Era il 2009 quando l'Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, adottò la Decisione 25/5 per sviluppare soluzioni efficaci per arginare l'inquinamento da mercurio. Da allora questo tema è stato molto sentito dagli Stati che, in linea di massima, hanno cercato di arginare l'uso di questo metallo e di sostituirlo con altri materiali meno impattanti sull'ambiente. Un'attenzione che però non ha risolto alcune problematiche che il mercurio ha creato nell'ambiente marino e di conseguenza sui suoi abitanti. Uno studio pubblicato recentemente su Environmental Science & Technology Letters dell'American Chemical Society, ha messo in luce il fatto che i livelli di mercurio nel tonno sono rimasti quasi invariati dal 1971, pur a fronte di un drastico calo dell'uso di questo metallo.
L'obiettivo della ricerca
Il metilmercurio è una sostanza chimica particolarmente tossica e la sua pericolosità sta nel fatto che colpisce il sistema nervoso e si prevede che la sua presenza nel tonno, sia la forma principale assunzione umana. Pertanto, i ricercatori hanno deciso di capire se minori emissioni atmosferiche comportassero minori concentrazioni di mercurio negli oceani, in particolare il metilmercurio presente nelle fonti alimentari che si trovano in cima alla catena alimentare come il tonno. Anne Lorrain, Anaïs Médieu e David Point hanno lavorato con un team internazionale di ricercatori per studiare le tendenze del mercurio nel tonno negli ultimi 50 anni. L'obiettivo del team è stato quello di simulare in futuro l’impatto delle diverse politiche ambientali sui livelli di mercurio negli oceani e nel tonno. I ricercatori hanno compilato dati precedentemente pubblicati e i propri dati sui livelli totali di mercurio da quasi 3.000 campioni di muscoli di tonno catturati nell’Oceano Pacifico, Atlantico e Indiano dal 1971 al 2022. Hanno esaminato in particolare il tonno tropicale: tonnetto striato, occhio grosso e pinna gialla. Queste tre specie rappresentano il 94% delle catture mondiali di tonno. Poiché non subiscono migrazioni transoceaniche, qualsiasi contaminazione trovata nei muscoli degli animali probabilmente riflette le acque in cui nuotano.
Mercurio nel tonno: i risultati dello studio
Dopo aver standardizzato i dati per consentire il confronto tra decenni e regioni, i ricercatori hanno osservato concentrazioni stabili di mercurio nel tonno in tutto il mondo dal 1971 al 2022, ad eccezione di un aumento nell’Oceano Pacifico nordoccidentale alla fine degli anni ’90. Tuttavia, nello stesso periodo, il mercurio presente nell’aria è diminuito a livello globale. Il team ha teorizzato che i livelli statici nel tonno potrebbero essere causati dalla miscelazione verso l’alto del mercurio “legacy” dalle acque più profonde dell’oceano fino alle profondità meno profonde dove i tonni tropicali nuotano e si nutrono. Il mercurio esistente potrebbe essere stato emesso anni o addirittura decenni prima e non riflette ancora gli effetti della diminuzione delle emissioni nell’aria. Sebbene i ricercatori riconoscano che le loro previsioni non considerano tutte le variabili relative all’ecologia del tonno o alla biogeochimica marina, affermano che i loro risultati indicano la necessità di uno sforzo mondiale per ridurre in modo più aggressivo le emissioni di mercurio e un impegno per il monitoraggio continuo e a lungo termine del mercurio nella vita oceanica.
La convenzione di Minamata
La scelta della città giapponese non fu casuale, ma figlia di un evento che alla fine degli anni ‘50 vide protagonisti i suoi abitanti che subirono l’inquinamento da mercurio rilasciato in mare da alcuni impianti industriali costieri. Gli effetti furono tragici: migliaia di persone rimasero intossicate a causa del consumo di pesce contaminato da mercurio e riportarono conseguenze anche molto gravi sul sistema nervoso. Il testo della Convenzione prevede una serie misure per ridurre i livelli di mercurio nell’ambiente e tutelare la salute umana, mentre a livello europeo la normativa fa riferimento al Regolamento 2017/852 sul mercurio che ha adottato la Convenzione di Minamata ampliandone la portata operativa.