Ricomincia l'anno della Rossa Michelin, che inaugura la stagione 2016 con l'uscita della guida di Gran Bretagna e Irlanda. Un'edizione senza troppe sorprese (né guizzi), se si esclude l'assenza importante di Heston Blumenthal e del suo The Fat Duck (nella campagna londinese di Bray), da anni detentore delle Tre stelle, penalizzato dalla trasferta australiana che l'ha costretto a rinunciare alla visita degli ispettori: ingiudicabile secondo il rigido protocollo di casa Michelin, lo chef inglese – sulla cresta dell'onda da alcuni decenni – ci riproverà l'anno prossimo con la proposta appena rinnovata del Fat Duck, pronto a riaprire i battenti con una marcia nuova.
Così a Londra resta in vetta una triade di tristellati: Gordon Ramsay, Alain Ducasse at The Dorchester e il Waterside Inn di Bray guidato dai fratelli Roux. Mentre sale il numero di bistellati in città: l'attenzione della guida cade sulla cucina etnica di alto livello, che a Londra ha trovato terreno fertile a più riprese. Nel caso specifico sono due ristoranti giapponesi di Mayfair a festeggiare la seconda stella; lo chef di Araki proviene da un'esperienza tristellata a Tokyo e solo l'anno scorso ha deciso di ricominciare nella capitale inglese (nove coperti e prezzi proibitivi), affermandosi subito sulla scena asiatica della città. Umu propone invece la cucina tradizionale della regione di Kyoto.
Prima stella per quattro insegne di personalità: Lyle's, The Dining Room at Goring Hotel, Portland e Bonhams, il ristorante dell'omonima casa d'aste. Sul fronte Bib Gourmand – riconoscimento attribuito alle realtà che coniugano qualità e costi contenuti – si segnala la presenza della Taberna do Mercado di Nuno Mendes all'interno del mercato di Spitalfields. Sull'altra sponda del mare d'Irlanda, l'orgoglio della ristorazione irlandese si riassume in tre insegne, che conquistano la prima stella: Eipic e Ox a Belfast, The Greenhouse a Dublino.