Se il mercato vegano cresce è grazie ai flexitariani, i "vegetariani flessibili"

28 Ott 2024, 15:12 | a cura di
Il mondo plant based va alla grande ma siamo sicuri sia merito dei vegani? Ecco chi sono i veri consumatori che trainano questo settore in crescita

Che l'interesse verso la dieta vegetale sia in crescita, ormai, è assodato. Già nel 2017, un rapporto di ING, importante gruppo bancario olandese, aveva rilevato che circa 1/4 dei cittadini europei era intenzionato a diminuire il consumo di carne. Nella maggior parte dei casi, le motivazioni che spingono i consumatori in questo senso riguardano la salute, la sostenibilità, la sensibilità nei confronti degli animali, ma possono esserci anche ragioni economiche. Il boom di interesse c'è stato a partire dal 2020: al tempo, il sito di informazione culinaria Chef Pencil ha dimostrato che il periodo del Covid ha visto un picco di ricerche su Google di parole collegate all’alimentazione vegetale.

I flexitariani influenzano il mercato plant-based

Ma chi è che determina la notevole crescita dell’industria dei prodotti a base vegetale? Uno studio pubblicato da Deloitte, una delle più grandi società di consulenza al mondo attribuisce questo rapido sviluppo alla domanda espressa da una categoria di consumatori precisa: i flexitariani. Dunque, sebbene il numero di vegetariani e vegani sia aumentato negli ultimi anni, l'ampliamento del mercato plant-based ha visto una rapida crescita, negli ultimi anni, grazie non solo ai consumatori appena citati, ma anche e soprattutto ad una nuova categoria di consumatori: i flexitariani. I flexitariani sono “onnivori occasionali”: prediligono un’alimentazione a base vegetale ma, non avendo abbracciato interamente lo stile di vita vegano, non escludono totalmente alimenti di origine animale dalla loro dieta.

Già nel 2021, un articolo di The Indipendent  prospettava (in seguito un sondaggio svolto su 2mila adulti britannici) un trend positivo del flexitarianesimo nel Regno Unito. Questo dato, seppur non rappresentativo di tutti i consumatori europei, fa ipotizzare che nei prossimi anni la domanda di prodotti vegetali potrebbe vedere un’ulteriore impennata, anche grazie a una serie di iniziative sul tema. Non è un caso che lo studio sia stato condotto proprio nel mese di gennaio, quello dei buoni propositi e, da qualche anno, anche di Veganuary, il gennaio vegano in cui si esortano flexitariani e onnivori ad astenersi da alimenti di origine animale per 31 giorni.

Perché veganuary è così importante

Una sorta di evento online, nato nel Regno Unito nel 2014 e diffusosi rapidamente in tutto il mondo. L’iniziativa è stata lanciata da un’organizzazione vegana no profit, che si impegna nella diffusione di questa filosofia per iniziare l’anno nel modo giusto. Veganuary propone così a chiunque voglia partecipare una sfida: provare a mangiare vegetale per un mese (con lo scopo implicito di proseguire). Iscrivendosi al Veganuary si ha accesso gratuito a una serie di informazioni nutrizionali, ricette e workshop: sono tantissimi oggi i Paesi che aderiscono a campagne divulgative e, fatto ancor più interessante, il numero di iscritti al Veganuary sale vertiginosamente di anno in anno.

Stando ai dati della Vegan Society, la più antica società vegana del mondo che vanta un team di oltre 50 esperti del settore, nel 2023 il numero di iscritti al Veganuary ha superato la soglia di 700mila persone. Andando oltre il semplice valore assoluto che, se comparato alla popolazione mondiale, resta minimo, il tasso di crescita ci indica un interesse nel plant-based che sembra inarrestabile. E non solo a gennaio.

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