“È stato il Simposio con la maggior rappresentazione geografica e, per i prossimi anni, l’obiettivo è farci nuovi amici, in tutto il mondo, a partire proprio dall’Italia” così Sarah Jane Evans, vice presidente dell’Istituto dei Masters of Wine ha commentato l'Ottavo Simposio dell'Istituto inglese che lo scorso week-end ha riunito a Firenze 450 esperti del settore vino da tutto il mondo, di cui 120 Masters of Wine. Quattro giorni densi di appuntamenti in cui l'Italia è stata protagonista e ha rilanciato la sua immagine all'estero, come ha ricordato anche Piero Antinori, presidente dell'Istituto Grandi Marchi, partner italiano dell'evento “Oggi” ha detto “i vini italiani godono finalmente del rispetto che meritano sui mercati internazionali. Per tanti anni in Italia abbiamo prodotto grandi quantità di vino a basso prezzo fino a quando, alla fine degli anni ‘60, abbiamo capito che bisognava intervenire cambiando innanzitutto l’immagine del nostro Paese all’estero. Una vera rivoluzione che ha permesso al vino italiano di invertire la rotta passando da una produzione di quantità ad una di sempre maggiore qualità. Tra i prossimi obiettivi, rientra la rimozione di quel 20% di vigneti inefficienti e non orientati al mercato, per produrre vini di alta qualità, utilizzando anche i fondi messi a disposizione dell’Ue”. Dello stesso avviso Oscar Farinetti che ha partecipato al Simposio intervenendo sul tema “Oltre il successi: la creazione di una strategia per una scelta sostenibile: l’obiettivo del vino italiano nei prossimi cinque anni” ha detto “è raddoppiare il prezzo medio senza aumentare la quantità”. Oltre agli obiettivi interni si è parlato anche di mercati esteri. In particolare di India grazie all'intervento di uno dei più importanti produttori del Paese, Rajeev Samant, fondatore e presidente di Sula Vineyards: “L’India torna ad essere una grande opportunità per il vino” ha detto. “Abbiamo, infatti, un nuovo Governo dal quale ci aspettiamo riforme significative in grado di incentivare le importazioni di vino. Nel Paese con il consumo pro capite più basso al mondo, 0,12 litri l’anno, sono in corso dei grandi cambiamenti sociali: in primis quello del consumo di vino da parte delle donne. Anche per questo l’India è un mercato che non bisogna abbandonare e che riserverà una crescita inaspettata per i prossimi dieci anni”. Altre riflessioni importanti hanno riguardato il futuro della vite sia in relazione ai cambiamenti climatici, sia ai vitigni che resisteranno e si imporranno nei prossimi decenni. Una nuova mappa del vino mostra tra i nuovi produttori, oltre a Cina e India, aree della fascia tropicale o estreme come Scandinavia o Nuova Scozia. Tra i vitigni del futuroil genetista e ampelologo José Vouillamoz cita il Counoise e il Verdesse in Francia, il Lagrein e il sardo Nieddera in Italia. Adesso il prossimo appuntamento con il Simposio è per il 2018. E per allora l'Italia punta ad essere rappresentata dal suo primo Master of Wine.
a cura di Loredana Sottile