Il primo pezzo di isola a vedere la presenza dell'olivo in Sicilia fu sicuramente il versante orientale, quello legato alla presenza dei Monti Iblei e dell'Etna, dove il fertile terreno vulcanico ancora oggi dà vigoria agli alberi e alle colture locali. A testimonianza di ciò c'è il sito archeologico di epoca paleolitica situato a Castelluccio di Noto dove sono state trovate tracce e testimonianze di utilizzo di olio di oliva risalenti a ben 4mila anni fa. A dare impulso e metodo all'olivicoltura locale, come in molte altre zone della Penisola, ci pensarono i monaci Benedettini e Cistercensi che ebbero un ruolo fondamentale sia dal punto di vista agronomico, ma anche per quanto riguarda la messa a punto di efficaci tecniche estrattive, dando la possibilità di implementare la produzione su tutta l'isola.
La campagna olearia 2023/2024
L'ultima annata ha confermato più o meno i livelli di produzione sostanzialmente stabili rispetto alla già bassa produzione dello scorso anno e comunque al di sotto della media. Se infatti parliamo di una regione con un potenziale produttivo di circa 40mila tonnellate annue, da un paio di anni ci si attesta intorno alle 30-32mila. A pesare è sicuramente la scarsità di acqua e, spesso, la non ottimale gestione di quest'ultima. A dare linfa vitale a questo settore ci hanno pensato, però, le tante produzioni di eccellenza - come emerge dalle Tre Foglie assegnate ai migliori extravergine dell'isola sulla guida Oli d'Italia di Gambero Rosso - che hanno reso, ormai da molti anni, la Sicilia come una protagonista della produzione olearia di qualità. Anche sul lato commerciale gli oli siciliani godono di un successo sia interno, ma soprattutto all'estero dove sono riusciti a conquistare il gusto di molti palati grazie ai profumi vegetali di pomodoro ed erbe aromatiche che regalano molte delle varietà autoctone dell'isola.