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4 milioni di euro. Tanti sono stati stanziati dalla Regione Lazio per il bando per finanziate progetti di riqualificazione dei mercati rionali, valorizzandone il ruolo nella comunità come punto di aggregazione, condivisione, cultura, educazione alimentare. Tassello fondamentale di un'idea di città che conta sul rapporto umano, l'incontro e lo scambio, in una prospettiva di rinascita post Covid che sappia prendere in carico le esigenze di una società così duramente colpita dalla pandemia.
Un investimento che fa tesoro delle esperienze dei Centri Commerciali Naturali e delle Reti di Impresa, e restringe il campo all'ammodernamento e al ripensamento dei mercati presenti sul territorio, per salvarli dall'abbandono e dal possibile degrado, puntando sul rinnovamento della loro offerta e sul rafforzamento del loro ruolo, oltre che sull'avvicendamento degli operatori “ogni mese i municipi possono mettere a bando i posteggi liberi” ricorda la consigliera Marta Leonori. A partire dall'esigenza di creare delle piccole esedre – piazzette, foyer, o comunque le si voglia chiamare – in cui costruire un tessuto non solo commerciale, ma umano e sociale, oltre che culturale. Luoghi destinati non solo al commercio, ma anche alla socialità e agli eventi di vario tipo.
I nostri mercati, le nostre piazze. Il bando e i fondi della regione Lazio
La scadenza del bando è il 14 ottobre e si rivolge a Comuni e Municipi che - insieme alle associazioni degli operatori, Associazioni di Gestione dei Servizi mercatali (le Ags, che a Roma hanno in affido circa l’80% dei mercati) o altre associazioni rappresentative - devono presentare le loro domande, anche più di una (il numero massimo varia in base alla popolazione di riferimento). I fondi stanziati: 4 milioni di euro, con un tetto massimo di 200mila euro a progetto, sotto forma di contributo in conto capitale del 100% dell’investimento.
Il tutto con l'obiettivo di creare mercati sempre più moderni, gradevoli e innovativi – dunque anche attrattivi - con la riqualificazione dei banchi non solo secondo la normativa igienico-sanitaria e in materia di sicurezza ed efficienza energetica, ma anche per adeguarli a nuove formule di vendita e somministrazione non assistita, ci sono poi la creazione di aree comuni all’interno del mercato o nelle aree annesse, lo sviluppo di strumenti e progetti di innovazione tecnologica che possano dare nuovi servizi agli utenti e diventare strumenti di promozione e marketing territoriale; tra le voci previste dal bando, anche iniziative culturali e di promozione nel territorio (per un massimo del 10% dell’importo); e – solo in minima parte, al massimo il 20% – piccoli interventi strutturali e di messa a norma. Il tutto per rendere più competitive queste aree a partire da un loro riposizionamento nel tessuto cittadino.
“Ci aspettiamo una grande partecipazione, tanto da spingere la Regione a investire altre risorse” annuncia Paolo Orneli (Assessore Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Start – Up e Innovazione della Regione Lazio) che annuncia altri fondi da mettere in campo in un futuro imminente “ridare vita ai mercati rappresenta un tassello fondamentale per una robusta azione di rilancio del commercio”. Un intervento che – aggiunge – spinge verso “la costruzione di un mondo migliore” anche grazie al ruolo di questi spazi: “presidio importante della vita delle nostre comunità”. Due esigenze, quella economica e quella sociale, che possono trovare un punto di incontro negli esercizi di vicinato e nei mercati, dove costruire una comunità. Dove la competitività di queste strutture commerciali passa per la qualità dei prodotti, possibilmente da filiera corta, e per la capacità di vivere nella città e diventare luoghi di cultura, in relazione anche con le altre piccole attività limitrofe, gli esercizi di vicinato, ma anche per migliorie estetiche e funzionali, oltre che energetiche.
Il futuro dei mercati rionali
Molteplici le esperienze già nate in tal senso, con il mercato di Testaccio di Roma (ne abbiamo parlato anche nel mensile del Gambero Rosso di maggio) a fare da faro nel traghettare i vecchi mercati verso un futuro in cui le nuove offerte commerciali e culturali non tradiscono l'eredità agricola. Dimostrando come la qualità del prodotto possa andare di pari passo a nuove forme di fruizione – per esempio la somministrazione non assistita o l'apertura prolungata – mantenendo integra l'anima più autentica di luogo di connessione tra produttore e consumatore in cui vige il rapporto di fiducia tipico delle attività commerciali di vicinato. Sulla falsariga delle molte esperienze dei mercati gastronomici da anni presenti in Europa, diventate anche mete turistiche che sanno raccontare l'anima dei luoghi e delle comunità. Nel frattempo si amplia il ventaglio di servizi offerti, a opera degli stessi operatori come nel caso di Mercati d'Autore o di startup, come nel caso di MyBanco, e si moltiplicano le sedi dei mercasti rionali rinnovate in un'ottica più moderna, come nel caso del Marcato Triste, mentre sempre più diffusi sono i farmer's market, i mercati contadini.
Bando delle Reti di Impresa
Non è l'unica iniziativa a sostegno del commercio, ma fa parte di una strategia più ampia per la ripartenza di commercio, artigianato e ristorazione. “Entro maggio uscirà un nuovo bando sulle Reti di Impresa” annuncia Orneli, iniziativa che finanzia aggregazioni di piccoli imprenditori. Nella prima edizione, il bando ha stanziato oltre 16 milioni di euro a favore di reti di piccoli commerciati e operatori di attività di vario genere – consorziate per affinità territoriali o di filiera - che hanno presentato il loro progetto tramite comuni e municipi. Tra le iniziative finanziate nella precedente edizione: attività di promozione, miglioramento dell'arredo urbano, digitalizzazione, sviluppo di portali (come nel caso di Mercati d'Autore, che si è rivelato fondamentale nei mesi di lockdown) o punti informativi. Il nuovo bando, che a giorni sarà pubblicato sul sito della Regione Lazio, dovrebbe superare i 10 milioni di euro.
La tutela delle Botteghe Storiche
Un altro provvedimento all'esame della Commissione Bilancio della regione Lazio ha, come obiettivo, la tutela delle botteghe storiche, la cui scomparsa non è solo una perdita di un patrimonio culturale, artigianale, storico e sociale della città, ma rischia di trasformarsi nella breccia per la desertificazione e la perdita di identità di alcune aree urbane, principalmente nel centro città. La proposta di legge n. 267 del 30 dicembre 2020 - “Disciplina per la tutela e la valorizzazione delle botteghe storiche” mira proprio a tamponare questa moria. Dovuta all'azione combinata di diversi fattori: la diminuzione della clientela (spesso a causa di articoli oggi con poco mercato) l'aumento degli affitti, la speculazione, la trasformazione dei centri storici in parchi giochi turistici, e da ultimo, l'azione contingente della pandemia con le limitazioni alla circolazione. Per dare una misura di questo processo, solo nel centro di Roma, nel 2012 si contavano meno di 2000 mila botteghe storiche a fronte delle circa 5mila di 10 anni prima.
Cosa si intende per Botteghe Storiche? Quei locali connotati da “da valore storico-artistico e architettonico destinati ad attività di commercio, somministrazione, artigianato o miste, compresi cinema, teatri, librerie e cartolibrerie, svolte continuativamente anche da soggetti diversi e in modo documentabile da almeno settanta anni”. Più giovani possono invece essere le botteghe d'arte e antichi mestieri - “quelle nelle quali sono svolte, in modo documentabile da almeno cinquanta anni, attività artistiche consistenti in creazioni, produzioni e opere di elevato valore estetico” e le attività tradizionali “di commercio e somministrazione in sede fissa, artigianato o miste”, anche in questo caso il limite è mezzo secolo, con la stessa tipologia di vendita. Tra gli interventi la possibilità di ridurre i canoni di locazione (con la defiscalizzazione) o gli altri oneri sugli immobili di loro proprietà, con la copertura finanziaria dei contributi della Regione. Tra i promotori di questa proposta di legge Marta Leonori.
Sostegno alla filiera regionale con il Bonus Lazio Km 0
Avviato a ottobre 2020, ma ancora attivo – anche a causa del prolungata chiusura delle attività di somministrazione - il Bonus Lazio km 0 stanzia un fondo da impiegare come rimborso alle attività di somministrazione per l'acquisto di prodotti laziali a denominazione. Il progetto nasce dalla sinergia dell'Assessorato all’Agricoltura, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Ambiente e Risorse Naturali e da quello allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Ricerca, Start-Up e Innovazione della Regione Lazio e stanzia un fondo da 10 milioni di euro che impiega parte dei 35 milioni per l'agricoltura provenienti dal Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020 dell'Unione europea.
L'obiettivo è sostenere l'Horeca e – insieme – e anche le produzioni agroalimentari della regione attraverso rimborsi a fondo perduto pari al 30% della spesa effettuata per l’acquisto di prodotti DO (Denominazioni di Origine), IG (Indicazioni Geografiche) e Pat (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) del Lazio. L'importo dei rimborsi – sotto forma di voucher - varia da un minimo di 500 euro a un massimo di 5.000 e si possono ottenere depositando fattura online. Annunciata, alla sua nascita, come “la prima azione integrata della nuova programmazione 2021-2027” dall'assessore Orneli si ripeterà ogni anno e, in futuro, riguarderà anche altre categorie di prodotti: “abbiamo già preso l'impegno ad avviare un tavolo per ragionare, insieme alle associazioni con cui abbiamo costruito la misura, su come allargare il paniere di prodotti”.
Il Testo Unico del Commercio
Mentre è in corso d'esame il regolamento attuativo del Testo Unico del Commercio, che completa l'opera legislativa che disciplina anche l'attività di vendita e somministrazione di bevande e alimenti. Proprio il Testo Unico dava ai Comuni la facoltà di individuare appositi spazi da destinare al consumo e alla somministrazione di prodotti alimentari all’interno dei mercati, mentre – tra le voci di questo documento – ci sono anche quelle sullo spreco alimentare (e non solo) con indicazioni relative al recupero e alla redistribuzione di eccedenze.