Piazza Alessandria è tutt'uno con il suo mercato, celata nel quartiere Salario, a pochi passi da Porta Pia e da Piazza Fiume. Zona di storiche ville e bei palazzi umbertini, attanagliata dal traffico – nei dintorni ministeri, musei, università e uffici dirigenziali - e dall’assenza cronica di parcheggi, è al centro di un progetto che vedrà la creazione di una zona a velocità limitata ai 30 Km/h. La piazza, di dimensioni contenute, e stretta tra le vie intorno, è teatro di un mercato rionale quotidiano: banchi alimentari, di fiori e casalinghi, in una struttura di stampo razionalista, firmata da un'architetta che è passata alla storia.
Storia del Mercato Nomentano
Elena Luzzatto Valentini (1900-1983) è stata la prima donna a laurearsi in Architettura in Italia, nel 1925, alla Regia Scuola di Roma. Nata Valentini, nel 1938, con l’introduzione delle leggi razziali, cambiò nome e prese il cognome materno (Luzzatto, appunto). Nonostante gli ostacoli "culturali"- Mussolini stesso era contrario all'ingresso delle donne nella disciplina dell'architettura - sono numerose le opere che portano la sua firma nella Capitale, dalle scuole ai cimiteri e, appunto, ai mercati. Quello di piazza Alessandria fu costruito nel 1929: su una superficie di 1.800 mq, ricalca la forma a quadrilatero della piazza ed è caratterizzato da una grande luminosità. Complesso dalle volte altissime, vetrate e inferriate decorate, con un ampio corridoio centrale, comodo per scaricare la merce – Luzzatto, come tutti i razionalisti, poneva molta attenzione agli aspetti funzionali dei progetti – e banchi di marmo in tutti i lati.
Il Mercato e la somministrazione
Il Mercato Nomentano dal 2016 ha aderito al circuito dei Mercati d’Autore, un modello di gestione che cerca di far evolvere i mercati rionali romani, trasformandoli da luoghi dedicati solo alla spesa quotidiana a posti di aggregazione e convivialità (anche per attirare nuove fasce di pubblico). Oggetto di un rinnovamento - completamente autofinanziato dagli operatori - che vede al suo centro una piccola piazza con tavoli, ai quali accomodarsi, il Mercato è, però, in settimana frequentato quasi esclusivamente da una fascia di clientela di età medio-alta. Siamo ancora molto lontani dal vivace modello Testaccio: qui praticamente a occuparsi di somministrazione c'è nel quotidiano solo un'insegna, Mordi Roma, un laboratorio culinario che propone piatti semplici della tradizione capitolina, dalla cicoria pastellata all'amatriciana, dagli involtini al sugo alle polpette (dal lunedì al sabato a pranzo e dal giovedì al sabato anche a cena). A dar man forte il sabato c'è la Pescheria De Santis, che, alla vendita, abbina anche la friggitoria.
La proposta dei banchi
Se i buoni propositi per uno svecchiamento dell'offerta ci sono tutti, anche con eventi periodici serali, la proposta commerciale classica sembra arrancare maggiormente: i banchi alimentari, principalmente di frutta, verdura e gastronomia, non sembrano smarcarsi dalla media di un assortimento da grande distribuzione – lo capiranno mai i piccoli commercianti che non possono far concorrenza alla gdo? – con poche eccezioni: la pescheria di cui sopra, il banco macelleria di Bruno Quinzi, con qualche chicca come la selezione di Chianina bio, in arrivo dall'altipiano di Rascino, nel reatino; il box C4 della Macelleria Bayslach, con carni di diverse razze italiane e internazionali e differenti frollature. O ancora il box A1 di Stefano Piergentili - la Pizzicheria Marchigiana - che, a un assortimento nella media, abbina però una piccola selezione di prodotti tipici marchigiani, dalla pasta ai formaggi, passando per la galantina di pollo e tacchino.