Le api in città
Potrebbe sembrare un controsenso, ma le api in città vivono meglio che nelle campagne. Il motivo è molto semplice: l’inquinamento urbano non causa la strage di api, cosa che invece avviene a causa dei pesticidi e i fertilizzanti chimici usati nelle campagne. Le api succhiano il miele dall’interno del fiore, evitando così lo smog che si accumula eventualmente sulla parte più esterna, mentre l’azione degli agenti chimici spruzzati sulle coltivazioni agricole è per loro letale. Inoltre, fiori e piante nei giardini e sui balconi permettono alle api di avere a disposizione una grande biodiversità. Come fare dunque a proteggere le api, controvertendo la loro progressiva riduzione? Portandole a fare il miele in città.
Il fenomeno dell’apicoltura urbana è già avviato in città come New York o Londra, che contano migliaia di apiari cittadini, ma da qualche anno anche l’Italia si sta mettendo al passo. Grazie a UrBees, progetto partito da Torino che mira a sistemare gli apiari in residenze private, musei, centri socio-culturali, orti urbani. E già restituisce risultati di tutto rispetto: oggi il capoluogo piemontese produce 400 chili di miele urbano, rispetto agli 80 di due anni fa.
UrBees in Italia
Partiti da Torino, gli organizzatori di UrBees sono approdati anche a Milano, in occasione di Expo, e Roma. L’obiettivo è triplice: da un lato quello di monitorare le aree di raccolta di nettare e il polline delle api, in modo da favorire lo sviluppo della flora circostante, il secondo è quello di tracciare una mappa della biodiversità urbana, in ottica di protezione e stimolo allo sviluppo del verde cittadino. Il terzo, di più ampio respiro, è quello di “avvicinare la natura all’ambiente urbano”, con azioni di riqualificazione delle aree coinvolte.
Le regole e i controlli sulle arnie urbane
Ma l’apicoltura in città pone dei limiti precisi, sia per la tutela dei cittadini che per quella delle api stesse: a regolamentarla nel nostro paese è la legge 313/04. Il testo norma l’obbligo della denuncia e della georeferenziazione degli alveari, la distanza minima fra gli alveari, la distanza fra questi e le strade o le scuole pubbliche. Se le api dovessero causare danni a terzi o cose, secondo l’art. 2052 del codice civile la responsabilità sarà attribuita al proprietario.
Per quanto riguarda i controlli sulla qualità del miele, Urbees effettua analisi regolarmente sia sul prodotto che sulle condizioni ambientali della zona di produzione. Come ha spiegato Antonio Barletta, responsabile del progetto, “il miele che otteniamo è buono e non contaminato. Facciamo continue analisi e la presenza di piombo, nichel, cromo e benzene raggiunge sempre valori irrilevanti per la salute. D’altronde l’ape sugge il nettare non dall’esterno del fiore, a contatto con gli agenti atmosferici, bensì dal suo interno”.
La necessità di tutelare l’apicoltura
L’urgenza di tutelare le api e la produzione di miele non deriva da mere esigenze di mercato, ma dalla funzione che questi insetti svolgono nel nostro ecosistema. Secondo dati Fao le api sono responsabili di quali il 70% dell’impollinazione delle colture più importanti, come frutta e verdura. Al di là della varietà specificatamente impollinate dalle api, l’’Onu nel 2014 ha stimato la perdita di circa il 90% delle coltivazioni alimentari in caso di scomparsa di questi insetti. Tralasciando l’enorme danno economico, questo significa mettere una grande ipoteca sulla vegetazione globale. La scomparsa delle api metterebbe a rischio non solo la nostra sicurezza alimentare, ma anche ambientale e sociale, minacciando seriamente il futuro del pianeta.
Per maggiori informazioni sulle attività di UrBees www.facebook.com/ProgettoUrBEES/
a cura di Francesca Fiore