Se non si arresta la marcia di Eataly alla conquista di nuove capitali internazionali, è pur vero che anche Oscar Farinetti deve fare i conti con qualche passo falso. Al centro dei dibattiti di sostenitori e detrattori della causa, la ricaduta del colosso della gastronomia italiana sul settore occupazionale è da sempre ritenuta ora un merito (per l’ampio numero di posti di lavoro generati), ora un demerito (per la formula contrattuale offerta e le dinamiche di turnazione dei dipendenti) della famosa catena di negozi.
Così mentre un orgoglioso Farinetti annuncia al Meeting di Rimini la prossima apertura londinese, conquistando dopo New York un’importante roccaforte del mercato anglosassone, si registra a Firenze il primo sciopero dei lavoratori (che forse sarebbe meglio definire ex dipendenti) del punto vendita cittadino inaugurato pochi mesi fa - alla presenza dell’allora sindaco Matteo Renzi - a pochi passi dal Duomo di Santa Maria del Fiore.
“Il mancato rinnovo dei contratti di somministrazione in scadenza, mancata stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, le condizioni di lavoro, la totale arbitrarietà dell’azienda nell’organizzazione del lavoro, il rifiuto da parte dell’azienda ad un qualsiasi confronto con i lavoratori”: si leggono in una nota dei lavoratori le motivazioni che hanno indotto il sindacato Cobas di Firenze a proclamare i due giorni di sciopero che hanno portato in strada (proprio davanti alle vetrine di Eataly Firenze) un nutrito drappello di manifestanti; quei sessanta dipendenti (su 120 totali) che hanno visto sfumare il rinnovo del contratto presso lo store fiorentino senza alcun preavviso, né spiegazioni che giustifichino un taglio del personale così importante (il 50% del gruppo di giovani in forze al negozio di Via dei Martelli) dopo neanche un anno dall’apertura.
Ed emergono le rivendicazioni per una sconsiderata gestione del personale, le proteste per la totale chiusura dell’azienda di fronte alla richiesta più volte avanzata negli ultimi mesi di poter svolgere un’assemblea aziendale. Ma anche testimonianze fotografiche, scatti rubati, quantomeno preoccupanti: nell’ultimo mese tredici dipendenti sono stati lasciati a casa, informati dalla secca parola “out” scritta accanto ai propri nomi; poi ci sono i turni di lavoro comunicati all’ultimo secondo, la mancanza di comunicazione con i responsabili interni, le falle delle condizioni di sicurezza sul lavoro.
Problemi di un ingranaggio “perfetto” che mostra la sua vulnerabilità, in seguito alla chiusura improvvisa - di cui si vocifera ormai insistentemente sul web – del Nuovo Ristorante Italia di Eataly Roma. La risposta di Farinetti, per ora, si fa attendere.