Due fratelli rilanciano la “via araba” nel quartiere romano Centocelle

13 Feb 2025, 09:11 | a cura di
Una via che potrebbe diventare meta di turisti. Da una parte il Mercato Arabo, accanto due super tavole calde. È via degli Aceri a Centocelle, raccontata con orgoglio dai fratelli Rabeh e Hassan

Arriviamo al Mercato Arabo lasciandoci alle spalle la chiesa di San Felice da Cantalice - è una gioia per gli occhi vedere nelle giornate assolate così tanti bimbi giocare sul piazzale della chiesa o nel parchetto a lato - percorrendo la trafficata via dei Castani che, a dire il vero, acquisterebbe decisamente più dignità se solo il progetto di pedonalizzazione avesse un seguito. Da qui imbocchiamo a destra via degli Aceri per raggiungere il Mercato Arabo. L'appuntamento è con Abramo, che insieme al fratello Hassan gestisce da ormai dodici anni questo bazar di cose buone.

Mercato Arabo a Centocelle

La storia del Mercato Arabo di Centocelle

«Il negozio in origine ha inaugurato a Napoli nel 1985», racconta Abramo, che in seguito a degli scambi su WhatsApp scopriamo chiamarsi in realtà Rabeh Ibrahim. «Successivamente mio padre ha aperto questo negozio in via degli Aceri per mio zio, che poi si è trasferito in Marocco sconvolgendo i piani e spingendo la nostra famiglia a spostarsi a Roma nel 2012». Mamma tunisina e papà berbero marocchino, si conoscono a Napoli nel '83, quando lei, Bensaid Mabrouka, è in gita con la sua scolaresca - «mamma era insegnante» - e lui sta facendo i primi passi nel mondo del commercio: è amore a prima vista, tanto che Mohammed vola in Tunisia per chiedere la mano di Bensaid al padre di lei. «Una volta a Roma io e mio fratello ci siamo iscritti all'università, io antropologia e lui ingegneria, ma, considerando le condizioni precarie di un antropologo in Italia, ha vinto l'attrazione verso il negozio di famiglia».

Mercato Arabo a Centocelle

Cosa si trova al Mercato Arabo

Il Mercato Arabo è un negozio dove si trova di tutto, dai datteri, ai dolci turchi o preparati da donne marocchine, al pane tipico, alle spezie, alla carne. «Il manzo arriva da un allevamento di Sabaudia e l'agnello da Viterbo, scegliamo le bestie e le portiamo a macellare da aziende che hanno personale islamico o ebraico, a noi vanno bene entrambi per certificarla halal». Insomma non un semplice “negozietto arabo” - «spesso le persone ci descrivono così» - ma un avamposto che fa ricerca e vuole diffondere la cultura araba: «In questa zona c'è una bella comunità di marocchini, tunisini, siriani, ormai non si tratta più di comunità araba, piuttosto di una comunità islamica che conta anche di albanesi, ceceni, kosovari, uiguri. E quando un cliente viene da noi, poi lo portiamo a conoscere la tavola calda Atlas, il Rist-bar Cartagine o i recenti Ristorante Marrakech e Kebab alla brace (quest'ultimo in via dei Pioppi, ndr)».

Mercato Arabo a Centocelle

Tajine maadnous

In questi locali si possono assaggiare i piatti marocchini e tunisini più famosi, interpretati con grande fedeltà, come il tajine di prugne, pollo, mandorle tostate e cipolla caramellata, il cous cous di venerdì, i burritos marocchini, la molokhia (una zuppa di spinaci selvatici) molto comune in Egitto e in Tunisia, i fricassée tunisini (panini farciti), il brick ovvero una sorta di pasta sfoglia ripiena con uvetta pollo e mandorla, spolverata di zucchero a velo. Per inciso da Cartagine abbiamo assaggiato un tajine maadnous (simile a una frittata con patate, prezzemolo, formaggio e spezie) incredibile.

Mercato Arabo a Centocelle

“Vogliamo portare qui le persone”

«Siamo famosi anche per i nostri mix di spezie, adatti al tajine o il cous cous, molti ristoratori vengono a rifornirsi qui», tra questi Loreno Leonetti di Grandma con il quale hanno organizzato una giornata, il 15 febbraio, ma ce ne saranno delle altre, dedicata ai piatti della tradizione araba con lo scopo di coinvolgere quante più persone e di devolvere parte del ricavato - l'intero importo del cous cous marocchino, proposto anche nella versione vegana - alla ristrutturazione dell'ex casa del custode della scuola Iqbal Masih, altro punto di riferimento nel quartiere, istituto dedicato a un bambino operaio pakistano, diventato simbolo della lotta contro il lavoro infantile.

Mercato Arabo a Centocelle

«Stiamo cercando di migliorare la situazione di questa via e crediamo che con iniziative del genere si possa dare un chiaro segnale», concludono Rabeh e Hassan, i cui nomi, scopriamo in seguito, significano “vincitore” e “colui che migliora, che abbellisce”, due auspici che si stanno concretizzando in realtà.

foto di Alberto Blasetti

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