Non si arresta il fenomeno Prosecco, prodotto fortemente legato al territorio d'origine, con margini di sviluppo ulteriore anche se la sua crescita futura va governata, per mantenere la filiera in equilibrio. È il messaggio lanciato a "Enovitis in campo", la fiera in movimento organizzata da Uiv/Corriere vinicolo, che quest'anno si è svolta nel trevigiano, a Cà Tron di Roncade. “Siamo di fronte a una case history italiana di successo” ha sottolineato il presidente Uiv, Domenico Zonin nel convegno “che può esporre, però, il prodotto alle contraddizioni della globalizzazione”. Le bollicine italiane si godono, intanto, il momento d'oro: un aumento della produzione e delle vendite sia per la Doc (oltre il 20% di richieste di certificazione in 5 mesi e lo sblocco di 100 mila ettolitri) sia per la Docg (+20% medio di export a volumi negli ultimi 10 anni), con l'Italia che in qualche modo tiene e le esportazioni che corrono: +116% dal 2010 al 2013 e +32% nell'ultimo biennio, con oltre 150 milioni di bottiglie che varcano i confini. Per Vasco Boatto, direttore Cirve, oltre al consolidamento dei principali mercati (Usa, Uk e Germania), e alla soddisfazione di aver fatto meglio rispetto ai competitors Cava, Asti e Champagne, si aprono prospettive interessanti nei Paesi Baltici e anche in Svizzera, che in tre anni protrebbe diventare il terzo mercato europeo. Occorrerà certamente lavorare sulla leva del prezzo (2,86 euro a bottiglia nel 2013) ma facendo attenzione a non spingersi troppo in alto. L'auspicio del presidente del Consorzio Doc, Stefano Zanette, è "migliorare il posizionamento sullo scaffale".
Per Innocente Nardi, riconfermato alla guida della Docg, il territorio trarrà vantaggi dall'eventuale ingresso nel patrimonio Unesco e già si pensa a modificare il disciplinare "per dare maggiore identità alla Docg".
A cura di Gianluca Atzeni