«Attenzione: i banconi del mercato di via Orvieto verranno rimossi in attesa di nuova collocazione». A dare l’annuncio, dieci anni fa, era uno speaker romano dell’improbabile Carbonara Sushi Station, la radio immaginata da Diego Bianchi (in arte Zoro) nel suo primo film da regista: Arance e Martello. Una tragicomica storia di politica, progetti incompiuti e verdura che ancora oggi appare di disarmante attualità. Correva l’anno 2014, al Governo c’era Silvio Berlusconi, via La Spezia era un cantiere a cielo aperto per i lavori della Metro C e la sezione del Pd (a pochi metri dal mercato anche nella realtà) radunava i suoi iscritti per delle primarie lampo sulla spinosa questione: “Appoggiare o meno la chiusura del mercato”? Oggi a dieci anni di distanza, si parla di un investimento da tre milioni di euro per il nuovo (vecchio) progetto del mercato: 46 box, aree attrezzate, servizi igienici e pannelli solari senza rinunciare al parcheggio, per ora selvaggio, sostituito da aree di sosta ufficiali (speriamo ci sia anche altro!). Ma ormai in pochi ci credono. Soprattutto i proprietari dei banchi del mercato – molti dei quali hanno fatto da comparse nel film di Bianchi - che ci scherzano su: «Solo chiacchiere da mercato. I tempi? Pronti per il giorno del “Santo aspetta”. D’altronde ad ogni nuova elezione, sembra che sia tutto pronto per l’inaugurazione. E invece…».
Frutta e verdura da generazioni
E, invece, il mercato Tuscolano I - meglio conosciuto come il mercato di via Orvieto - è rimasto lo stesso da 60 anni a questa parte: una strada in salita – via Orvieto appunto – che collega via Taranto a via La Spezia e, più in generale il quartiere Tuscolano e San Giovanni. A vedersi non è troppo invitante: box addossati l’uno all'altro separano in due la strada, che condividono che le automobili parcheggiate un po' ovunque. Ma basta fare un giro tra i banchi – una sessantina, aperti tutti i giorni dalle 6 alle 14.30 - per capire che non è la qualità dei prodotti a mancare.
Molti dei proprietari sono lì da generazioni, sopravvissuti a vecchi e nuovi proclami, se non proprio agli stessi partiti politici. Com’è il caso di Michele Stravato, con la moglie Silvia: terza generazione di coltivatori diretti di Fondi (Latina). Erano stati i nonni a iniziare l’attività nella vicina via Voghera con ombrelloni e bancarelle, ancor prima della nascita del mercato. Dalla verdura alla frutta di stagione, da Michele si trovano sempre prodotti di qualità, uova comprese, che arrivano a via Orvieto dritti dall’azienda agricola di famiglia: «La nostra filosofia - dicono i proprietari - è raccogliere la sera e portare qui la mattina, per proporre il nostro Km quasi zero».
Francesco, invece, del banco numero 1, viene da Velletri: è stata una delle comparse del film Arance e Martello e vende frutta e verdura, così come prima fecero i suoi genitori e ancora prima i nonni (fin dal 1963). Se in autunno, sono cachi e noci ad avere la meglio, d’estate si può trovare anche qualche rarità, come la zucca lunga siciliana. Sempre da Velletri vengono i giovanissimi Federico e Chiara: gli unici attivi sui social, oltre che nell’azienda agricola di famiglia, da dove viene oltre il 70% di frutta e verdura che finisce sul banco del quartiere del Tuscolano.
Specialità di Norcia e pesce fresco
Tra le presenze storiche di via Orvieto, quasi come un'istituzione, c’è Nello Accica (anche lui comparsa del film di Bianchi). Specialità, prodotti di Norcia. Di origini umbre, a Roma – e al mercato del Tuscolano – Nello ci è cresciuto ed è uno dei pochi tagliatori di prosciutto a mano rimasti. Da lui si trova il guanciale amatriciano, il pecorino etrusco, la salamellla, la Lonza o la coppa di Norcia, i legumi dei Sibillini. L’altro “pizzicagnolo” del mercato si trova poco più avanti: al banco ci sono Fabio e Roberto Pelosi, dove oltre a prosciutto e formaggi, si trovano anche pani di vario tipo, dal filone di Lariano alle classiche ciriole romane.
Se da poco, il mercato ha perso il suo bancone della macelleria, è invece ben servito per quanto riguarda il pesce. In particolare, a metà cammino c’è il banco di Cristiano Sernicoli, “il pesciarolo” che lo gestisce da più di 20 anni. La sua sede ufficiale è poco distante, a via Casoria, ma al mercato non rinuncia e ci va due volte a settimana (mercoledì e giovedì). Telline, alici, sgombro, ricciola: la scelta varia in base alle giornate. I consigli, invece, sono sempre molto azzeccati.
Il futuro del mercato
Il mercato di via Orvieto appare, quindi, come un piccolo microcosmo che continua a resistere alle intemperie (politiche e urbanistiche), aspettando solo di essere valorizzato come merita. Tra dieci anni speriamo di scrivere di somministrazione (al momento assente), eventi di quartiere, vita cittadina che si muove attorno ai suoi banchi all’avanguardia (e non attorno ad un nuovo parcheggio per le auto). Se anche la metro C - almeno per il primo tratto - ha visto la luce, forse si può sperare nel miracolo. D’altronde è quasi l’anno del Giubileo.