«Da anni denunciamo la scarsa qualità del cibo e del servizio a fronte di costi che sono aumentati, soprattutto al rientro dalla pandemia». Alessandra Prece, sindacalista di lungo corso, coordinatrice nazionale Uilpa e dipendente del ministero dell'Istruzione, non è stupita dalla telefonata del Gambero Rosso, come se si aspettasse che qualcuno prima o poi avrebbe chiamato per ascoltare la voce di chi dentro a quel ministero ci lavora. E che probabilmente ha usufruito della mensa, comparsa nella lista dei locali sotto indagine per aver utilizzato olio di oliva extravergine falso.
Come avete mangiato in questi ultimi anni?
La qualità del servizio e del cibo è cambiato molto soprattutto dal periodo di rientro dopo la pandemia. Diciamo dal 2021. Era calata la qualità del cibo e del servizio in generale.
Addirittura del servizio?
Per fare un esempio, a me piace mangiare bene e a un certo punto mi sono ritrovata a dover consumare il pranzo in un piattino di quelli da aperitivo dove dentro si mischiavano tutte le pietanze scelte. In passato non era così. Ovviamente questo comportava anche una riduzione della quantità di cibo servito.
I lavoratori non si sono accorti di nulla in questo periodo?
A parte queste carenze di cui parlavo nessuno ovviamente sospettava di una frode sull'olio di questo tipo. Però, ecco, sul calo qualitativo diciamo che erano tutti d'accordo tanto che avevamo allertato il ministero per fare un nuovo bando di assegnazione.
Ed è stato fatto?
Si, lo scorso anno è stato indetto un nuovo bando proprio a seguito delle indagini che si stavano effettuando. Infatti, da venerdì (10 maggio, ndr), è operativa la nuova società che ha preso in gestione gli spazi del punto ristoro.
Perché lo chiama punto ristoro? Non è una mensa a tutti gli effetti?
In realtà no, perché il ministero ha scelto di non avere la mensa con tutti i costi fissi che implica e ha preferito avere la presenza di questo bar-tavola calda dove si possono spendere i buoni pasto che il ministero fornisce ai dipendenti.
Come va con la nuova gestione?
Purtroppo non ci sono stata per motivi familiari, ma qualche collega mi ha raccontato che prima della pausa pranzo qualcuno ha detto scherzosamente "E ora chi fa da cavia?". Ma appunto si trattava di battute, personalmente ancora non ho fatto la prova.
In questi anni, avete avuto modo di conoscere il titolare della società che gestiva il bar?
Si, in particolare c'erano state delle riunioni prima del lockdown nelle quali si era presentato il problema della chiusura degli uffici e di tutte le attività in presenza. Era molto preoccupato e aveva detto che secondo lui non doveva chiudere nulla.
Molte attività ristorative hanno sofferto durante la pandemia.
C'è anche un altro aspetto da analizzare. In passato eravamo un migliaio di dipendenti, ma con il mancato turnover siamo arrivati a essere circa 600 e questo sicuramente ha impattato anche sulle entrate del punto ristoro interno che abbiamo. A questo però aggiungerei che non hanno fatto nulla per fidelizzare il cliente e per dare un po' di qualità al servizio. Tanto che fino a ora molti dipendenti si sono portati il pranzo da casa o si sono organizzati in altro modo per mangiare.
Quanto dura il contratto della nuova società?
Solitamente i bandi di questo tipo durano 3+3 anni, anche perché le società che entrano poi si assumono la responsabilità di effettuare lavori prima di essere operativi e quindi chiedono contratti della durata tale che permettano loro di rientrare delle spese sostenute. Come da prassi, esiste una "commissione di collaudo" che ha dato l'ok finale al contratto con la nuova società.
Qualcuno si è mai sentito male dopo aver pranzato al bar?
Non posso avere la certezza di questo. Magari qualcuno c'è stato, ma che non sono arrivate segnalazioni.