I migliori oli extravergine d'Italia 2025 secondo il Gambero Rosso

3 Mar 2025, 15:31 | a cura di
Arriva nelle librerie Oli d'Italia 2025, la guida del Gambero Rosso che da 15 anni punta a valorizzare l'oro verde italiano d'eccellenza. La presentazione al Sol di Verona

Dieci anni fa l’allora eurodeputato Ivan Jakovcic presentò la proposta di risoluzione europea per l’introduzione di una nuova categoria merceologica che valorizzasse l'aspetto chimico, sensoriale, organolettico e salutare dell'olio extravergine di oliva di qualità. Si tratta di un percorso che molti produttori e consumatori italiani auspicano da anni (anche perché sanno bene cosa sia davvero la “qualità” e cosa significhi la concorrenza con prodotti che hanno lo stesso nome, ma che sono in realtà quasi da buttare) e che anche il Gambero Rosso ha sposato con la Guida Oli d'Italia fin dalla sua prima edizione nel 2011.

Quindici anni di assaggi, di confronto, di impegno nel valorizzare le tante potenzialità dell’oro verde italiano. Ora arriva nelle librerie la guida Oli d'Italia 2025 del Gambero Rosso, realizzata in collaborazione con Banca Monte dei Paschi di Siena e presentata al Sol2Expo di Verona.

Politica assente

Come spesso succede in questi casi, i primi a recepire il messaggio di un prodotto editoriale con questa impronta sono stati i lettori e i produttori. Meno reattiva è stata la politica, spesso incapace di intraprendere azioni tali da creare un approccio di evoluzione del settore oleario e di incidere con decisione su una svolta qualitativa della produzione nazionale. Una svolta che dovrebbe iniziare con azioni concrete in termini di sostenibilità, formazione per frantoiani e olivicoltori, valorizzazione delle peculiarità varietali di ogni territorio.

Definire il made in Italy

Anche – e ancor di più – quest’anno la Guida ci mostra come questo processo sia iniziato già “dal basso” grazie all’attenzione sempre maggiore delle aziende verso la qualità dell’olio; ciò che manca sono il supporto e lo stimolo di politiche (e politici) efficaci: in grado cioè di guidare e promuovere il cambiamento di una cultura agricola e di impresa che oggi è ancora ancorata a schemi vetusti. L’Italia può fare la sua parte prendendo in mano le redini di un percorso ed esserne protagonista: un disciplinare nazionale che definisca “l’extravergine di alta qualità italiano”: attraverso la fissazione di parametri più restrittivi rispetto a quelli previsti dall'enorme forbice legislativa europea, con campagne di comunicazione mirate, con la formazione costante per chi lavora in campo e in frantoio. I produttori che sono in questa Guida da 15 anni già lo stanno facendo. Ora c’è bisogno di alzare il tiro. Come Paese, non solo come singole aziende. Sempre se voglia continuare a dire (e in gran parte è vero) che l’extravergine italiano è di qualità superiore.

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