Ristorazione e criminalità
L'operazione, con un certo cinismo, l'hanno ribattezzata Dolce Vita. Che però, ai fasti di Federico Fellini e Marcello Mastroianni, sostituisce giornate liete, sì, ma solo per chi fino a qualche ora fa faceva cassa con gli introiti della malavita. In 30 milioni di euro si stima il valore complessivo dei beni riconducibili all'imprenditore al centro del sequestro condotto stamattina dai finanzieri del comando provinciale di Roma in esecuzione al decreto del Tribunale-Sezione specializzata misure di Prevenzione. Tra questi, molti immobili e attività di ristorazione nella zone più centrali della Capitale, quelle che ci piacerebbe ricordare solo come suggestivo set cinematografico dei grandi maestri del cinema italiano, e invece sempre più spesso conquistano gli onori della cronaca per questioni di ben altra risma. Corruzione, riciclaggio, criminalità organizzata che si appropria con fare tentacolare del centro della città, “investendo” indisturbata nel settore della ristorazione. Proprio qualche giorno fa, salutavamo con una certa soddisfazione la riapertura di una piccola rosticceria in via di San Cosimato, rione Trastevere, per la valenza simbolica di un'operazione che aveva strappato l'attività alla malavita per darla in concessione agli studenti dell'alberghiero Tor Carbone. Una goccia nel mare di insegne dubbie e società di prestanome che proliferano a Roma, come in altre grandi città italiane, sfruttando l'ottima copertura offerta dalla ristorazione al riciclaggio di denaro sporco.
Il maxi sequestro. Da via Cavour a Fiumicino
L'ultimo blitz della Finanza ha portato al sequestro di bar e ristoranti (oltre a un disco club con brand internazionale, un ipermercato, un'autorimessa, immobili, autoveicoli, beni aziendali, partecipazioni societarie e disponibilità bancarie) riconducibili a un noto imprenditore, e la Procura che ha condotto l'indagine fa il nome di Aldo Berti, già noto alla giustizia per reati fallimentari, e a capo di un sistema societario “attraverso il quale ha «schermato», nel tempo, un ingente patrimonio - del tutto sproporzionato rispetto alla sua capacità reddituale - frutto del reimpiego dei proventi dell'attività illecita e, soprattutto, di una pianificata evasione fiscale e contributiva che gli ha consentito di sottrarre al Fisco e all'Inps oltre 50 milioni di euro”. Di fatto,all'imprenditore facevano capo 23 società intestate a prestanome, che operavano in regime di frode ed evasione fiscale.
Tra i locali sequestrati, molte le insegne aperte negli ultimi anni su via Cavour – All bi One, Barrique, Subura Miscela e Fuoco, Gustando Roma – bar e locali su via Veneto (Franky's Kitchen, Cafè Veneto, il disco club Toy Room che è stato un po’ il posto per eccellenza di na certa movida romana nella passata stagione), e poi il White Cafè di via del Tritone (che speriamo ora tolga i tavolini che su Via degli Avignonesi occupano tutto il passaggio pedonale) e Squisito Cook in via del Colosseo noto per aver montato anni fa un’insegna luminosa totalmente fuori norma che rischiarava tutta l’area archeologica.... All'Eur, invece, alla società incriminata faceva capo lo Squisito Chalet. Ma il nome più blasonato coinvolto nell'operazione è sicuramente Il Molo di Fiumicino, ex Bastianelli al Molo, che un anno fa aveva riaperto i battenti dopo un'ambiziosa ristrutturazione e con la firma di chef Dario Tornatore (che, incolpevole, curava la proposta gastronomica anche di alcuni altri locali coinvolti nell’operazione), che aveva rispolverato il fascino della storica insegna del litorale romano dopo il passaggio di proprietà. Da oggi, tutti i locali sequestrati saranno gestiti da amministratori finanziari nominati dal Tribunale di Roma.