo. Così l’oliveto è anche tutela del territorio: difesa dal suo lento abbandono e rilancio turistico di queste zone dove il visitatore può facilmente approdare dopo aver visitato le vicine città d’arte: Verona, Venezia, Padova, Treviso. A tutela della territorialità e della qualità della produzione oleari sono presenti due Dop nella regione: Garda Orientale e Veneto, diviso nelle 3 sottozone Valpolicella, Euganei e Berici, del Grappa.